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2009-06-17

Michele Serena: "Ricordo l'educazione del pubblico doriano e gli insegnamenti di Paolo Mantovani"


Dopo le recenti interviste effettuate con Attilio Lombardo e Andrea Bernini, prosegue la serie di interviste esclusive targate Sampdorianews.net. Brucia ancora dentro di noi la sconfitta subita all’Olimpico nella finale di Coppa Italia, l’ultimo trofeo vinto, proprio quella coppa, risale al 1993-1994: l’ultimo ostacolo era rappresentato dall’Ancona, in precedenza Gullit e company dovettero far fuori squadroni del calibro di Inter e Parma. Tra i protagonisti della squadra allenata da Eriksson c’era anche un giovane difensore, arrivato nell’affare Vialli, che aveva subito convinto il tecnico svedese che gli concesse spazio e fiducia, tanto da collezionare 92 presenze in blucerchiato tra il 1992 e il 1995. In esclusiva per i propri lettori, Sampdorianews.net ha contattato telefonicamente Michele Serena:

Michele, che ricordi ti porti dentro dell’esperienza blucerchiata?

“Ottimi ricordi, mi fa piacere se ve ne ho lasciati anch’io, sono stati 3 anni fantastici, una società modello, una bellissima città e dei tifosi sempre vicini alla loro squadra. Con loro ho sempre avuto un bel rapporto, sono una persona dal carattere regolare, non ho mai avuto problemi, una considerazione molto significativa soprattutto nel calcio di oggi”.

L’emozione del trionfo in Coppa Italia….

“Un trionfo fantastico. In finale pareggiamo 0-0 ad Ancona, si vinse poi a Marassi realizzando ben 6 reti, fu una grande festa, vincere rappresenta sempre qualcosa di significativo. Ero giovane, i compagni più esperti mi presero sotto la loro ala protettiva e si trattava del mio primo trofeo, un’emozione difficile da dimenticare. Oltre il successo contro l’Ancona in finale, tutto il percorso era stato entusiasmante, eliminando squadre del livello di Inter e Parma, ricordo ancora adesso Lombardo, il nostro Popeye, che alzava la Coppa…
Con lui mi sono incontrato sui campi poco tempo fa, lui come tecnico del Lecco, io sulla panchina del Venezia. Ho avuto recenti contatti anche con Invernizzi, Mannini, Vierchowood e Mancini”.

Quali furono i motivi che portarono alla tua cessione alla Fiorentina?

“In comune accordo con il Presidente Enrico Mantovani mi sono trasferito alla Fiorentina che aveva presentato un’offerta ufficiale, il trasferimento avvenne senza alcun tipo di screzio, senza sbattere la porta, si trattò di una classifica operazione di mercato che andava bene a tutti. Avevo da poco firmato il rinnovo per altri 2 anni con Enrico Mantovani, non fu un trasferimento dovuto a questioni economiche, andai a guadagnare il medesimo ingaggio ricevuto dalla Samp”.

Con la partenza dalla Sampdoria come è proseguita la tua carriera?

“Alla Fiorentina ho vissuto 3 anni, per poi trasferirmi in Spagna accettando l’offerta dell’Atletico Madrid. Decisi di ritornare in Italia con il Parma, dove sono stato 6 mesi, gli ultimi 3 anni di carriera li ho vissuti all’Inter, dove però ho giocato pochissimo a causa di perenni problemi fisici: in neroazzurro ho subito 7 delle 11 operazioni alle quali mi sono sottoposto in carriera a causa di problemi di cartilagine.
Una volta ritirato, ho preso il patentino come allenatore, ho lavorato per 2 anni nel settore giovanile del Venezia, passando poi alla prima squadra. Quest’anno siamo riusciti, nonostante una grave situazione societaria, a mantenere ai play-out la categoria, ovvero la 1° divisione della Lega Pro”.

Se ti parlo di rimpianti e gioie personali, la tua mente dove viaggia?

“Lo scudetto perso con l’Inter il famoso 5 maggio contro la Lazio e i troppi infortuni subiti rappresentano i principali rimpianti della mia carriera. La più grande gioia invece senz’altro il mio debutto e mia unica presenza in Nazionale sotto la gestione Zoff in un Galles - Italia del 1998 finito con un 2-0 a nostro favore”.

Come è stato l’impatto con la professione di allenatore?

“Gli ultimi anni da giocatore sono stati purtroppo un autentico calvario, ho vissuto momenti difficilissimi, mi ero disinnamorato di questo sport – lavoro, ma alcuni miei amici mi hanno però riportato dentro nel mondo calcistico che è la mia vita, lavorando nel settore giovanile. Ho il calcio nel sangue, senza gli infortuni avrei sicuramente continuato a giocare”.

Dopo aver centrato la salvezza, il tuo futuro sarà ancora a Venezia, o ti stai guardando attorno?

“Non lo so se resterò al Venezia, qua è tutto in alto mare sotto il profilo societario, la società potrebbe essere ceduta ad un nuovo gruppo. Posso solo dirti che ho ricevuto alcune proposte dalla serie B, ma non ancora concretizzate. Se sono squadre ambiziose? Per me il salto di categoria è di per sé fin troppo importante”.

Un saluto ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net e all’intero pubblico blucerchiato.

“Alla Sampdoria ho vissuto 3 anni importanti: la semifinale di Coppa delle Coppe, persa soltanto ai rigori contro l’Arsenal, la conquista della Coppa Italia, il terzo posto in campionato, ho fatto parte di un gruppo che ha regalato tante soddisfazioni al pubblico doriano. Ho ricordi fantastici anche delle sfide contro il Milan, con le giocate di Gullit e Mancini e il grande lavoro di Eriksson, in me è rimasto qualcosa dei suoi insegnamenti. Sono una persona piuttosto schiva e introversa, ho ancora di più apprezzato la compostezza e l’educazione del pubblico doriano, come ha insegnato il grande Paolo Mantovani”.

Si ringrazia l'ufficio stampa del Venezia Calcio per la disponibilità mostrata nei confronti della nostra testata.
|di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 189 volte


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