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2009-05-11

Catania: festeggeremo poi...


Così facendo, ancora tre sconfitte ed il Campionato del Catania sarà finito, tutti a casa, od al mare, ed addio record di punti, addio storia, addio alla gloria d'una stagione memorabile che meriterebbe, non solo per rispetto ai tifosi ma anche agli sforzi dei giocatori stessi, un finale intonato alla marcia che ha scandito l'intero campionato, trionfale no, allegra certamente.
E di allegria, o inni alla gioia a suon di clacson, terminata la gara con la Fiorentina, non v'è traccia nell'aria nonostante Catania tutta sia finalmente libera di festeggiare, con tre giornate d'anticipo , l'avvenuta Salvezza, matematica: il biglietto per un altro anno di Serie A.
Mai come in questo caso, c'è quindi da osservare, la matematica diventa un'opinione. Perché contro la Fiorentina arriva l'ennesima prestazione priva di motivazioni, senza grinta, con scelte tecniche (?) tra il coraggioso e l'avventato, e con sprazzi di “gioco vero” tirati fuori a suon di fischi , del pubblico, dopo l'ennesimo primo tempo interamente regalato agli avversari.
Il “perché” col quale inizia il periodo precedente indica una costatazione, e tale potrebbe essere, ed è; ma lo stesso “perché”, per struttura grammaticale, potrebbe anche fungere da domanda immaginando un punto interrogativo nel finale: liberi tutti di aggiungerlo, quindi, e magari trovare liberamente (e criticamente) quelle risposte scomode dentro un commento alla terza salvezza , consecutiva, del Catania targato Pulvirenti e Lo Monaco.
Difficoltà e dicotomie. Commentare; Da una parte la Salvezza anticipata , esaltante compendio della stagione, dall'altra una nuova sconfitta, troppo simile alle ultime quattro (tutte in fila: Cagliari, Torino, Lecce, Milan ) ma che nelle viscere dei tifosi brucia come e più che tutt'e quattro messe insieme giacché, tale recidività, corrobora il sospetto del totale disinteresse , da parte della squadra, verso le motivazioni che spingono il pubblico ad affollare lo stadio, a cantare, a dannarsi una domenica chiedendo in cambio un goal, od almeno un po' d'impegno che è poi solo una forma di rispetto neppur (solo) verso loro stessi, ed i loro sacrifici, ma verso la maglia , non una questione di matematica, ma di onore.
Ad esser buonisti si potrebbe sostituire il preterintenzionale “disinteresse” (prima citato) con una colposa, e quindi moralmente meno gravosa, “incomprensione”. Poco cambia analizzando i risultati, tanto che tale e tanta asimmetria, tra motivazioni in campo e motivazioni sugli spalti, non può che generare attrito, e conseguenza dell'attrito è il rumore, quello dei fischi , che segnano però un avvicinamento progressivo tra le due metà; e così, se a fine primo tempo sono assordanti, al triplice fischio finale suonano meno accusatori , denotando comunque, con la loro presenza, il mancato raggiungimento dell'uniformità cercata.
Emozioni discordanti (uguali ed opposte) che si scontrano, comprensibile, perciò, che tra rare parole di soddisfazione e rimbrotti soffocati dalla distanza, a dominare il dopopartita del Massimino sia un silenzio quasi irreale , rotto solo dal gracchiare delle radio, corredo d'ogni gelataio ambulante che si rispetti, almeno la domenica.
Un silenzio d'attesa , tutti in silenzio per sentire forte e chiara la risposta che ci si aspetta dalla squadra nelle prossime 3 partite: mancano 270' per limare le distanze , riavvicinarsi, comprendersi, e rompere così questo silenzio festeggiando insieme un'annata meravigliosa.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 179 volte


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