Il Napoli prima di tutto. E Delio da subito. Mou, Leo, Poli. E beato chi ha Corvino
Il titolo sarebbe: la liberazione del Napoli. All'alba del sesto anno, la scelta di De Laurentiis è giusta. E tardiva. Addio a Pierpaolo Marino che ha sì portato Hamisk e Lavezzi all'ombra del San Paolo. Ma che aveva imposto una figura impossibile: signori, il tuttologo. Controllo assoluto. E a Napoli, sorriso e allegria riconosciuti in tutto il mondo, vigeva il silenzio stampa da una vita: il colmo dei colmi. Io li nascondo, non devono parlare, nessuno fiati. I sapientoni? Adesso gli taglio i viveri … Quando ho visto Lavezzi concedersi ai microfoni, domenica scorsa, mi sembrava un fotomontaggio. Liberazione. Marino aveva una manciata di amici, quelli che lavorano in pool e che per strappare una notizia si trasformano in scendiletto. Quelli che dicono "Datolo è un grande acquisto, e chi non lo pensa capisce nulla di calcio". Sì , ma lo specialista che diceva queste cose quando aveva visto giocare Datolo? Mai. Sottolineo: mai. Ed esternava, sghignazzando. Allo scopo di mettere uno scendiletto, un tappeto rosso "occhio, passa Pierpaolo, i miei omaggi direttore, sei unico". Io credo che il Napoli e le migliori fortune del Napoli debbano prescindere dal singolo. Da un direttore accentratore. Il Napoli viene prima di tutto. Il Napoli è il Napoli, non è una persona che ha sete di potere. Altrimenti non rispetti i tifosi, più che i giornalisti.
De Laurentiis se n'è accorto con colpevole ritardo, e l'ha ammesso. Io scrivo da una vita che il ciclo di Marino è finito. E sono andato volentieri a sbattere contro qualche Ponzio Pilato che giudica con la benda agli occhi. Fui felice di discutere, qualche mese fa, con Antonio Corbo che aveva preso posizioni (in mia assenza, con eleganza) chiaramente smentite dai fatti e della realtà. Flop. Sto con De Laurentiis, anche se spesso non mi piace la forma, perché lui ci ha messo i soldi, un pacco di soldi. E quando un presidente ci mette i soldi merita rispetto. Anche se sbaglia a imporre un allenatore Donadoni, poco adatto alla piazza di Napoli. Io non ho nulla nei riguardi di Pierpaolo Marino, anzi sono stato l'unico giornalista (ai tempi della sua squalifica, erano i giorni di Pescara) a dargli visibilità quando chiunque gli aveva sbattuto la porta in faccia. Curava sul "Corriere dello Sport" una rubrica sui giovani talenti, divertente e competente. Poi è tornato in pista (a Udine): un giorno scrissi in prima pagina che De Canio sarebbe stato il nuovo allenatore, smentì di prima mattina per annunciarlo nel primo pomeriggio. Accipicchia, ci voleva coraggio. Mai gli ho telefonato per chiedergli uno spiffero, mica c'è bisogno sempre della soffiata per fare un mercato serio. Molti anni fa fece saltare il ritorno di Schwoch, da Vicenza a Napoli, perché "la notizia è stata pubblicata". L'avevo scritta io, non aveva gradito. Sono cose che capitano, eppure non dovrebbero, le virgolette di De Laurentiis non hanno bisogno di un'interpretazione, sono la prova provata dello stato d'animo del presidente. Napoli ha bisogno di una società degna del Napoli, di un direttore generale e di un direttore sportivo, di una fitta rete di osservatori. Non del TUTTOLOGO. Chi prenderei? Non mi permetto di invadere il campo di De Laurentiis soprattutto in queste ore calde. Ma ci vuole un direttore generale che curi i vari aspetti amministrativi e un direttore sportivo alla Corvino. Che non butti dalla finestra diciassette o diciotto milioni per Datolo, Denis e Navarro (sette complessivamente sarebbero già stati troppi), che non avalli una spesa di undici per Cigarini (l'ho scritto in un editoriale di giugno), al massimo cinque. Altrimenti non lo prendo. Sull'argomento Napoli mi hanno scritto in tantissimi, spero di essere stato esauriente in questo pezzo: tra gli altri Antonio De Carluccio, Bibiana Costanzo, Sebastian Fabio Puleo, Luca Cirillo, Gennaro Niscio, Alessandro Novacco, Alessandro Fortunato, Mario Di Dato, Giancarlo Costa, Clemente Ferrara, Daniele Davì, Antronello Nabila, Alfonso Fonzy Laudati, Giampaolo Mormile, Massimo Boffa, Alessandro Buglione, Alessandro Letizia, Raffaele Manzo e Antonio Vento.
Vi dico cosa farei con Donadoni: lo solleverei dall'incarico prima della trasferta di Roma, semplicemente perché De Laurentiis lo ha delegittimato. Non si fida, non gli piace, non lo rispetta. La dignità imporrebbe le dimissioni di Donadoni, ma i soldi non sono i miei e le dimissioni non sono un consiglio da dare. Anzi, auguro a Donadoni di vincere le prossime cinque, ma purtroppo non regge le pressioni e non è un maestro di tattica. Chi prenderei al posto di Donadoni? Delio Rossi, fermo restando che Mancini intriga, ma in ogni caso andrei sul romagnolo testardo anche per anticipare il Palermo che lo ha sempre apprezzato. E che non è contento di Zenga, non casuale il recente blitz di Zamparini. Delio Rossi per distacco su Mazzarri. Qualcuno ha parlato di Spalletti, ma li hanno letti i regolamenti? Com'è possibile pensare di avere uno strappo alla regola? Un saluto agli scendiletto di Napoli, a chi aspirava a un posticino nell'ufficio stampa, a chi si sentirà orfano e a chi dovrà forse sciogliere il "pool" (un telefonata, una notizia e poi via con il passaparola). Il Napoli riparte e ho una sensazione: più forte, più libero, senza freni. L'importante è che il Napoli venga, sempre, prima di tutto. E di tutti. Senza interessi personali.
A proposito di Corvino: la Fiorentina che strapazza il Liverpool è figlia delle scelte tattiche (perfette) di Prandelli e di Re Mida Pantaleo. Beato chi ha Corvino: ce l'ha Della Valle, se lo tenga stretto. Se lo avesse avuto, o lo avesse, il Napoli avrebbe risparmiato un mucchio di soldi e non avrebbe preso gente inutile. Corvino era stato criticato (ma da chi, ma perché?) durante l'estate. Inconsapevoli – i criticoni – che Corvino aveva dovuto friggere il pesce con l'acqua, dopo ingenti investimenti la famiglia Della Valle aveva deciso per la frenata su tutto il fronte. Ma il Genio Leo aveva scovato da un pezzo Jovetic, strappandolo al Real, si trattava di aspettare. Ora quante vale Jovetic? Venti, venticinque milioni e magari domani trenta. Venticinque o trenta contro otto (milioni), ma io spero che Jo-Jo resti per sempre a Firenze. Beato chi ha Corvino: fatti e non parole. La forza delle idee. E l'ingegno di saperli spendere bene i soldi. "Su Jovetic ci metto la faccia", disse Corvino il giorno dell'annuncio. Non c'era bisogno, il lavoro che paga fa parte del dna di Corvino: lui saliva sugli aerei in tempi non sospetti, quando gli altri restano in sede a guardare un dvd. E a distribuire sentenze "argentine".
Ho sempre difeso Mourinho, fin da quando (erano le prime ore di Josè in Italia) ha dovuto subire gli attacchi mediatici degli orfanelli di Roberto Mancini. Ma adesso sta esagerando. Provocato da Zeman, ha fatto bene a rispondere "non lo conosco". Almeno ha evitato l'ennesima ingiuria, dopo essersi esibito – in ordine sparso - con Ranieri, Lo Monaco, Spalletti, Del Neri e Ancelotti. Non accetto la politica dell'insulto, trovo sgradevole dire quelle cose su Gigi Del Neri che andò via dal Porto senza aver praticamente lavorato (incompatibilità interne) e con un atteggiamento da gran signore. Al Porto, comunque, Del Neri non aveva chiesto Quaresma per la modica cifra di 27 e passa milioni di euro e con l'esigenza – pochi mesi dopo – di scaricarlo in prestito (senza riuscirvi) da qualche parte. Mourinho spieghi il calcio, abbiamo ormai capito che buca il video con grande carisma, ma anche con maleducazione (purtroppo). Se parlasse di calcio, serenamente, non devierebbe le domande e spiegherebbe per quale motivo ha escluso Balotelli, migliore in campo a Cagliari. E spiegherebbe anche la mezza figuraccia nella seconda giornata di Champions League: in dieci e senza Balotelli, ma non è che in undici l'Inter avesse fatto granché. Caro Josè, guadagni una fortuna, ma li meriti tutti quei soldi?
Ahi, la tattica. Il discorso legato a Leonardo è diverso: qui siamo al vuoto pneumatico, il Milan visto contro il Bari è stato osceno. Secondo me il peggiore degli ultimi dieci anni. Se Storari fa Ronaldinho e Ronaldinho fa il fantasma, questo è uno dei motivi che hanno portato il Milan nel burrone. Battere lo Zurigo si può, perché lo Zurigo non è organizzato come il Bari, ma serve un ritorno sul mercato puntando sui giovani. A proposito: non ho nulla contro Braida, anzi, ma qualcuno può portarmi il resoconto dei suoi ultimi movimenti sul mercato? Mi dicono che Oniewu sia stata un'idea di Galliani. Ma quando il Milan poteva prendere Poli investendo 500 mila euro per la metà, si stava concentrando su Cardacio (sic) e Viudez (sic bis). E' come se, pur avendo i soldi per un fuoristrada, alla fine ripiegassi per un'auto di seconda mano, un'utilitaria che ha tutte le caratteristiche ma non quelle del fuoristrada. Povero Milan, ma perché Berlusconi fa così? Poli era da prendere subito, anche se avessi avuto due Pirlo, lasciando perdere Mattioni (il nuovo Cafu, ma quale?) e i suddetti Cardacio e Viudeez. Poli è uno schiaffone per tutte le grandi, e un inno a Beppe Marotta e ai suoi uomini: così si fa mercato, così si fa la selezione giusta, così si pescano i talenti mentre gli altri dormono. Adesso scoprono Poli perché quando giocava in serie B – a Treviso – neanche sapevano chi fosse. E adesso scoprono Ventura e i suoi schemi avvolgenti: a livello tattico è uno dei migliori in Italia, basta riguardare le partite del suo Pisa di due anni fa: una delizia. Magari in casa il Bari farà qualche fatica, ma in trasferta – negli spazi – metterà nei guai chiunque. Ne approfitto per rispondere a Pino Picciotti che mi scrive: "Troppo facile farci i complimenti, dopo le critiche al mercato del Bari". Per la chiarezza: al mercato del Bari ho dato la sufficienza risicata, non quattro meno. Ho parlato soltanto per il bene del Bari, mi sarei aspettato qualcosa di più in attacco proprio perché mi piacerebbe un Bari lontano dalla zona minata della classifica. Magari ci riuscirà lo stesso con Ventura in panca, ma mi dispiace che si confondano le cose e che si ragioni (troppo facile) con il "senno del poi". Adesso aspettiamo il signor Barton che intanto non rispetta gli impegni: Bari non è una terra di conquista, è una grande piazza con gente che avrebbe bisogno di chiarezza e serietà. Per questo ho parlato poco di Barton quando promise mari e monti, contrariamente ai quotidiani e a chi ha dedicato pagine intere, come fecero per Fioranelli, Taci, Soros e compagnia. Pubblicità gratuita, almeno la penso così. Dei nuovi proprietari bisogna parlare soltanto quando si insediano, firmano il contratto e mantengono gli impegni. Ci vuole rispetto, come ce ne vorrebbe per Beppe Papadopulo trattato a pesci in faccia a Bologna, come se fosse un dilettante allo sbaraglio, come se non lavorasse o improvvisasse. Alla decenza, purtroppo, non c'è limite. |di Alfredo Pedullà - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 364 volte