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2009-05-29

Benvenuti in Italia


Indimenticabile, fu, al primo viaggio lontano da casa di cui ho ancora memoria, lo sbarco dal traghetto, quando traversammo il mare per giungere sulla riva calabrese dello Stretto , direzione Trentino Alto Adige (ma questa è un'altra storia).
Un bambino, a quella tenera età, altro non può che attaccarsi al finestrino, guardare gente e paesaggi scorrer via veloci, come fotogrammi d'una pellicola davanti al proiettore, e poi, quella mania di leggere, esercitarsi in un compito nuovo ed entusiasmante, appena imparato, ancora da affinare.
E fu così, in un attimo, un fotogramma, scompaginò le mie certezze, lessi: “Benvenuti in Italia”.
Pensai: “Qui, o non so leggere io, o il libro di Geografia è rimasto indietro nel tempo”. La spiegazione non era né l'una né l'altra; si trattava di un errore , mi spiegò mia madre, un errore elementare, che anche un bambino, delle elementari, aveva notato come evidente, marchiano. Un buffo errore .
Fu un'immagine che mi fece ridere , e che interiorizzai a mia insaputa, di quelle cose catalogate in un cassettino alla voce “varie ed eventuali”, insomma, quelle da capire, da trovarci un senso che è ancora acerbo per un bambino di pochi anni.
Ritornò a Modena , ritornò quando anni ed anni dopo quell'episodio, assistetti alla prima gara del girone di ritorno dell'anno non so quale, era Serie B, penso comunque l'anno II AP (dove AP sta per Avanti Promozione, ndr). Quella stessa scritta campeggiava a lato della Curva modenese : “Benvenuti in Italia”.
Fischi, cori contro i canarini, canarini.. ci fu chi quel pomeriggio avrebbe volentieri “scippato loro i cannarini”; e comunque, più che la scritta, in sé e per sé, a rimanere impressi nei miei occhi, quella volta, furono i volti delle persone attorno a me , catanesi, sciarpe rossazzurre al collo ed un'espressione stufa più che indignata, quasi stufa d'indignarsi per quell'insulto che invece, a me, faceva ribollire il sangue.
Ricollegai quello striscione a quella scritta, e fu un accostamento che non mi fece più ridere, affatto, perché ritornando indietro col pensiero, indietro lungo quel tragitto che mi portava in treno a Modena, eccola quella scritta, ancora là , un errore che, in anni ed anni, notai, nessuno si fosse mai preso la briga di correggere; E capii non essere un semplice errore, come un “aereoporto” invece di “aeroporto”.
Era una questione d'età, dicevano (t'abituerai, passerà.. ); pensai e penso tuttora che l'età possa placare l'indole, non l'animo. La riflessione di quei giorni fu perciò prolungata e tumultuosa, trovò pace solo in un pensiero notturno, che tutto placò: “Se ogni italiano può far partire l'Italia da dove gli pare, allora la mia confina ad ovest con l'Etna, ad Est con lo Jonio, a sud col Simeto ed a Nord con Giarre, massimo Fiumefreddo; Giardini e Taormina, ambasciate ”.
Pensieri d'un liceale , che aveva studiato l'unità d'Italia sui libri di chi l'aveva fatta, questa unità, ed aveva scovato solo per caso anche la versione di chi, questa unità, l'aveva subita.
Passavano tante cose lungo la mia vita: il liceo, i pullman, i messaggi sul telefonino, le lettere, le canzoni stonate; tra le cose dimenticate e quelle mai scordate, ce n'erano altre che prendevano nuova forma, tra queste, il Catania, ed il modo di viverlo , finalmente in un modo che fosse mio, dai significati alle scaramanzie, dai sacrifici ai cori, cantati d'allora in poi solo se condivisi. E si andò a Firenze, la città del Rinascimento, di Michelangelo, la patria della lingua italiana, di Dante: “Benvenuti in Italia”, curva Fiesole.
La terza volta, ché nel mezzo va messa anche la trasferta a Verona.
“Ancora.. - e pensai - tre indizi fanno una prova: La gente così non è razzista, è proprio ignorante , ma anziché vergognarsi della propria ignoranza, non riuscendo a sconfiggerla, ha scelto di farne propria bandiera e motivo d'orgoglio ”. Non provai più né ilarità né rabbia, solo compassione per un popolo che tanta vergogna aveva della propria ignoranza, quanto paura che questa venisse scoperta.
“Benvenuti in Italia”? No cari, non ci casco più nella vostra trappola, e non per quel che dite mi sentirò meno italiano contribuendo così solo a render più reale questo vostro folle mondo immaginario .
Ed ora che un catanese di nascita, ed uno di maglia, rappresenteranno l'Italia in Mondovisione , chi non si sentirà rappresentato da loro allora sì, che non sarà italiano . Peppe, Marco, “Benvenuti in Italia”, stavolta con sincerità, e tanto orgoglio , da tutta l'Italia.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 139 volte


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