La Lazio si lecca le ferite e si interroga: compattezza, organizzazione e attenzione
Dai fischi assordanti dell’Olimpico alla mesta quiete di Formello. Il giorno dopo la terza sconfitta casalinga, il risveglio in casa Lazio ha il sapore della crisi. Non solo di risultati, ma anche di gioco e di organico. Dopo la gagliarda prestazione contro la Juventus, l’involuzione della compagine di Ballardini è stata evidente. Già dal primo tempo con il Salisburgo la squadra è sembrata apatica, priva di quelle trame, tanto semplici quanto incisive, che hanno caratterizzato un illusorio agosto. Qualche lampo del singolo, di Foggia in particolare, ha provato a tenere a galla una nave, affondata poi nei nervi e nella tenuta contro il Parma.
Contro gli emiliani sono venuti a mancare proprio gli imperativi del tecnico ravennate: compattezza, organizzazione, equilibrio e attenzione. E’ bastato un Parma sufficientemente ordinato e raccolto all’interno della propria metà campo a palesare i limiti strutturali della Lazio. Emersi, per la verità già domenica a Catania. La squadra è apparsa, oltre che stanca ed in preda ai nervi, sfilacciata tra i reparti, eccessivamente fragile quando attaccata e mal assortita a metà campo. Dabo, Baronio e Mauri: elementi dalla buona (non di più) caratura tecnica, ma dalla cadenzata tenuta atletica e fisica. Ancor di più se interpellati per tre volte nell’arco di una settimana. “Siamo stanchi, mancano dei ricambi” ha confermato Ballardini in sala stampa, riferendosi a Brocchi e Rocchi e sorvolando sui “dissidenti”; “Purtroppo con questo sistema non può andare sempre bene e poi io gioco ogni tre giorni e non posso fare avanti e dietro. Ledesma e Pandev? Di certo per noi potrebbero fare tantissimo questi due giocatori”, ha rilanciato Lichtsteiner nella mix zone dell’Olimpico.
Botta e risposta emblematico che conferma le perplessità sulla bontà dell’organico gestito dall’ex allenatore del Palermo. Appunto, il Palermo. Già perché a complicare maledettamente la situazione e a dilatare i tempi di recupero (fisico e psicologico) c’è un calendario fitto di scadenze. Tra tre giorni allo stadio Olimpico è già 6° giornata di campionato. Ed ironia della sorte, per testare il peggior momento del Ballardini laziale arriva proprio l’incrocio al veleno con il suo passato.
Una sfida nella sfida che non regalerà i sospirati recuperi. Anzi, vista l'ennesima squalifica dell’impulsivo Kolarov (oggi confronto con Ballardini) e le precarie condizioni fisiche di Siviglia (affaticamento muscolare), la situazione peggiorerà. Senza dimenticare le difficoltà di tenuta che stanno affrontando Cruz e soprattutto Matuzalem. Anche ieri come a Catania, il brasiliano, reduce da una stagione di semi inattività, è uscito anzitempo dal terreno di gioco. Era stravolto, avrebbe bisogno di tirare il fiato, ma la sua assenza lascerebbe un vuoto incolmabile in zona di rifinitura: “E’ un giocatore per noi fondamentale, ha la qualità per servire nel modo adeguato le nostre punte. Poveretto, ora non sta bene”, ha ribadito ieri Ballardini, che nonostante lo stato del carioca, continua ad eludere la soluzione del cambio modulo.
Il passaggio dal rombo ad una linea a 4 di centrocampo permetterebbe, tra l’altro, il recupero di Foggia, fino ad ora preso in considerazione solo come seconda punta. Vista l’emergenza, Ballardini pagherebbe di tasca propria per riavere a disposizione Brocchi e Rocchi, elementi che ritiene essenziali anche in termini di personalità. Dovrà ancora attendere. Si avvicina sensibilmente il rientro del capitano, fermo da 2 settimane a causa della forte contusione al quadricipite della gamba destra. L’ematoma non è totalmente assorbito. A breve effettuerà un nuovo controllo: probabilmente tornerà a disposizione per Sofia. Peggiore la posizione del centrocampista, reduce da una lesione muscolare al bicipite femorale. E’ in fase di recupero, ma avverte ancora dei fastidi: difficilmente rientrerà prima della sosta di ottobre. Scaloni (contusione ossea al metatarso piede sinistro, tornerà dopo la sosta), Makinwa (distrazione muscolare, tornerà dopo la sosta) e Faraoni (rottura crociato, 5-6 mesi) sono la ciliegina su una torta che avrebbe bisogno di una spruzzata di panna (Pandev e Ledesma...che oggi hanno lavorato con il gruppo). |di Daniele Baldini - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 128 volte