E’ ufficiale, ci siamo indeboliti. Ad ammetterlo ora è anche il mister Leonardo che ritiene che il Milan, dopo la partenza di Kakà, non si sia rinforzato. Ma poiché la partenza di Kakà è ovviamente da considerarsi una perdita, ne consegue che indirettamente il mister sostiene, come facciamo anche noi tifosi da diverso tempo, che da questa campagna-acquisti il Milan esce indebolito.
Nel calcio le dichiarazioni degli addetti ai lavori, in particolare se interessati ai fatti in questione, contano più di mille parole dei giornalisti e purtroppo anche di mille altre dei tifosi. Quando a proposito, cioè, della forza di una rosa parla il diretto interessato, ossia l’allenatore, il suo parere assume subito il vertice nell’ordine gerarchico di importanza fra tutte le opinioni possibili. Quando poi si tratta dell’allenatore di un club come il Milan, che fa della comunicazione uno dei fiori all’occhiello del suo marchio e che centellina le opinioni critiche, sempre normalmente edulcorandole con note a margine favorevoli a presidente e società, ecco che le sue parole rivestono un’importanza davvero unica ed è bene che chi fa giornalismo lo evidenzi a dovere.
Infatti, così come mi preoccupavo qualche post fa, di un possibile Leonardo asservito alle logiche societarie ed incapace di mostrare una propria autonomia di progetto rispetto alle idee del presidente, ora invece mi accorgo di avere di fronte un allenatore che rilascia pareri personali con grande facilità, più facilmente, ad esempio, di quanto facesse il suo predecessore Ancelotti, che spesso tendeva a risultare un po’ il sacco da pugile su cui Berlusconi poteva tranquillamente scagliarsi, con la certezza di non dover subire alcuna reazione dal suo tecnico, e che proprio per questa sua indole bonaria non avanzava mai critiche, anche quando necessarie.
Il fatto inoltre che Leonardo abbia subito dichiarato, una volta vestita la giacca da allenatore, che, tutto sommato, il ruolo a lui più tagliato resta quello di dirigente, testimonia ancora la presenza di un grande carattere e di uno spirito piuttosto libero sulla panchina del Milan; sin troppo, direbbe qualcuno che gli potrebbe far giustamente notare che tanto valeva proseguire proprio quella luminosa carriera di dirigente che al Milan degli ultimi anni è valsa gli acquisti di due campioni come Kakà e Pato. Ma, tant’è, ora il nostro tecnico è lui e l’impressione che in queste prime sgambate ho avuto del suo nuovo gioco è davvero positiva ed in linea con le mie più rosee previsioni di una squadra che prima di tutto giochi e poi pensi a non fare giocare. Cartina al tornasole di questa “rivoluzione copernicana” (perlomeno rispetto all’ultimo Milan visto nella scorsa stagione) è il non a caso connazionale Ronaldinho che sta tornando pian piano a sfornare magie con la stessa progressione con cui un convalescente riprende i primi passi.
Che arrivi o meno la quarta punta, mi fido almeno di Leo e della sua mentalità positiva e vincente. Certo è che aver lasciato Paloschi a Parma e poi doversi eventualmente ritrovare a promuovere a quarta punta Zigoni, perché i “colpi” di mercato sono rimasti in canna, sarebbe l’epilogo di una lavoro di mercato non proprio ottimale…ed anche per questo il mister ha ragione a dire che ci siamo indeboliti. |di Sebastiano Molinelli - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 129 volte