| Calciomercato | Formazioni ufficiali  | PronosticiCuriosità e statisticheArea TecnicaStorie di CampioniVideo  |  Sport |
 
| Home | Serie A  | Partite di oggiDiretta delle partite | Risultati liveFantacalcio  |  Probabili formazioniCalcio in tvCalcio News |
2009-05-20

Juventus: La grande occasione di Ciro


Non l'ha mai detto, però il ruolo di responsabile delle giovanili gli è sempre andato stretto. Ciro Ferrara ha sempre voluto fare l'allenatore, e non a caso ha iniziato a far pratica a fianco di Lippi, uno dei suoi mèntori. Adesso, seppur per sole 2 giornate, gli sta passando davanti un treno importante.
"Se non mi confermeranno, non ci saranno problemi" ha detto ieri alla conferenza stampa di presentazione, ma lui invece in cuor suo ci spera. E chiarisce subito una cosa: "Sono amico di molti giocatori, ma nello spogliatoio e in campo l'allenatore sono io". Raccontano che negli anni in cui non esistevano le playstation Ciro Ferrara spendesse le ore in ritiro a comporre dei puzzle molto complicati. Quell’antica abitudine gli servirà adesso che Blanc gli ha servito un sacchetto di tessere difficilissime da far combaciare perché nella Juve ci sono cose che hanno smarrito una logica negli ultimi due mesi. Pure il ribaltone in panchina è difficile da comprendere nei tempi, più che nella sostanza. «A due partite dalla fine non si può incidere sulla parte fisica e tecnica, lavorerò sull’orgoglio e sulle motivazioni» ha ammesso Ferrara, ed è la conferma che con Ranieri la squadra aveva smarrito l’uno e le altre.
«Lavoreremo con molta intensità e con la giusta serenità» ha promesso nella prima intervista da allenatore. C’è il rimando alle metodologie di Lippi nel Mondiale di cui fu un componente dello staff. Ferrara è un lippiano e per questo si sospetta che sia l’avanguardia del ritorno di Marcello alla Juventus. Ci arrivarono insieme dal Napoli nel 1994: l’allenatore che assomigliava a Paul Newman e il difensore che Sacchi teneva fuori dalla Nazionale perché «non sa fare la zona». Ciro era già stato promesso alla Roma al seguito di Moggi. Quando Lucianone cambiò idea si portò a Torino il ragazzo cresciuto fermando in allenamento Maradona. Almeno qualche volta. La Roma gridò allo scippo, Ferrara vestì la seconda pelle che ancora indossa.
«Ci siamo rivolti a uno juventino vero che si è reso subito disponibile ed è un atteggiamento che la società apprezza», ha detto Blanc. In 15 anni Ciro è diventato effettivamente un uomo d’azienda e da napoletano simpatico e furbo si è costruito il futuro. Ha assorbito quello che si definiva lo «stile Juventus», poche parole, rare e discrete presenze in televisione, il sorriso amichevole stampato in faccia anche se nell’animo non è il cordialone che vuol far credere e le critiche lo irritano parecchio.
A Torino, Ferrara ha messo le radici. S’è tuffato nel ramo pizzerie con un socio bravissimo e ne ha una che porta il suo nome in uno dei viali del centro. Ma Ciro non si è mai visto nei panni del ristoratore. L’istinto gli suggeriva di fare l’allenatore, la ragione lo ha aiutato a coltivare i rapporti nel club, preparando con lungimiranza il dopo carriera. Nel 2005, alla cinquecentesima partita in serie A (nella Juve ne ha giocate 6 più che nel Napoli, quasi a segnare una prevalenza del nuovo amore sul vecchio) chiuse il suo sogno di bambino che a 14 anni fu inchiodato su una carrozzella per il morbo di Osgood ma che non aveva mai pensato di smettere con il calcio. L’impressione, in questi 4 anni in cui non ha mai trovato una panchina, è che Ferrara non gioisse per il ruolo di responsabile del settore giovanile che gli avevano ritagliato: lo vedevamo più effervescente quando stava sul campo a Coverciano, a lavorare (e talvolta giocare) con la Nazionale. Quel posto in azzurro da ieri è in bilico. «Ho detto a Lippi che dal 2 giugno sarò di nuovo a sua disposizione», ha rivelato. La Federcalcio però è incerta: prima di chiamarlo per la Confederation Cup aspetta di sapere dalla Juve se l’anno prossimo Ferrara sarà di nuovo un dirigente o se lo confermeranno sulla panchina. La scommessa di Blanc lo ha colto preparato. Farà quello che voleva fare e l’esordio non è male: in serie A con la Juve. I rischi sono proporzionali. «Ci metto la faccia in un momento strano - ha spiegato Ciro - tuttavia mi sono messo a disposizione senza porre nessuna condizione. Voglio che siano liberi di scegliere l’allenatore del futuro senza sentirsi in debito con me: se sceglieranno un altro tornerò senza problemi al settore giovanile. Intanto sono già emozionato e orgoglioso di stare sulla panchina della Juve almeno per due partite: mi definiscono un traghettatore, però i traghetti sono lenti e abbiamo poco tempo, da uomo di mare voglio essere una nave veloce». Concetti da napoletano torinesizzato.
L’uomo che «fa molto spogliatoio», che negli anni belli compattava il gruppo juventino con gli inviti a cena. «Con la squadra non ho parlato, lo farò - ha detto -. Ho ancora molte amicizie e non voglio rovinarle, ma dovremo usare tutti l’intelligenza per capire che nello spogliatoio e in campo sono l’allenatore». La Juve si augura che trovi in fretta le parole e gli sguardi giusti.
|di Marco Ansaldo - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 151 volte


Calciomagazine.net© - Edizione Sportiva del Periodico L'Opinionista
n. reg. Trib. Pescara n.08/08 dell'11/04/08. Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
tutti i diritti sono riservati - vietata ogni riproduzione anche se parziale