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2009-09-23

Quei no scandalosi a Milito. Orsato voto 0. Viva Abate. Donadoni-Ventura: la differenza


Estate 2008, che scandalo. Diego Milito farebbe di tutto e di più per tornare in Italia. Si taglierebbe l'ingaggio, metterebbe qualche clausola nel contratto, partirebbe a piedi da Saragozza dove la sua storia è ormai alla frutta. Valutazione: da dieci ai dodici milioni. Ora, è chiaro che quando ti offrono Milito a dieci-dodici milioni se non lo prendi (subito) significa che stai dormendo e che nessuno ti ha svegliato come avrebbe dovuto. Milito voleva la Juve, ma fu proposto al Napoli: arrivarono due no così secchi e così decisi che ancora oggi non riesco a farmene una ragione. All'ultimo secondo della sessione di mercato, anzi quasi fuori tempo massimo (ricordate il lancio del contratto con la porta dell'ufficio tesseramento ormai sbarrata?) la geniale idea fu di Preziosi. Oggi se Huntelaar vale 15, Milito vale 35. Si parla giustamente di quel delizioso interprete che è Eto'o, ma si trascura un po' troppo questo ragazzo che fa pentole e coperchi, che risolve qualsiasi problema, che gioca con e per la squadra, che soltanto Diego Maradona può decidere di mandare in tribuna o in panchina. Se nell'estate del 2008 qualcuno non fosse stato miope, la storia di Milito avrebbe avuto un altro epilogo. I meriti del Genoa crescono a dismisura, quelli dei presunti esperti di mercato che avevano avuto Milito su un piatto d'argento scendono abbondantemente sotto lo zero. Io avrei preso Milito, soprattutto a quelle condizioni, anche se avessi avuto quattro attaccanti bravissimi e ai massimi livelli di competitività. Intanto, viene esaltata l'Inter che ha contenuto il Barcellona, dicono che non avrebbe potuto fare di più, che sono stati limitati i danni. Sarà vero, ma mi permetto di ricordare che non si vince la Champions, in ogni caso non si fa troppa strada, limitando i danni. L'Inter deve cambiare marcia, altrimenti non si arriva oltre gli ottavi. Il tempo c'è, importante non sprecarlo.
Oggi si torna in campo e si impongono alcune riflessioni sugli allenatori. Due settimane fa vi disse che il candidato per l'Atalanta sarebbe stato Antonio Conte, e non Beretta o Arrigoni come qualche giornale ha scritto fino a poche ore dall'annuncio del nuovo tecnico. Conte era un vecchio innamoramento dell'Atalanta, la prima scelta se il ragazzo leccese non avesse chiesto tempo in attesa di una (complicata) fumata bianca juventina. A quel punto l'Atalanta decise di andare su Gregucci che – sinceramente – si era capito subito che non sarebbe stato l'ideale successore di quel mago di un Del Neri. E' giusto che Conte torni a lavorare dopo un anno e mezzo così intenso e ricco di novità a Bari. Così come sarebbe il caso che Donadoni non si irrigidisse dopo ogni domanda sul Napoli. Caro Donadoni, se dopo 50 e passa milioni investiti sul mercato (spesi bene o spesi male si vedrà) lei ha collezionato quattro punti in quattro partite, imbarcando acqua a Genova, è giusto che le pongano determinati quesiti. Ed è giusto che lei non diventi permaloso, perché quando vai a Napoli devi sapere accettare gli onori ma anche (e soprattutto) le pressioni. Donadoni è come Lippi: se non gli piace la domanda, risponde male. Siccome non ci sono offese, ma semplici curiosità, sarebbe bello metterci un minimo di serenità. E di disponibilità. Sarebbe soprattutto importante avere le idee chiare in campo, il Napoli non possiede ancora un'identità tattica, la riflessione è dedicata ai tanti signorsì che la scorsa primavera avevano definito Donadoni la migliore scelta possibile (io non appartenevo a quel coro). Il mercato può avere avuto dei lati oscuri, ma di sicuro è un Napoli che deve stare fisso nella parte sinistra della classifica, e non nelle ultime posizioni. Complimenti vivissimi a Ventura che tatticamente lavora come pochi, ha dato fiducia ai giovani della difesa, quel Ranocchia non a caso piace alla Juve, ha impostato schemi di assoluta qualità negli ultimi trenta metri. Il Bari ha speso un'inezia rispetto al Napoli, la differenza la fanno anche gli allenatori, Donadoni memorizzi, prenda esempio da Ventura e porti a casa.
C'è un "finalmente" che mi riempie di gioia. Finalmente il Milan si è accorto di Abate: corsa, cuore, qualità, temperamento, attaccamento. Ignazio nostro è un grande ragazzo e un esterno da seguire con attenzione. Io ho sempre sostenuto che in questo Milan avrebbe dovuto giocare ovunque, anche negli ultimi trenta metri, garantendo i rifornimenti per gli attaccanti. Adesso che lo hanno proposto come laterale difensivo, con brillanti risultati all'esordio, mi sta bene lo stesso. L'importante è che giochi, l'importante è che il Milan capisca di avere in casa un talento che merita la massima visibilità possibile e immaginabile. Più che la musichetta Champions, il Milan dovrebbe intonare – sempre – la musichetta Abate: io la penso così.
Ritenendo Orsato uno dei migliori arbitri del nostro campionato, tra i primi tre della classifica, giudico il suo comportamento di Cagliari come minimo pilatesco. Se anche, come dicono in Figc, la decisione di sospendere la partita non doveva essere la sua, io – se fossi stato Orsato – mi sarei attivato al massimo per favorire uno stop definitivo della sfida in questione. Gli ululati verso Balotelli erano un'occasione da prendere al volo. Orsato se n'è guardato bene, voto zero. E su Collina designatore lasciamo perdere, per cortesia.
|di Alfredo Pedullà - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 220 volte


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