In un trambusto di voci che continuano imperterrite a susseguirsi sull’asse Milano-Barcellona, con eco a Los Angeles, sta passando quasi inosservato il provabilissimo trasferimento di Alexander Hleb alla corte di Mourinho. Chiaro, lo scambio Ibrahimovic-Eto’o è un’autentica calamita per l’interesse dei calciofili e dei media di settore, ma in un’ottica di rafforzamento forse non si sta prestando la dovuta attenzione a questa manovra di mercato, che coinvolge colui che fino a due anni fa era uno dei migliori interpreti del suo ruolo. Quale? Quello del jolly, ovviamente, che ha in sé proprio il vantaggio di non soffrire alcuna barriera, di essere aperto a ogni variazione o fantasia tattica. E allo stesso tempo questo ne è un limite, almeno per chi sente il bisogno di circondarsi di giocatori ferrati in una materia. Una sola, ma conosciuta bene.
Hleb è l’eterno incompiuto, un fenomeno se rapportato ai 5 anni di crescita esponenziale con la maglia dello Stoccarda, un livello tale che indusse Wenger, nel 2005, a investire sul suo nome 10 milioni di sterline, per poi cederlo al Barcellona l’estate scorsa ricavandone una quindicina di milioni di euro. Un trasferimento a cui sin da gennaio 2008 anche l’Inter si era interessata, prima di venire sovrastata dalla ferrea volontà del Barcellona nell’estate successiva. Un investimento, quello dei catalani, dilapidato ahilui da Pep Guardiola, che per costruire la macchina perfetta che poi avrebbe conquistato la Champions League, mise ai margini della rosa azulgrana il nazionale bielorusso, relegandolo al minimo sindacale di 19 presenze (senza lo straccio di un gol). Un bottino che oggi non stuzzica più di tanto la fantasia dei tifosi nerazzurri, ma potrebbe rappresentare il punto di partenza per un riscatto fortemente voluto.
Hleb tecnicamente è un centrocampista di altissimo livello. Ambidestro, sa giocare ovunque dalla metà campo in su, eccetto che nel ruolo di attaccante centrale. Laterale, mezzala, trequartista, punta esterna: il suo carnet tattico farebbe impallidire molti dei suoi colleghi. Mourinho non è tipo che ignora la duttilità, non a caso avrebbe accolto a braccia aperte Nedved. Beh, Hleb somiglia molto, sotto certi aspetti aspetti, al ceco. Difetta però, rispetto all’ex juventino, nella personalità e in zona gol. Ma a 28 anni compiuti a maggio la maturità è quella giusta per prendersi la responsabilità di essere elemento indispensabile anche in un grande club come l’Inter. Non è Deco, non è Snejider, ma non è neanche l’ultimo arrivato. E il suo arrivo in prestito è anche un affare per la società, che prima di decidere di riscattarlo a 10 milioni di euro potrà valutarne l’inserimento in un campionato duro come quello italiano e in una squadra ricca di talento come l’Inter.
Manca ancora l’ufficialità, ma Guardiola già lamenta l'addio del bielorusso ("Ci avrebbe fatto comodo"). Peccato che sia stato proprio il tecnico blaugrana a farne a meno durante tutto l’arco della stagione. Starà a Mourinho non commettere lo stesso errore e, magari, Moratti tra qualche mese si renderà conto di aver messo a segno il miglior colpo possibile in base al rapporto qualità prezzo. Alla faccia dei nomi più quotati che circolano sull'asse Milano-Barcellona... |di Fabio Costantino - Fonte: www.fcinternews.it| - articolo letto 141 volte