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2009-08-01

Catania: questione attaccante


Nella vita, come nel calcio, è tutta una questione di ruoli.
Da giovani mal si sopporta l'apprensione dei genitori “e guida piano.. e non far tardi.. e mi raccomando..” I giovani, una volta genitori , vivono in ansia ogni slancio dei propri figli, ed altro non possono che raccomandare: “calmo, prudente... educato”.
Da venditore , si batterà sempre, un bene, ad un prezzo superiore alle aspettative, per concordarne uno che paia conveniente al compratore ma che sia allo stesso tempo vantaggioso per chi batte cassa. Da compratore , si partirà sempre, per acquisire un bene, da un prezzo inferiore alle proprie possibilità, per concordarne infine uno che paia conveniente al venditore ma che sia, allo stesso tempo, vantaggioso per chi apre il portafogli.
In tutto ciò, non vi è alcuna difficoltà ad interpretare una volta questo una volta quell'altro ruolo; il difficile è venirsi incontro, trovando il giusto equilibrio tra offerta e richiesta.
Un po' come nel calcio, dove - Il tifoso , anno dopo anno, vorrebbe che sul campo, a vestire la stessa maglia che indosserà lui sugli spalti, siano i migliori giocatori su piazza, a (quasi) qualunque costo e, se qualcosa non va, se qualcosa non gira come dovrebbe (non importa se anche solo in amichevole, anche se solo in ritiro): da Agosto fino al Luglio successivo, ha come soluzione precipua ed immediata quella di invitare la società ad attingere dal merca t o.
Nemesi è, il Direttore (sportivo, generale, amm.re delegato e via dicendo) che, all'interno di una società, quando qualcosa non va, se non tutto gira come dovrebbe, sul campo, ha l'obbligo ed il dovere, di tentar tutte le strade percorribili prima di rifugiarsi in quella più semplice ed immediata, ma a costi spesso imprevisti, tanto nei tempi quanto nei modi e nella quantità.
Eppure, proprio questa dicotomia, trova o dovrebbe trovare connubio in una parolina che da' senso alle mosse altrimenti incomprensibili o fraintendibili della società: Programmazione . Fissare un punto di partenza, un punto di arrivo e chiarire: “Intendiamo arrivarci così”, motivando i perché di questa scelta ed incastonando così, ogni passo decisionale, entro un cammino che si sappia dove inizia e dove finisce e che quindi, non certamente all'inizio, può venir criticato per un eccessivo discostarsi dall'obiettivo finale.
Arma, questa, che inizialmente è certo appannaggio della società , in grado di garantirsi così piena libertà di azione, coprendo ogni stridente perplessità con un progetto a lunga scadenza che tutto giustifica perché a tutto da' un ordine logico, ed impone così all'ambiente, se non fiducia, quantomeno attesa silenziosa.
Arma, questa, che cammin facendo può rivelarsi anche a doppio taglio per chi ne ha fatto precedentemente uso se, quanto rispecchiato e giustificato dal progetto, non trova poi riscontro concreto nella realtà che restituisce una traiettoria o troppo arzigogolata o troppo distante per continuare ad immaginare e sperare che possa concludersi, in tempo, al fissato punto d'arrivo.
Questione attaccante, insomma. Fretta di riscontri, concreti, da parte del pubblico. Fiduciosa attesa, silenziosa, da parte della dirigenza. Tutto sta nella differenza di vedute, ugualmente giustificata e giustificabile.
I tifosi puntano gli occhi a quel che vedono , a quel che dice il campo: Pochi goal contro squadre d'un certo rango (Besiktas, Utrecht e Grosseto), bel gioco certo, ma nessun goal; e sorge così il timore di un Baldini 2.
La società , guarda quel che dice il campo, ma traguarda la colonnina del reale prevedendo quello che non c'è, anzi, quello che c'è, non si vede, ma che già domani potrebbe apparire i goal. Ragioni per esser fiduciosi tante; la personalità espressa dalla squadra; le tante occasioni create e solo una buona dose di sfortuna a sventarne un esito più meritocratico; i carichi di lavoro massicci, fatti di doppie sedute senza soluzione di continuità, anche alla vigilia degli scontri diretti, con la fatica (da queste derivata) che incide con maggior gravosità e evidenza dove, tra applausi e fischi la differenza la fa un centimetro più a destra o a sinistra del palo, o quella frazione di secondo di ritardo con la quale, muscoli piacendo, s'arriva a toccare la sfera. Dura la vita dell'attaccante , in ritiro più che in campionato. Subito in forma, troppe aspettative, ed una squadra che magari non riesce a seguirne il passo; forma stentata, primi mugugni e, quanto di buono mostrato nello scorso campionato perde senso e calore a fronte di un'amichevole nata e finita “storta”.
Tanti punti di vista, ragioni opinabili, ma non biasimabili dall'una e dall'altra parta. C'è chi crede in Plasmati e Morimoto , chi vorrebbe qualcun altro, chi ancora attende, chi ha già deciso. Diatribe e polemiche che dovrebbero, come spiegato precedentemente, trovar pace in quella parolina, “programmazione”, capace di far comprendere ai tifosi (placandone i mugugni) come, una società che spende oltre 11 milioni di euro tra difesa e centrocampo certo non si tirerà indietro al momento di completare l'opera, qualora si accorgesse d'esser in difetto di materie prime; e che, allo stesso modo, e sulla stessa società , eserciti una pressione uguale ed opposta che l'induca, se non totalmente convinta dei mezzi a propria disposizione, a potenziare la propria dotazione così da ritagliarsi un margine di rischio meno ampio sul raggiungimento dell'obiettivo programmato che, fosse una salvezza, farebbe felici tutti ma che, allo stesso tempo, con un organico del genere, fosse solo salvezza sarebbe uno successo efficace ma non certo efficiente nel rapporto potenzialità/potenza espressa. Ecco, se non uno spreco, diciamo un'occasione lasciata scappare lungo il fiume, ed i “cinesi” sanno di dover evitare simili distrazioni.
|di Marco di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 117 volte


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