Catania: a pesca con Pietro. Storie di SudAmericani a Catania
Il Catania ed il suo quarto campionato consecutivo nella massima serie. Un avvenimento mai ripetutosi dai fantastici anni '60 , i più prolifici e pieni di soddisfazioni nella storia del calcio catanese. Dati alla mano, l'annata appena trascorsa dalla compagine rossazzurra risulta la migliore di sempre: record di punti in Serie A (43), prima vittoria a Palermo nella massima serie (condita con il successo esterno più largo di sempre), la convocazione di due giocatori del Catania nella Nazionale maggiore, valorizzazione di elementi del vivaio, prime pietre sul Centro Sportivo , primi goal di un giocatore catanese nella Nazionale ai giochi del Mediterraneo.
Successi scanditi costruiti su di una costante, e così se “Catania, la Milano del Sud” lo era un tempo, per la vivacità della sua economia, adesso, in ambito calcistico si può dire: “Catania, l'Inter del Sud” , con le due società accomunate dall'essere le maggiori due colonie di giocatori argentini in Europa.
Ma se per l'Inter gli stranieri sono una vocazione (basti pensare alla dicitura del Club, "Internazionale"), il Catania ha fatto di necessità (economiche) virtù, costruendo una vera e propria ambasciata argentina alle falde dell'Etna che, a sua volta, contribuisce ad un più rapida e profonda integrazione dei giocatori stranieri, in particolar modo quelli SudAmericani.
Il Direttore Generale Pietro Lo Monaco, attivo sui mercati di frontiera sin dalla sua esperienza all'Udinese, si conferma ancora ed una volta un dirigente capace di scovare talenti a poco prezzo per poi rivenderli cifre importanti; esempio ne è stato Vargas, ed in futuro ne saranno Silvestre, Martinez, Morimoto, Ledesma, Carboni, giocatori che indubbiamente hanno fatto la fortuna della società rossazzurra, così come Bizzarri, andato poi via a parametro zero. Tendenza confermata anche quest'anno; con gli arrivi di Andujar, Barrientos e probabilmente Bergessio, il Catania diventerà, in assoluto, la società europea col maggior numero di argentini sia in rosa, che nella formazione titolare.
Ma non tutto oro è quel che arriva dal SudAmerica, a questi nomi bisogna affiancarne altri, la cui impronta, nella memoria e nei risultati, è quasi impalpabile, e così dai grandi nomi, si passa ai colpi inesplosi: Messera, Perrone, Higo, Zavagno, Alvarez, Izco, Llama.
A onor del vero, gli ultimi due ancora hanno grande margine di miglioramento, e rispetto agli altri nomi, come dire, qualche "film", parola ormai comune a Catania, l'hanno fatto. Veri flop : Perrone, Higo, Alvarez, le cui presenze in campo hanno rasentato lo zero assoluto; mentre alcune incognite, come Zavagno (ottimo terzino sinistro, ha abbandonato la barca per problemi familiari, salvo poi ritornare l'anno scorso in Italia a Pisa dove ha ben giocato) e Messera (debutto decisivo al Massimino contro la Triestina, assist e numerose buone giocate che capovolgono il risultato dallo 0-1 al 2-1) avrebbero potuto dimostrare, magari con un briciolo di fortuna e pazienza in più, d'essere validi elementi.
Statistiche alla mano, tirando un consuntivo, i giocatori Sudamericani arrivati a Catania riescono quasi sempre a dare un apporto considerevole alla causa rossazzura.
Come dimenticare Vargas , partito da vice-Falsini e che adesso calca i palcoscenici della Champions League, o come Silvestre , ex capitano del Boca Junior, ottimo centrale di sicuro affidamento, o come Martinez , autore del goal Salvezza il 18 maggio 2008 contro la Roma, o come Bizzarri , portiere saracinesca pescato in Spagna dopo la retrocessione del Gymnastic de Tarragona, o Ledesma , "ragioniere" nello scacchiere rossazzurro, nonché pedina importantissima e fondamentale al centrocampo, o Carboni , il "gobbo" che riesce a convertire un'azione da difensiva a offensiva; e nel passato un po' più remoto anche Jeda, Cesar, e Menegazzo , indimenticabili.
Alla base di tali successi, di certo l'ambiente catanese (“A Catania c'è il sole più Brasiliano d'Europa” disse il difensore Cesar), molto affine a quello sudamericano: tanta pressione della piazza , che si aspetta le grandi giocate, la voglia di vincere, che ti fa sentire importante, che ti sostiene in casa e fuori. Non a caso, altra piazza “calda”, e piena d'argentini, è insita ai piedi d'un altro vulcano: Il Vesuvio, Napoli.
Antesignano fu il Catania, adesso, la “pesca dei talenti argentini” è diventata una moda per tutte le squadre di A: Il Napoli prese Denis, Lavezzi e Datolo; il Palermo ha acquistato il promettente Bertolo e mira a Pastore, il Siena, cerca in tutti i modi di prendere il bomber Viatri, la Lazio, con Zarate ha acquisito più vivacità in attacco.
Aumenta la concorrenza, ma il Direttore Lo Monaco potrà sempre contare su diversi appoggi, maturati nel tempo, forte è l'amicizia che lega il Direttore con Jorge Cyterszpiler e Gustavo Ghezzi, i procuratori dei più giocatori argentini più talentuosi, e che spesso detengono parte dei loro cartellini.
Amicizie, occhio sempre vigile ed allenato, tempestività e poi, la forza dell'euro , perché la ricchezza dei club argentini non è certo illimitata e spesso, a poco prezzo, si possono concludere dei veri e propri colpi di mercato, uscendone tutti soddisfatti, controparti e giocatore. In questa giungla di calciomercato il Catania, condotto da Pietro Lo Monaco e dal diesse Bonanno, sa ben navigare e difendersi, uscendo sempre a testa alta e con quale “cadavere” (come dice il Direttore Lo Monaco) da “tirare sulla riva del fiume, e portare a Catania”; il prossimo ha già un nome, Gustavo Bergessio (1984), come anticipava in esclusiva MondoCatania.Com due giorni prima che la notizia venisse riportata dagli altri organi di stampa: attaccante del San Lorenzo che, qualora andasse in porto questa operazione, ricostituirebbe, al fianco di Barrientos, la coppia goal dell'Apertura 2009, 15 reti in due. |di Roberto Finocchiaro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 147 volte