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2009-10-05

Milan: quando finirà questo stillicidio?


Di fronte all’ennesima stecca stagionale, in una gara disputata per buona parte in superiorità numerica, provo una sensazione nauseante. Ero infatti così certo che la partita sarebbe terminata con una meritata sconfitta, che all’80' ho lasciato perdere la gara, per passare a vedere gli ultimi 10 minuti degli altri campi, in cui si giocava di gran lunga meglio di come stavano facendo questo Milan e l’ultima della classifica, per giunta rimasta in 10. Poi all’83' il gol di Ronaldinho ha riportato in parità il risultato, aumentando ancora di più lo sconforto in me per il riallontanarsi dell’esonero di Leonardo, che, a differenza della redazione di questo blog, vedo come assolutamente necessario per restituire una squadra decorosa alla gente che lo ama.
E la gente che lo ama, tifosi a parte, non è più tantissima in questi ultimi tempi. Non lo ama certo Ronaldinho che si permette di fare tardi in discoteca prima della gara contro lo Zurigo. Non lo ama più il presidente Berlusconi che ora che è chiamato a pagare 750 milioni a De Benedetti, dovrà per forza di cose dimostrare a tutti i tifosi se davvero non sia più in grado di sborsare le folli cifre con cui un tempo ci portò dalla B al tetto del mondo. Non lo ama più la dirigenza, assolutamente incapace di programmare una strategia a lungo termine che sopperisca alle vacche magre con investimenti intelligenti sui giovani del proprio vivaio (è di ieri la vittoria per 3-0 della nostra Primavera sui pari età dell’Inter) e con un allenatore capace di lavorare anche con una rosa non troppo competitiva. Esattamente quello che non è Leonardo, che, come Van Basten, Donadoni e molti altri ex-campioni del calcio di oggi, si è buttato ad allenare un grande club pensando che i propri meriti da giocatore sarebbero valsi quanto una lunga gavetta in panchina. Nulla di più falso, se è vero che l’allenatore che ha inventato il calcio moderno, Arrigo Sacchi, non ha mai indossato gli scarpini coi tacchetti in vita sua!
In ogni caso le chiacchiere stanno a zero e non sono più disposto a dare ascolto ad alcuna delle parole melliflue che ora ci racconteranno per minimizzare quest’ennesima débacle. Se è vero che il derby andava valutato per il tempo che era stato giocato in parità numerica, allora dobbiamo onestamente ammettere che la nostra prestazione a Bergamo è stata da 0 spaccato in pagella, perché in 11 contro 11 abbiamo subito il palleggio offensivo dell’Atalanta (sì, avete capito bene!), che avanzava e creava spazi per il tiro con una facilità imbarazzante. Leonardo non ha capito nulla di questa come delle altre partite finora giocate, fatta salva la prima a Siena, ed è arrivato all’inizio della ripresa con un cambio radicale, cioè passando a giocare con due trequartisti a supporto delle sempre più abuliche punte, inserendo Ronaldinho al posto di Flamini. Ci dovrebbe poi spiegare anche che senso abbia schierare (ma anche aver comprato) uno come Huntelaar, che non azzecca un movimento che sia uno, che pur essendo di stazza non è in grado di far salire la squadra e che ieri con la sua presenza ha privato Inzaghi della possibilità di incidere sin dal primo tempo.
Eppure non mi sembra ci voglia un teorico del calcio per risolvere il rebus che conduce ad un buon gioco. Credo che dei milioni di milanisti che settimanalmente seguono il Milan, non ci sia ormai più nessuno che sposi le idee di Leonardo. Che piacciano le tre punte, oppure le due più il trequartista, oppure le due senza, direi però che tutti hanno chiaro almeno certi nodi tattici fondamentali che il tecnico brasiliano sembra invece del tutto ignorare. Ronaldinho, Gattuso e Huntelaar, ad esempio, non sono attualmente in grado di fornire prestazioni convincenti; chi per un appannamento tecnico, chi per uno atletico, tutti e tre devono attualmente accomodarsi in panchina. Altrettanto evidente è che se si vuole aprire un po’ il gioco e renderlo meno asfittico, occorre che dialoghino fra di loro i terzini di fascia con gli esterni di centrocampo. Se avesse bisogno di un po’ di filmati per imparare come si fa, il nostro mister potrebbe andare a vedere uno dei due gol di Shevchenko segnati a Marassi contro la Sampdoria, nella stagione 2003-2004; tanto per rendersi conto che quando in settimana si preparano le cose bene, poi queste tornano in partita. Nella fattispecie occorre che, scelti Zambrotta e Oddo come esterni di difesa, quelli di centrocampo siano Abate e Antonini, gli unici centrocampisti di fascia a disposizione nella rosa e fortunatamente anche due dei più in gamba (anche nel senso letterale dell’espressione).
Poi, se proprio le cose dovessero andare come dico io, sceglierei di giocare con un bell’e robusto 4-4-2 con al centro di centrocampo Pirlo e Ambrosini (grandissimo centrocampista, a Bergamo ancora una volta inspiegabilmente tornato a scaldare la panchina ed entrato solo nel secondo tempo). Storari; Zambrotta, Nesta, Thiago Silva, Oddo; Abate, Ambrosini, Pirlo, Antonini; Inzaghi, Pato. Palla corta e pedalare assieme. Pressing alto e fuorigioco sistematico. Qualche cassetta di Ancelotti e qualcun’altra di Sacchi, per scordare insomma il brutto film di Leonardo.
|di Sebastiano Molinelli - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 154 volte


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