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2009-09-24

Lazio inguardabile, l'Olimpico diventa un incubo


ROMA – Lazio-Parma, dalla partita della “via lattea” dell’era Cragnotti-Tanzi al giorno di Gabriele Sandri. Scherzi del destino. Dopo le sconfitte con Salisburgo e Juventus, la Lazio segna la crisi nel giorno in cui Gabbo avrebbe compiuto 28 anni e proprio contro la squadra che due anni fa salutò per la prima volta il suo sorriso tragicamente scomparso. Ieri come oggi, la gente laziale lo ricorda. Lo fa in particolare la Curva Nord che per l’occasione mette il bavaglio in protesta (per 45’) verso l’incombente introduzione della tessera del tifoso. Tra corsi e ricorsi la Lazio si mostra nuovamente fragile davanti ai suoi sostenitori, che incassano la terza sconfitta consecutiva tra le mura amiche.
Nonostante l’incessante calendario che attende la Lazio, Ballardini scaccia la tentazione di turn over confermando 9/11 della squadra che ha pareggiato domenica al “Massimino”. Rispetto alla trasferta in terra siciliana, il ravennate recupera Dabo che riprende il suo posto a metà campo, relegando Meghni in panchina. In avanti, al fianco dello scalpitante Zàrate, a caccia della prima marcatura in campionato (ultimo centro nel 20 maggio scorso in Lazio – Reggina), torna Julio Cruz che vince il ballottaggio con Foggia. Confermata anche la coppia difensiva Diakitè-Siviglia. Tanti cambiamenti per i Guidolin che concede un turno di riposo alla coppia centrale di difesa Panucci – Paci sostituiti da Lucarelli e Dellafiore, e al duo offensivo Paloschi – Biabany. In avanti spazio al bulgaro Bojinov e a Nick Amoruso. Quantità e qualità nella linea mediana di campo dove Mariga e Galoppa proteggono le spalle a Dzemaili, schierato dietro le punte.
Ad aprire un silenzioso primo tempo è proprio lo svizzero che risponde con un diagonale insidioso ad una pericolosa iniziativa di Zàrate, che dopo 2’ sfiora il palo dai 20 metri. La Lazio gioca sotto ritmo ed all’8’ Bojinov corregge di poco a lato un cross teso di Castellini. E’ solo il preludio al peggio. I biancocelesti sono l’esatta copia della squadra apatica di Catania e al 21’ i gialloblu passano in vantaggio. Contrasto a metà campo tra Baronio e Dzemaili, Velotto lascia correre e tra le proteste biancocelesti Zenoni imbecca con un traversone dalla trequarti il solissimo Bojinov. Lichtsteiner è in ritardo e Diakitè resta a guardare la pregevole volée mancina del bulgaro. Si attende la reazione, ma il passivo non fa altro che sollecitare i nervi scoperti della Lazio. L’undici di Ballardini è inglobato tra le maglie ospiti. Le idee latitano. Serve l’episodio. Arriva al 42’ con il sapore di compensazione: Mariga tocca appena Cruz in area di rigore, l’argentino crolla a terra e Velotto concede il tiro dal dischetto. Dagli undici metri di presenta Zàrate che con un destro morbido e centrale si sblocca dal digiuno. 1-1 ed il peggio sembra passato. Neanche per sogno perché al primo affondo la Lazio si esibisce nella sua specialità e fa harakiri. Bojinov penetra con irrisoria facilità tra Cribari e Diakitè, Kolarov prima lo stende e poi si fa espellere per proteste. Dal dischetto si presenta il redivivo Amoruso che spiazza Muslera. Lazio ancora sorpassata ed in inferiorità numerica. Termina così la prima frazione di gioco tra lo sconcerto dei presenti che vedono sempre più come un miraggio la bella compagine d’agosto.
Nella ripresa Ballardini prova a scuotere i suoi con l’ingresso di Foggia in luogo di Matuzalem. La Lazio passa ad un inedito 3-3-3, ma la sostanza non cambia. Dopo 2’ minuti, infatti, è ancora il Parma a sfiorare il terzo gol: Amoruso in area aggira un molle Cribari, ma il palo gli nega la doppietta personale. Finito lo stop, la Nord riprende ad incitare la squadra che dal canto suo copre il campo come può al cospetto di un avversario ordinato. Al 62’ una fiammata illude l’Olimpico: Baronio verticalizza, Zàrate brucia in velocità Lucarelli, mira in diagonale l’angolo lontano, ma Mirante è reattivo a chiudere lo specchio con il piede destro. Un lampo nel deserto, perché il Parma non si scompone e colleziona contropiedi ficcanti, come quello che al 71’ porta Amoruso a due passi da Muslera, provvidenziale nella circostanza. Passano i minuti, la Lazio arranca ma ci prova con orgoglio, lasciando praterie invitanti che Bojinov e compagni non sfruttano per eccessiva leziosità. Il disordinato serrate finale è solo una formalità priva di sorprese. Finisce così, tra fischi scroscianti e meritati, l’ennesima serataccia di un grigio settembre biancoceleste.
|di Daniele Baldini - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 120 volte


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