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2009-07-24

De Laurentis è intransigente, Lavezzi finisce spalle al muro


Altro che schiarita, altro che incontro riappacificante. Il cielo sopra Lindabrunn, il giorno dopo il faccia a faccia tra De Laurentiis e Lavezzi, si presenta pieno di nubi cariche di fulmini e saette, che non sono scaricate dagli scatti del pocho sul campo ma dalle parole tuonanti del presidente. “Abbiamo parlato in lingue diverse e rimaniamo sulla stessa linea, non sottostiamo a nessun tipo di richiesta.
Posso accettare il pensiero di Lavezzi ma non condividerlo, lui potrà avere una propria cultura ma se vuole restare a Napoli deve adeguarsi alla nostra cultura“. Eloquente il pensiero di De Laurentiis, i due linguaggi ai quali si riferisce il presidente non sembrano appartenere ad una lontananza in termini di comprensione letterale o di vocabili non traducibili da una lingua all’altra, quanto piuttosto a piani divergenti, nei quali si sviluppano e non si incontrano mai le intenzioni dei litiganti. Il produttore cinematografico ha esposto pubblicamente il rendimento deludente del calciatore nella seconda metà del campionato per giustificare il rifiuto ad un nuovo ulteriore adeguamento del contratto, smitizzando e ridimensionando lo spessore acquisito dal pocho nelle due stagioni vissute all’ombra del Vesuvio. Buffetti e ramanzine che diventano schiaffoni quando finisce per sgonfiare drasticamente ogni possibile paragone con il Re Diego.
Il processo di smontaggio dell’idealizzazione del calciatore percorre anche l’autocritica quando il patron ammette che la stessa società ha sbagliato a permettergli vacanze anticipate in occasione del Natale. Niente più abbondanza buonista natalizia, anno nuovo vita nuova , volendo rimanere in tema. La strategia societaria cambia registro e Lavezzi è chiamato ad adeguare ritmi e stili di vita al nuovo decalogo impostato . Laconico in senso strettamente prospettico, il “possiamo fare a meno di lui”. Sintetico, traumatico, che apre scenari difficilmente decifrabili.
Se la sfuriata del presidente farebbe ipotizzare una rottura che culminerebbe in una cessione, il contesto di mercato e le caratteristiche del pocho, difficilmente rimpiazzabili, fanno pensare ad una non improbabile permanenza di Lavezzi a Napoli. Ancora una volta il dg Marino ha ribadito la volontà di non cedere il calciatore se non a fronte di un’offerta non inferiore ai 30 milioni di euro. Appare molto difficile trovare un acquirente disposto a offrire tale cifra per un giocatore dipinto tanto negativamente dal suo presidente. Se invece lo scontro dovesse infiammarsi in seguito ad una piccata reazione del calciatore, sarebbe difficile arrivare ad alternative all’altezza, Antonio Cassano a parte. Proprio il contemporaneo ammiccamento ufficiale di De Laurentiis verso il talento di Bari vecchia ha aperto ufficialmente l’ipotesi di una staffetta tra i due talenti, unica modalità in grado di alleviare la cessione di Lavezzi. Ma lo stesso pensiero allargato del presidente ha smorzato quello che sembra essere anche per lo stesso patron, un sogno proibito. La dimensione di campione già affermato infatti, non pare essere compatibile con la filosofia gestionale del club. Una fredda analisi della strategia ad alto impatto mediatico adottata da De Laurentiis fa presupporre che la tattica del presidente ha l'obiettivo di porre Lavezzi di fronte ad una scelta quasi obbligata, che spazia tra le intime sfere del suo futuro professionale, in rapporto alle sue abitudini di vita. Il pocho è messo all’angolo, di fronte alle sue responsabilità, dalle sue scelte dipende anche la sua reputazione. Napoli aspetta e spera che i dubbi si dissolvano, magari assieme al muro del silenzio che divide il campione dalla sua platea.
|di Massimo La Porta - Fonte: www.tuttonapoli.net| - articolo letto 159 volte


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