Il pareggio di San Siro contro la Juventus, oltre ad infliggere il colpo mortale alle già microscopiche speranze tricolori (perché, qualcuno ci credeva sul serio?), restituisce l’immagine di un Milan involuto, incappato in una prestazione deludente pur nel contesto di un periodo complessivamente molto positivo. Una Juve quadrata, accorta e organizzata, determinata prima di tutto a non perdere, è riuscita meritatamente a bloccare i Rossoneri, tornati lenti, impacciati ed imprecisi: non è una tragedia, ci sta dopo un filotto importante una mezza battuta d’arresto con la terza forza del torneo. Considerata la situazione di classifica, un pareggio ci avvicina all’unico, piccolo, obiettivo rimasto, ossia il secondo posto. Invece per prepararsi mentalmente e moralmente ad assistere alla festa Scudetto interista, ahimè la terza consecutiva, ci sarà tempo tutta questa settimana e in ogni caso si trattava solo di rinviare l’inevitabile.
PATO - Al di là del risultato e della giustificabile mezza battuta d’arresto, a preoccupare è il finale di stagione che sta vedendo come (non) protagonista quello che dovrà essere il perno su cui far ruotare il Milan del futuro, ossia Alexandre Pato. Dopo essersi ripreso dal piccolo infortunio risalente al match contro il Torino, il ‘Papero’ ha giocato solo uno scampolo di partita contro il Catania e gli ultimi 25 minuti nel big match contro la Juventus. Pato non segna in campionato da 2 mesi (ultimo gol a Siena il 15 marzo) e le sue quotazioni sono andate in ribasso anche per l’ennesima rinascita si Superpippo, che ha conquistato a suon di gol la maglia da titolare inamovibile. Certo, le scelte del Mister hanno portato la squadra saldamente al secondo posto, ma un accantonamento tanto brusco del numero 7 pare affrettato ed esagerato: non sarebbe meglio puntare più decisamente sul giovane centravanti anche e soprattutto in prospettiva futura? Non occorrerebbe responsabilizzarlo al posto di escluderlo nei momenti clou della stagione? A questo discorso si lega strettamente quello di Seedorf, che con la sua inamovibilità toglie spazio anche e soprattutto a Pato, dato che per far posto all’olandese Ancelotti sceglie irrevocabilmente il modulo ad una punta con Inzaghi, Kakà e, appunto, Clarence. L’anno prossimo presumibilmente (e auspicalmente) si punterà su Kakà dietro Pato e una punta di peso: non sarebbe idea brillante cominciare già ad impostare questo discorso tattico con Inzaghi e il giovane brasiliano davanti a Ricky? Ci sembra che anche la prestazione di Seedorf contro la Juventus, a parte l’elementare gol dell’effimero vantaggio, non giustifichi assolutamente il sacrificio di uno dei talenti più puri del calcio mondiale. Nonostante l’enorme stima che nutriamo nei suo confronti ci sembra che Ancelotti stia cadendo negli errori tipici della sua gestione recente: guardare poco al futuro, valorizzare poco i giovani di talento, ‘incaponirsi’ sui bolsi senatori alla Seedorf.
RONALDINHO - Le brutte vecchie abitudini richiamate dal titolo di questo articolo sembra si siano impossessate nuovamente anche del Gaucho, che si è esibito nell’ormai tipico scampolo di partita inutile e fine a sé stesso, senza incisività né grinta. Certo, anche lui è vittima del monumento-Seedorf e ormai pare ridotto ad un ruolo di comprimario, ma Dinho non ci sta certo mettendo del suo per conquistarsi qualcosa in più, sfruttando malamente i pochi minuti di calcio giocato offertigli dal Mister. Con la scusante della comprensibile demotivazione che subentra in un campione come lui quando degradato a panchinaro di lusso, ci aspettiamo tutti qualcosa di più da Ronaldinho, che non solo è lontano parente di quello ammirato fino a due anni fa in casacca blaugrana, ma addirittura di quello del primo semestre in rossonero, poco dinamico ma decisivo con la sua classe. Le ultime tre partite, anche e soprattutto per lui, dovranno servire a capire cosa fare nel futuro, se tentare la riscossa in rossonero (con Champions League annessa) per dimostrare di essere ancora un ‘top player’ o se sbarcare in lidi meno impegnativi e in cui essere l’unico ‘gallo del pollaio’. |di Claudio Mignatti - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 174 volte