Amaurì-Diego-Melo. Domani sera, all'Olimpico di Roma, il sambodromo brasilero potrebbe finalmente esordire dall'inizio. Melo e Diego sembrano infatti recuperati, per Amaurì si cerca solo la spalla (Iaquinta o Del Piero). Tutto sembra pronto per il debutto. Era dagli Anni Sessanta che la Juve non si presentava in campo colorata di giallo oro. Forse è davvero l'inizio di una nuova era. La storia è ancora tutta da scrivere, ma nel suo piccolo questa Juve do Brasil è già un record. Di entusiasmo, di attesa e di passione, ma soprattutto di numeri visto che in un colpo solo il verdeoro si candida a diventare il colore dominante. Non era mai successo nell’ultracentenaria storia juventina di poter vantare in rosa ben tre brasiliani: al massimo si arrivò a due con Emerson e Gladstone nel 2005/2006 e alle coppie Nenè-Da Costa e Cinesinho-Da Costa negli Anni ‘60. E se domani Felipe Melo dovesse giocare all’Olimpico di Roma, il Brasile automaticamente diventerebbe anche la prima nazione per giocatori forniti ai bianconeri: ben sedici contro i quindici argentini di sempre e i quattordici francesi (a pari merito con gli svizzeri). Merito di un calciomercato che nel giro di due stagioni ha permesso di portare Amauri, Diego e Felipe Melo sotto la Mole, con un investimento complessivo che sfiora i 75 milioni di euro per i soli cartellini, ma anche di una filosofia societaria che ha deciso di investire sulla loro mentalità vincente coniugata con l’imponente forza fisica.
Melo, Diego e Amauri sono la spina dorsale della Juve allenata da Ciro Ferrara e grazie alla loro potenza, qualità e genialità il gap con l’Inter è stato colmato (o quasi). Non a caso il tecnico bianconero spera di poter recuperare pienamente i volti nuovi di quest’estate per il big-match coi giallorossi. Ieri a Vinovo i due hanno svolto un lavoro differenziato e poi sostenuto una serie di tiri in porta a base di punizioni. Solo questa mattina si potrà valutare lo stato fisico dei due brasiliani nell’ultimo vero test, ma nella Juve c’è fiducia e soprattutto voglia di vedere il terzetto dei record all’opera.
La prova del nove per i bianconeri, prima della sosta per le nazionali e in attesa che a settembre Amauri diventi italiano, stimola la competizione (gli indisponibili dovrebbero essere alla fine solo Zebina, Sissoko e Salihamidzic) e tiene in tensione tutti quanti. Soprattutto davanti dove il ballottaggio Del Piero-Iaquinta è incertissimo per definire il compagno nell’attacco verdeoro composto da Diego e Amauri. Il capitano vuole toccare quota 400 presenze in serie A dopo aver saltato il debutto per il problema alla schiena, ma il match-winner del Chievo non si sente in panchina. Anzi. Idem a centrocampo dove Poulsen sembra esser tagliato fuori (a meno di un forfait di Melo) e così Camoranesi, Tiago e Marchisio si giocano i due posti restanti.
Ferrara soppesa e valuta, anche se l’unica certezza risiede proprio nella Juve brasiliana che si appresta a inaugurare una nuova moda. Difficilmente farà flop come la coppia sovietica di fine anni Ottanta, con Zavarov e Alejnikov, e potrà risultare senza tanti problemi più divertente e decisiva della Juve tedesca post Italia ‘90 con Haessler, Kohler, Reuter e Moeller ad avvicendarsi. Quattro sudamericani, made in Uruguay, furono avvistati in bianconero nel 2001/2002, quando a disposizione di Ancelotti c’erano Montero, Carini, Zalayeta e O’Neill, anche se la massima espressione di un manipolo vincente risale a quattro stagioni fa: i francesi Vieira, Zebina, Thuram e Trezeguet formarono lo zoccolo duro che diede l’ultimo scudetto, poi revocato e consegnato all’Inter per Calciopoli. Ora si può ripartire, dal Brasile. |di Gianluca Oddenino - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 152 volte