Se un addetto ai lavori distante dai colori blucerchiati, un tifoso di un’altra compagine, oppure un neofita calcistico ci ponesse uno dei seguenti quesiti: “Chi è Palombo?”, “Perché è così importante per la Sampdoria?”, “Cosa rappresenta per voi doriani?”, “Puoi raccontare i 7 anni da lui vissuti in blucerchiato?”, sarebbe facile, ma, al tempo stesso, difficoltoso trovare risposte scontate e prevedibili.. Ho deciso di provarci, facendo leva sul linguaggio dei cuori doriani, sullo spelling del cognome PALOMBO.
Prestigio: ogni anno che passa, diventa un calciatore sempre più completo e stimato a livello nazionale, migliora invecchiando come un buon vino. Talvolta si fatica a trovare gli aggettivi giusti per definirlo, talvolta servirebbe crearne dei nuovi per far comprendere tutto il suo valore a chi non lo conosce, lo ha snobbato in passato e oggi è costretto a ricredersi. Perché disporre di un giocatore del calibro di Palombo significa incrementare il tasso tecnico, tattico, carismatico e morale del proprio organico, vantare un Nazionale azzurro, che si è meritato le convocazioni sul campo a suon di gavetta, fatica e prestazioni sopra la media. La Sampdoria sa che si raccolgono i frutti quando si compiono operazioni esemplari in termini di qualità – prezzo come nel caso di Angelo, o si effettuano investimenti consistenti come Pazzini. A prescindere però dall’esborso delle operazioni, il prestigio solitamente non ha prezzo, va oltre il corrispettivo economico, è un piacere, una goduria, un’emozione meritevole di essere vissuta intensamente, per non lasciare nulla di incompiuto, portarsela dentro di se per tutta la vita e non dimenticarla mai.
Angelo: un angelo ti segue sempre, nella buona e nella cattiva sorte, non ti abbandona mai, è la tua ombra, ma, al tempo stesso, la luce che carica l’essere umano e illumina tutto quello che lo circonda. Quando le cose vanno a gonfie vele, si assiste alla consueta salita sul carro dei vincitori, ma l’angelo lo riconosci, perché si defila dalla gente che opera per secondi fini e si complimenta con te da lontano, con una semplice approvazione. Quando tutto gira storto, chi non crede in te scompare, ti cancella dall’esistenza, finge di non averti mai conosciuto, l’angelo no, ti segue fianco a fianco, ti consiglia, la sua presenza è sufficiente per vedere le problematiche da un altro punto di vista, trovando quelle soluzioni che, fino ad un attimo prima, sembravano inesistenti. Si dice che ogni essere vivente abbia un angelo custode lassù, da qualche parte, ogni tanto scendono anche in campo per 90’, bisogna essere fortunati ad averli tra le proprie fila, la Sampdoria sa di essere stata baciata dalla buona sorte, che però, spesso e volentieri, coincide con oculatezza, competenza e visione ad ampio raggio.
Leader: uomini si nasce geneticamente, ma la vita è una continua serie di ostacoli, sfide, dimostrazioni di valore, soltanto se si riesce ad aver la meglio, o almeno ad uscire sempre e comunque a testa alta, si può dichiarare di rappresentare a tutti gli effetti un esempio da seguire. Giocatori si diventa, ma la leadership si trova nel dna di qualunque persona, nel calcio costituisce una qualità sempre più rara. Angelo è arrivato dal fallimento della Fiorentina nell’estate 2002, era più che un ragazzino, ma Novellino, che vide lontano, non esitò un attimo a gettarlo nella mischia nel corso della prima amichevole estiva, per non toglierlo più. Qualunque allenatore lo abbia avuto alle proprie dipendenze se ne è innamorato, non soltanto per le sue qualità tecnico – tattiche, ma per la capacità di rappresentare la voce dello spogliatoio, di dirigere in campo la squadra con una semplice indicazione, uno sguardo, un consiglio, un applauso.
Orgoglio: soltanto nelle ultime settimane una fetta della tifoseria ha davvero temuto di perdere il proprio Campione, il proprio Capitano, perché il martellamento, proveniente soprattutto da Firenze, si faceva sempre più pressante e la firma sul rinnovo, sebbene venisse ritenuta una semplice formalità, non era ancora stata posta, le parti erano lontane, ma volenterose a sacrificarsi pur di trovare un accordo, e così è stato. Angelo è innanzitutto un professionista, e gran parte dei suoi colleghi vanno dove chiama il dio denaro, a prescindere dai colori di maglia, dalla collocazione geografica della città. Lui invece ha sempre messo la Sampdoria in cima alle proprie preferenze, ha atteso con fiducia, è consapevole di rappresentare un simbolo, un giocatore immagine, chiave, vuole immedesimarsi nei colori blucerchiati che sembrano fatti apposta per lui. Dal canto suo la società sa di trovarsi tra le mani un ottimo giocatore, un professionista serio, un uomo vero, un ragazzo esemplare per comportamento e impegno, era autolesionismo puro lasciarselo sfuggire. Angelo è motivo d’orgoglio per tutti noi.
Modello: a tutti i livelli nel calcio abbondano esempi che non meriterebbero le attenzioni di nessun individuo sulla faccia della terra: superficialità, materialismo, ipocrisia, demagogia regnano sempre incontrastati. Angelo invece rappresenta un modello per tanti suoi colleghi, per i bambini che si divertono nelle scuole calcio e ricercano un beniamino da imitare e immedesimarsi, per un ambiente bisognoso di pulizia e di valori umani. Più unico che raro.
Bandiera: con l’imminente addio al calcio giocato da parte di Maldini e l’età avanzata di Totti e Del Piero, nella massima serie il termine bandiera rischia seriamente di non essere più associabile a nessun giocatore di calibro nazionale. Dopo il forzato addio di Francesco Flachi e la partenza di Sergio Volpi, avevamo bisogno di identificarci in un altro giocatore che avesse dimostrato in più occasioni di dare tutto per la causa blucerchiata, lo aveva fatto in campo, adesso è andato oltre, dando un attestamento di affetto infinito alla piazza doriana. Spesso è facile parlare, giudicare le decisioni altrui, fare i conti con il portafoglio di professionisti, Angelo ha rinunciato a ingaggi superiori e piazze magari ancora più ambiziose, pur di non lasciare interrotto il progetto targato Sampdoria, come fece Francesco con il contratto del Monaco pronto per essere firmato nell’estate 2002. I campioni, i capitani, i doriani si vedono nel momento del bisogno… un doriano vero.
Onnipresente: da noi Angelo ha vissuto periodi fantastici: dalla promozione alle partecipazioni europee, dalle convocazioni in azzurro alla definitiva consacrazione da regista. Suo malgrado ha dovuto anche vivere momenti di crisi, basta citare l’incredibile serie di sconfitte consecutive post eliminazione Uefa ad opera del Lens, oppure le difficoltà sorte quando Novellino e Mazzarri si sono ritrovati senza i giocatori chiave, causa infortuni, squalifiche, o fattori extracalcistici. Nel cuore del centrocampo lui però ci è sempre stato, ha lottato, sudato, non si è mai nascosto quando un compagno aveva il pallone tra i piedi e non sapeva a chi servire la sfera, ha gioito, ha sofferto con noi, ha alzato le mani al cielo, si è commosso con la sua gradinata, la gradinata sud. Uomo ovunque. |di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 146 volte