Alla fine degli anni '90, TeleMonteCarlo (oggi La7) trasmetteva una riuscitissima trasmissione di commento alla giornata di campionato, Goleada, condotta da Massimo Caputi e impreziosita dalle analisi di Giacomo Bulgarelli, recentemente scomparso. Analizzando il momento del Cagliari e le prime quattro giornate di campionato, mi è tornata alla memoria le sigla iniziale del programma, che recitava più o meno così:"Non si può cambiare un risultato anche fosse sbagliato [...], tanto c'ha ragione chi fa gol".
Il gol, già. Atavico problema del Cagliari "estivo" di Allegri. Quest'anno come lo scorso. Un anno fa di questi tempi, alla quarta giornata, i rossoblù erano fermi al gol di Larrivey contro la Lazio. Quest'anno, il monte-reti raddoppia, ma si annulla il computo dei gol siglati su azione. Le due marcature infatti, contro Siena e Inter, sono arrivate grazie ad altrettanti rigori di Jeda. Facile evocare i fantasmi del passato, riesumando magari il nome di quel Robert Acquafresca la cui squadra - l'Atalanta - langue triste triste e sola sola sul fondo della classifica, a quota zero punti. La realtà è che in fondo al tunnel la luce si vede, e la partita di ieri l'ha ampiamente dimostrato. Si tratta ora di superarla, questa galleria, che fuor di metafora rappresenta un'involuzione sul piano del gioco e dei risultati rispetto a quanto ci aveva abituato il Cagliari collezione autunno-inverno lo scorso anno.
Il gol, già. Nel Cagliari, in questo Cagliari, sembra mancare il Magellano d'area di rigore, capitano di vascello pronto a indicare la rotta tra le onde burrascose della zona-retrocessione; comandante capace di evitare ai compagni pericolosi naufragi nelle limacciose acque del fondo classifica. Jeda, pur mortifero e letale sottoporta, non è un centravanti classico, nè è catalogabile alla voce "uomo d'area". Il brasiliano svaria, rincula, offre un prezioso supporto al centrocampo e sa calarsi con eguale efficacia nel ruolo di fionda (assist-man) o sasso (finalizzatore). Joaquin Larrivey l'ha dimostrato in una stagione e mezza: il feeling col gol è scarso, appena compensato da una generosità che però in un campionato difficile come la massima serie italiana non è sufficiente. Su Nenè non esprimiamo giudizi: potrebbe essere lui il Godot che tutti aspettano, il bomber della provvidenza (in minuscolo, per carità) mandato da Cellino per risolvere la fame da gol che attanaglia il Cagliari. E poi c'è Alessandro Matri: un giocatore che ha ampi margini di miglioramento, che tecnicamente ha poco da farsi insegnare da ben più celebrati campioni. Ma sul quale si è innescato fin dal suo approdo in Sardegna un pericoloso qui-pro-quo: Ale non è prima punta, non è il classico centravanti, nonostante il fisico da granatiere. E' una seconda punta mobile, abile nell'uno contro uno e tremendamente a suo agio in spazi aperti, preferibilmente sulle corsie laterali dunque. Se qualcuno serbava dei dubbi, Allegri ha provveduto a levarli qualche giorno fa: "Jeda e Matri sono giocatori molto simili, così come Larrivey e Nenè: nulla esclude però di poterli vedere impiegati assieme". E così è stato contro l'Inter.
Il gol, già. Vola chi ha i bomber, anche se questi non segnano. L'Inter sbanca il Sant'Elia grazie a Milito. Trezeguet e Amauri riportano ai vertici la Juventus. Pazzini segna a ripetizione nella Sampdoria e il Milan si aggrappa - in Champions come in campionato - all'eterno Superpippo Inzaghi. "[...] Puoi gridar contro la luna e il sol, tanto c'ha ragione chi fa gol...". |di Christian Seu - Fonte: www.tuttocagliari.net| - articolo letto 226 volte