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2009-09-28

Storari salva un Milan senza gioco


La squadra esce dal campo sommersa da bordate di fischi provenienti anche dagli affezionatissimi della curva. I giocatori imboccano mestamente il tunnel dello spogliatoio e Leonardo sembra attardarsi ad alzarsi dalla panchina; quegli occhi spalancati con cui fissa il vuoto sembrano non avere di fronte a sé alcun punto di riferimento a cui appigliarsi. Non ci saranno per lui in settimana i guantoni di Storari ad evitare le staffilate dei giornalisti o le bordate di una dirigenza, evidentemente sempre più indispettita.
Non ho mai visto Galliani così basito alla fine di un primo tempo. Di solito se la speranza è l’ultima a morire, quella di Galliani termina persino dopo le altre. Questa volta la corsa negli spogliatoi è stata ancora più rapida e a fine gara il volto non aveva mutato espressione. La cosa poi che mi pare la più strana, è che l’evidenza con cui i problemi della squadra si stagliano agli occhi di noi tifosi non sembra lambire quelli del nostro tecnico. Perché, a parte il trito discorso circa la pochezza della rosa, va detto che questi giocatori non stanno per nulla giocando al meglio delle proprie possibilità, segnalando limiti non solo fisici, ma anche tattici. Pensavo infatti che il cambio di panchina avrebbe portato a risolvere i problemi gestionali dell’ultimo anno di Ancelotti. Invece gli stessi sono spariti nella prima gara di Siena, dove davvero si è visto un Milan nuovo e benaugurante, per poi tornare, dal derby in avanti, in una forma persino peggiore.
Partiamo dai limiti atletici. Si osservano spesso i giocatori dover controllare con diversi tocchi in più del dovuto palloni che fino a qualche anno fa avrebbero giocato in scioltezza e tranquillità. Si nota poi una lentezza snervante nelle ripartenze e nelle poche accelerazioni negli spazi vuoti. Ronaldinho è un po’ l’emblema di quanto appena detto. Davvero indicativo della sua pessima condizione il fatto che sia stato schierato come punta per poterlo dispensare da compiti di copertura. Un ragionamento assolutamente assurdo; vuoi perché nel calcio moderno il pressing e la copertura devono essere fatti da tutti, vuoi perché un giocatore che non ha gamba per la fase difensiva, difficilmente avrà gamba per quella offensiva, così come poi i fatti dimostrano.
Gli errori tattici sono macroscopici. Nel primo tempo ci siamo buttati in avanti con i soli tre uomini offensivi, venendo sistematicamente respinti da otto di loro. Nel secondo abbiamo aggiunto le ali alla manovra, ma il risultato non è cambiato. Perché, ci si può dunque chiedere? Semplicissimo: perché non basta attaccare in tanti per creare occasioni da gol. Occorre fare movimento nella metà campo avversaria per evitare di venire sistematicamente intercettati da fermi, come purtroppo ci succede, e per cercare di allargare le maglie difensive delle difese avversarie schierate. Il trequartista non può ad esempio sperare di andare avanti da solo; deve avere sempre un compagno che gli si faccia incontro con cui poter dialogare, ala o punta che sia.
Ma questo è l’”abc” del pallone. Quello che il Bari allenato da Ventura non sbaglia ed applica anzi alla perfezione, ma che il Milan di Leonardo ignora del tutto, affidandosi agli uno-contro-uno dei suoi sedicenti campioni, ormai privi dell’esplosività atletica necessaria per vincerli. Prima che arrivi a farlo Spalletti, c’è da sperare che domani mattina il buon Leonardo prenda la lavagnetta e si metta ad impartire ai suoi questo “abc”.
|di Sebastiano Molinelli - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 145 volte


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