Una squadra senza nerbo, incapace di esprimersi compiutamente, stanca e confusa. La Società è assente, impalpabile. Il calcio, come la vita, annovera nella sua storia le Epopee. Quella del Milan sembra ad una svolta. Occorre voltare pagina. Subito. Il Milan che ha perso a Udine e consegnato, di fatto, lo scudetto all’Inter, è da dimenticare. Troppo brutto, troppo scialbo, troppo inconcludente per essere vero. Troppo demotivato. Inguardabile. Non può essere quello il Milan. Il nostro Milan. Quando vedi tanti fuoriclasse esprimersi così male, ti viene la malinconia. Soffri. La nostalgia per quello che è stato e non è più, ti prende. Siamo tifosi, abbiamo il Milan nel sangue. Non si può sempre vincere. Bisogna anche saper perdere. Una squadra di calcio è forte se lo è soprattutto la Società. La Dirigenza. Oggi il Milan è una squadra senza nerbo, incapace di esprimersi compiutamente, stanca. Confusa. Anche perché la Società è assente. Impalpabile. I Dirigenti non fanno i Dirigenti. Giocano a scarica barile. Nessuno pare voglia assumersi le proprie responsabilità. Ancelotti vorrebbe che fosse la Società ad accollarsi l’onere, o l’incombenza, di comunicare a stampa e tifosi il cambio della guida tecnica. L’annuncio di rito. Il Milan vorrebbe l’esatto contrario. Vorrebbe che fosse l’allenatore a rendere noti a tutti i termini dell’accordo siglato a suo tempo con il Chelsea. Schermaglie. Ancelotti è al passo d’addio. Chelsea, la nuova destinazione. Nel Milan è in atto una pericolosa scollatura tra Braida e Galliani da un lato e la Proprietà dall’altro. I risultati sono il giusto termometro di tutto questo. Berlusconi oggi fa il Presidente del Consiglio. Ma il Milan ha e avrebbe bisogno d’altro. Di Berlusconi. Quando Berlusconi faceva il Presidente del Milan, la squadra era un’altra squadra. Un modello. Un esempio. Una corazzata spinta da ben altra organizzazione. Abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere. Non è stato un caso. Oggi nel Milan c’è gente navigata, esperta, professionalmente parecchio capace e competente. Ma con la pancia piena. Come la squadra. Una volta nessuno si sarebbe mai sognato di chiedere Van Basten al Milan. O di disturbare Van Basten. Perché il Milan non vende, non ha mai venduto i grandi campioni. I fuoriclasse li acquista, li cresce e se li tiene. Oggi, chiunque chiede Kakà e nessuno smentisce con forza. Con sdegno. Con fermezza. Il Milan sembra essere diventato una provinciale qualsiasi. Una ex potenza economica. Una Dirigenza forte zittisce sul nascere tutti i pettegolezzi. In via definitiva. Anni fa un tormentone ridicolo come quello del futuro di Ancelotti, per altro già scritto, non sarebbe mai stato alimentato. Non sarebbe mai nato. Nessun allenatore del Milan avrebbe mai pensato di accordarsi con altre Società senza prima parlarne col Presidente. Mai e poi mai il “primo” Berlusconi si sarebbe sognato di tenere così tanto sulla graticola i propri tifosi. Di trattare così un allenatore. O di tenerlo così tanto controvoglia senza dargli subito il benservito. Mica è stato il medico a imporci Ancelotti come allenatore. O a imporre ad Ancelotti di allenare il Milan. I tempi cambiano. Possono cambiare anche gli allenatori. Oggi tutto è nebuloso. Incerto. Figlio dei tempi. Ci tocca subire il dominio dell’Inter. Meritato per altro, a prescindere dalla profonda antipatia sprigionata da taluni personaggi troppo smargiassi e superbi per non essere criticati. L’Impero nerazzurro è nato dalle ceneri di Calciopoli. La Juventus è stata distrutta. Il Milan ridimensionato. Come altre squadre. Questa è storia. L’Inter è adesso retta da una Società fortissima e organizzatissima. Una Società che acquista i giocatori migliori e li difende da tutto e tutti. Una Società che non sbaglia nulla dove i Dirigenti sanno il fatto loro e si comportano di conseguenza, mantenendo sempre saldo e qualitativamente buono il rapporto con gli allenatori di turno. Ieri Mancini, oggi Mourinho. Una Società che sa fare mercato e sa pianificare il proprio futuro senza incertezze o debolezze. Una Società senza difetti, forte, economicamente all’avanguardia. L’Inter di oggi è una potenza che somiglia molto, troppo al Milan di ieri. Che somiglia molto, troppo all’Inter del passato. Il tempo modifica e sbriciola tutto. Oggi l’Inter è regina anche del mercato. Branca il nuovo Profeta. Il Milan arranca. Bisogna prenderne atto. I centri di “potere” guardano quasi tutti al nerazzurro. Il rossonero stenta ad affermarsi. La vita è una ruota. Gira. E’ il loro momento. Non sbagliano un colpo. Ciò che è stato rossonero ieri, è nerazzurro oggi. I cicli nascono e finiscono. La nostra riscossa deve essere immediata. Bisogna riorganizzarsi e cercare di recuperare il terreno perduto. “Szeru tituli” è il loro slogan. Il loro sfottò. Dimenticano le nostre Coppe Campioni, le Coppe Intercontinentali, le Supercoppe europee. Memoria corta. Restiamo il Club più titolato al Mondo. Per tornare a vincere occorrono Dirigenti motivati che sappiano mettersi in discussione. Bisogna conservare il passato, metterlo orgogliosamente da parte e ricominciare.
Occorre una Società moderna, ben organizzata in ogni settore, salda. Fossimo in Berlusconi usciremmo subito allo scoperto con due annunci. 1: l’assoluta, definitiva incedibilità di Kakà. 2: il nome del nuovo allenatore del Milan. Tante grazie e tanti saluti a Carlo Ancelotti. Un amico, uno di famiglia, ma il suo ciclo finisce qui. Arrivederci. Il Milan non può fermarsi. Allegri sembra in pole position. Marco Van Basten è l’alternativa, la scelta dettata dal cuore, dai sentimenti, dai ricordi. Come calciatore è stato fantastico. Inarrivabile. Ma allenare è diverso. Specie il Milan. Non ci stupiremmo se Berlusconi scegliesse lui. Gli vuole bene. Ma alla panchina del Milan guardano anche Tassotti e Rjikaard. C’è la fila. Mexes e Adebayor sembrano gli obiettivi prioritari di mercato. Ogni vero milanista non può non essere animato da uno spirito di rivalsa sana, civile, decisa. Una la missione: il 18° scudetto per lasciare l’Inter di nuovo indietro. Senza dimenticare la Champions League. Il nostro ambiente naturale. Il nostro Palcoscenico. Ancelotti paga la cattiva gestione del gruppo e di alcuni calciatori. Ronaldinho e Pato oggi. Gourcuff e Gilardino, ieri. Paga certi cali di tensione ingiustificati e gravissimi per una squadra votata alla vittoria finale. Ci sarà da lavorare. Ma la squadra c’è. L’intelaiatura pure. Rimbocchiamoci le maniche. Lei, Presidente, faccia chiarezza. Dia serenità. Dia fiducia. Dia speranza. E’ quello che serve. Quello che manca. Quello che desideriamo con tutto il cuore. |di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 168 volte