Lazio orgogliosa e sfortunata: super Sirigu salva Zenga
ROMA – Un piccolo passo in avanti che rinvia il rilancio biancoceleste. Dopo tre sconfitte casalinghe consecutive, una Lazio rigenerata nello spirito e nella condizione impatta sul muro rosanero, riportando il segno x all’Olimpico dopo 12 partite di campionato. Un punto che frena la voglia di riscossa capitolina, ma regala segnali di rinascita. La squadra di Ballardini, infatti, ha ritrovato compattezza e fluidità di manovra, pagando oltremodo una puntuale disattenzione difensiva.
L’emergenza punti e l’assillo della stanchezza consigliano a Ballardini il cambio di rotta: il tecnico ravennate mette da parte il modulo a rombo e rilancia il 4-3-3, liberando Foggia sul settore di destra e concedendo un turno di riposo al brasiliano Matuzalem. Il taglia e cuci nella zona mediana del campo è affidata al duo Dabo – Baronio, mentre Mauri si muove sull’out mancino. Avvicendamenti forzati in difesa: alle assenze dell’infortunato Siviglia e dello squalificato Kolarov, si aggiunge quella di Diakitè che non ha smaltito l’affaticamento muscolare e parte dalla panchina. Al suo posto prima in assoluta da terzino per Simone Del Nero con Radu che scala al centro al fianco di Cribari. Torna a sorridere capitan Rocchi che, archiviata la contusione al quadricipite, parte dalla panchina. Rinvigorito dalla buona prestazione di mercoledì, Zenga conferma il 4-3-1-2 di “Ballardiniana” origine (rivendicato nella conferenza stampa pre-partita). Una sola novità rispetto all’undici che ha pareggiato con la Roma: tra i pali “pausa di riflessione” per Rubino e spazio al giovane Sirigu. Per il resto tutto confermato: Migliaccio vince il ballottaggio con Blasi, mentre Simplicio è nuovamente preferito a Pastore come trequartista alle spalle di Budan e Miccoli. Cavani recupera ma parte tra le riserve.
“Basta alibi” ha tuonato alla vigilia Ballardini che punta sulla fantasia di Foggia e Zàrate per allargare l’aggressiva compagine siciliana. Fin dall’avvio, i rosanero offrono una sensazione di compattezza ed organizzazione. All’11’ prova a ridimensionarla Zàrate con la consueta iniziativa personale, stoppata dal muro ospite. Il Palermo gioca meglio, ma al 19’ è ancora la Lazio a rendersi pericolosa con un terra area mancino dai 30 metri di Foggia che sibilla sull’incrocio. Dopo 4’ sale in cattedra Zàrate: l’argentino si esibisce nella specialità della casa, ma il suo destro a giro post slalom è deviato in angolo da Sirigu. La doppia occasione scuote la Lazio che prende coraggio e guadagna metri di campo sostenuta da un Baronio in vena. Il regista bresciano si carica la squadra sulle spalle, prova un paio di conclusioni dalla distanza e al 38’ costruisce la migliore occasione della prima frazione. Cattivo nel break su Migliaccio, preciso nella rifinitura per Foggia che una volta giunto in area scarica di destro. Prima Sirigu, poi la testa di Kjaer sulla linea evitano la capitolazione. E’ l’ultimo sussulto di un primo tempo concluso a reti bianche ma che strappa timidi applausi alla gente laziale.
Nessuna novità ad inizio ripresa, quando una Lazio volitiva cerca di dare continuità alla sua manovra. Al 10’ l’urlo di gioia si strozza nella gola di Mauro Zàrate: lanciato a rete dall’ennesima intuizione di Foggia, si presenta a tu per tu con Sirigu, la rete sembra cosa fatta, ma il portiere sardo si oppone con freddezza al diagonale dell’argentino. Il ritmo della contesa prende quota, le squadre si allungano. Serve maggiore profondità e allora Ballardini chiama in causa Rocchi, che dopo 20 giorni di assenza rileva Cruz. Trascorrono appena 7’ e proprio una percussione personale del capitano porta Foggia al siluro dalla distanza. La sfera sembra diretta verso l’incrocio ma Sirigu si oppone nuovamente alla grande. Zenga non resta a guardare ed inserisce Cavani per Budan. Anche l’uruguaiano è subito protagonista (in negativo) al 65’, quando lanciato in solitaria verso Muslera si fa ipnotizzare dal connazionale. Ormai l’incontro è decollato e nel giro di pochi secondi è ancora Rocchi a far tremare Sirigu, scheggiando l’incrocio dei pali da posizione impossibile. La Lazio sfortunata e puntualmente beffata. Ad un quarto d’ora dal termine l’Olimpico è gelato da una clamorosa indecisione di Fernando Muslera. Cavani ruba palla a metà campo, l’opposizione di Cribari è poco reattiva e l’uruguaiano può liberamente calciare. Il resto lo fa l’estremo difensore sudamericano che fallisce una deviazione possibile e fa sprofondare la Lazio. Subita la mazzata la squadra biancoceleste reagisce con orgoglio, chiude i Zenga boys all’interno della propria metà campo e raggiunge uno strameritato pareggio con Mauro Zàrate. L’argentino mette da parte velleità e serpentine ed in mischia scarica con il mancino il pallone della riscossa. Il pareggio fomenta i biancocelesti ed il Pipe de Haedo che dopo una manciata di secondi sfiora la doppietta personale con destro da posizione defilata. Il serrate finale è furioso, ma si scontra con un super Sirigu. Al 42’ l’ex portiere dell’Ancona si esibisce in due prodezze ravvicinate su uno scatenato Rocchi. Sulla ribattuta, però, è Stefano Mauri a divorare un calcio di rigore in movimento. In extremis ci prova anche Diakitè, ma la sua deviazione aerea non trova lo specchio della porta del provvidenziale Sirigu. |di Daniele Baldini - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 161 volte