Coraggio Doria, facci toccare il cielo con un dito
La ferita generata dal derby è ancora fresca, saremmo bugiardi a non ammetterlo. Ahimè la Samp, nonostante abbia dato tutto in campo, ha palesato le consuete lacune che hanno condizionato fortemente il rendimento stagionale a prescindere dalla lunga lista di infortuni subiti dai giocatori chiave. Amnesie generali sui calci piazzati, incapacità mentali e di personalità nell’amministrare le gare, ripetuti errori tecnico-tattici dei singoli nei momenti determinanti. Mancano soltanto 4 giornate al termine del campionato, ormai sarebbe inutile e impensabile credere di risolvere problemi fisiologici in un ritaglio di tempo.
Nessuno ne parla, ma il match con la Reggina non può e non deve assolutamente rappresentare un intoppo, un ostacolo prima della finalissima di Coppa Italia. È vero, i calabresi stanno vivendo uno straordinario periodo di forma, testimoniato dai 7 punti raccolti contro Atalanta, Juventus e Bologna, che li hanno clamorosamente rimessi in gioco in ottica salvezza, e verranno a Genova con il coltello tra i denti pur di portare a casa punti preziosi. Il Doria, dal canto suo, si affiderà alle presunte seconde linee con il chiaro obiettivo di non sfigurare, di ritornare a quel successo casalingo che manca ormai da troppo tempo, esattamente dal 1 marzo quando si sconfisse per 2-1 il Milan. Da quel giorno soltanto pareggi raccolti tre le mura amiche, frutto di svariate rimonte subite. Contro il Cagliari le riserve, almeno per un tempo, hanno dimostrato di rispondere appieno alle attese dell’ambiente, con i calabresi dovranno ripetersi, per se stessi, per noi, per la dignità e l’onore della casacca blucerchiata.
Poi la mente andrà soltanto alla finalissima di Roma. Saremo protagonisti dell’ennesimo esodo: 200 pullman, 4 treni speciali, 1 aereo, innumerevoli macchinate rappresentano numeri da prima pagina. I veri tifosi blucerchiati saranno presenti all’Olimpico, speranzosi di trascorrere una serata storica, indimenticabile, elettrizzante, vincente. Sono trascorsi 15 lunghi anni dall’ultimo trofeo conquistato, era la Samp guidata da Eriksson. Ne è passata tanta di acqua sotto i punti, sono cambiati presidenti, allenatori, giocatori, ma chi ama davvero il Doria c’è sempre stato e mai si disinnamorerà da questi colori magici.
Chi ha vissuto purtroppo il drammatico pomeriggio di Bologna, le due promozioni mancate per un non nulla, il terrore di vedere la propria ballerina ad un passo dal baratro chiamato C1 e dallo spettro del fallimento, le sfide contro le matricole dell’epoca, come Alzano, Savoia, Fermana, Cittadella, ha imparato tanto, ha visto maturare la propria concezione di tifoso, riuscendo a giudicare il calcio da un altro punto di vista. Chi, come il sottoscritto, era presente, sotto il diluvio di Vicenza, alla gara decisiva per la permanenza tra i cadetti, si è portato dentro una gioia infinita, che forse non avrà mai eguali: la certezza che la sua squadra, dentro e fuori dal campo, sarebbe ancora esistita, ci avrebbe fatto ancora divertire, gioie, talvolta arrabbiare, ma la consapevolezza di poterla seguire dal vivo equivaleva alla vittoria di un secondo scudetto. Chi non rientra tra quei 8.600 abbonati, si faccia un bel esame di coscienza, si è perso un’importante fetta di storia blucerchiata.
La Champions sfiorata, le partecipazioni europee, gli ottimi piazzamenti in campionato sotto la guida di Novellino prima, di Mazzarri poi, hanno riavvicinato la nostra dimensione ai gloriosi standard del passato. Manca la conquista di un trofeo affinchè la gestione oculata, intelligente e vincente del Patron Garrone possa fare il salto di qualità che tutti noi ci aspettiamo, mercoledì sarà l’occasione giusta. Chi scenderà in campo avrà l’onore e l’onere di diventare i protagonisti di un’importante pagina della blasonata storia doriana, di regalare alla società e alla tifoseria un’emozione unica, senza prezzo. La Lazio è un’avversaria assai temibile che può contare su giocatori d’alto livello, in primis il tridente Zarate – Rocchi – Pandev, ma 22.000 cuori blucerchiati batteranno per i nostri beniamini, la nostra voce annullerà il fattore campo, l’intera tifoseria doriana si trasferirà all’Olimpico per quello che rappresenta, ovvero un’entità compatta, indissolubile, passionale, commovente.
Un trionfo rappresenterebbe il primo mattone verso l’inizio di un nuovo ciclo vincente: le conferme dei pezzi pregiati, da Marotta a Cassano, da Palombo a Pazzini, da Campagnaro a Fiorillo, garantirebbero le colonne portanti di un progetto ambizioso ad ampio raggio, a prescindere da chi siederà sulla nostra panchina. A mio modesto parere Mazzarri ha dato tantissimo alla Samp in questo biennio, raggiungendo livelli insperati in campionato e in Europa, contribuendo alla rinascita di Cassano e alla definitiva consacrazione di vari giocatori, in primis Palombo e Maggio. La conquista del trofeo sarebbe il giusto riconoscimento al lavoro di un tecnico, un professionista, un uomo sanguigno, schietto finora contraddistintosi in carriera per stagioni sempre ricche di soddisfazioni.
Per il futuro ci sarà tempo per ragionare a bocce ferme, ora siamo al rush finale con un traguardo all’ultima curva, coraggio Doria, facci toccare il cielo con un dito, quel cielo che può tornare europeo, il cielo sempre più blu….cerchiato di blu…. |di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 151 volte