E' scorsa e scorrerà silenziosa fino al fischio d'inizio, la settimana che ci divide dall'impegno contro l'Udinese sembra e sembrerà uguale alle passate, all'apparenza, ma non sarà così, e quel che sarà in futuro dipenderà dal campo. La dirigenza chiede a squadra e tecnico un nuovo inizio, una partenza che sia a tale e non si riduca nel terzo capitombolo. Più che vincere, l'obiettivo sarà muovere la classifica, non importa come ma è fondamentale che ciò avvenga per ridare coraggio e stimoli all'ambiente sia interno sia esterno, nuovo ad un inizio campionato con zero punti dopo 180'.
Uno stallo così prolungato non è facile da gestire anche se nulla di irrimediabile comporta in termini di classifica, ma a render complesso e peculiare quel che sarebbe normale in corso di campionato è la prima impressione negativa maturata all'interno di certi gruppi di tifosi e che, lo si voglia o no, viste le due sconfitte consecutive ottenute e l'importanza che diffusamente si tributa al “Cominciar bene per essere a metà dell'opera”, rappresenta la corrente di pensiero alla quale, di questi tempi, è più facile accodarsi e trovar giustificazione.
In ciò prende senso la necessità di rompere le catene che tengo il Catania al palo. Muoversi, darsi una mossa e scrollarsi così via tutto quello scetticismo se non pessimismo che, in due settimane di immobilità, come polvere ha potuto depositarsi ed accumularsi sulle spalle e sul capo di questo Catania, rendendone meno competitivo l'aspetto e ancor più difficoltosa la mossa. Atteggiamento che non aiuta, ma col quale dover fare i conti perché di stringente realtà trattasi.
Quando si svecchia la rosa, sostituendo i nonni con i ragazzini, è poi preventivabile (ed è stato preventivato dalla società per ammissione dello stesso Direttore Lo Monaco) un periodo iniziale deputato alla ricerca di nuovi equilibri in campo e non ma, se a lavorare nello spogliatoio ci si può iniziare fin dal ritiro, per quelli in campo non si può che aspettare l'inizio del Campionato o almeno delle prima partite ufficiali. Lo si sa bene, se le due sconfitte (ed una vittoria contro la Cremonese) finora maturate non hanno aiutato la creazione della giusta amalgama, una vittoria potrebbe metter a tacere le troppe obiezioni da saputelli che nascono quando tutto potrebbe andar meglio, e fungere così da giustificazione per metter ognuno al proprio posto ed al contempo da lubrificante per far girare gli ingranaggi (tattici e non solo) del gruppo più facilmente e con minor stridore.
Da qui il titolo: “Chissà se va”. Se ad Udine il Catania riuscirà a cambiar andazzo rispetto alle prime due giornate di Campionato, niente di difficile che riesca poi mostrar tutte le qualità che la vogliono squadra rinforzata e giustamente più ambiziosa rispetto a quella dell'anno passato. Iniezione di coraggio e convinzione necessaria a vincere la resistenza aggiunta delle critiche, che fanno il gioco degli avversari, ma alle quali il Catania dovrà per adesso far fronte con le sue sole forze, dando prova di compattezza e maturità.
Così non fosse, sarebbe necessario trovare altre vie per smuovere una situazione sempre più complessa da gestire nel suo ristagno e sempre più intricata per trovare soluzione di continuità lasciando immutati equilibri e strategie attuali. Giusto dar fiducia ad Atzori, giusto difendere i giocatori quando come a Marsala vengono a crearsi delle incomprensioni; la strategia della società è stata chiara fin dal primo giorno di ritiro, e tale è proseguita con le scelte di mercato dell'ultimo momento (Pesce e Marchese, ma fiducia a Morimoto e Plasmati per l'attacco) e con la riconferma (dopo i mugugni di alcuni tifosi, ndr) di Atzori sulla panchina del Catania.
Non resta quindi che collaborare tutti (e non solo sperare) mettendo del nostro per far sì che ad Udine vada, e vada bene, per il bene del Catania. |di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 147 volte