Il ginocchio gli faceva male da tempo, ma alla Juve hanno cercato in tutti i modi di recuperarlo lo stesso. Erano a conoscenza della meniscopatia di Marchisio ma l'hanno sottaciuta, onde evitare di aggiungere un altro degente alla già affollata 'infermeria bianconera con tutte le conseguenze mediatiche del caso. Perchè la domanda resta sempre la stessa, e la risposta non arriva mai: perchè alla Juve ci si infortuna con maggiore facilità rispetto alle altre squadre? Perchè il problema non è stato risolto cambiando preparazione atletica e sostituendo lo staff medico con un altro nuovo di pacca? Però, come sempre, le bugie hanno le gambe corte e appena Marchisio si è presentato al raduno della nazionale i problemi al menisco sono immediatamente venuti a galla.
Leggetevi questo articolo, è molto istruttivo di come venga gestito il reparto "sanitario" alla Juventus. Talvolta i silenzi creano più fragore delle urla e la gestione dell’infortunio di Marchisio lo dimostra: a colpi di reticenza si è riusciti a far diventare un «giallo» un caso di menisco come ce ne sono a centinaia nello sport. Tra Juve e Federcalcio è stata una bella lotta ad insabbiare e soltanto ieri una parte della verità è venuta a galla da Coverciano sebbene ne resti sommerso ancora un pezzo e non si conosca il destino del giovane centrocampista in bilico tra due estremi: giocare sabato a Dublino con un ginocchio dolorante e sotto l’effetto dei farmaci oppure rientrare a Torino per le cure, con la prospettiva di eliminare il problema alla radice in sala operatoria.
Le cose stanno così. Marchisio soffre da qualche tempo di una «meniscopatia» che, come ha spiegato il medico della Nazionale, Castellacci, può indicare un dolore ma anche essere il segnale di una lesione. I primi sintomi li avvertì contro il Genoa, quando uscì nella ripresa, al culmine di una prestazione da incorniciare («Sono crampi, con quanto ha corso..» minimizzò Ferrara). Tre giorni dopo, Marchisio giocò maluccio 90’ contro il Bologna e altrettanti ne fece a Monaco quando il dolore divenne insopportabile per colpa del terreno troppo duro: soltanto allora la Juve lo indirizzò da uno specialista, il professor Quaglia, che consigliò di tenere il ginocchio sotto controllo ma senza allarmarsi.
Infatti se il menisco non è lesionato e il dolore è ridotto ad un livello accettabile, con le dovute precauzioni si può rinviare per mesi, qualcuno dice addirittura per anni, l’intervento del chirurgo. E questa è stata la strategia della Juve nonché la prima reticenza. «L’errore - ammettono a Vinovo - è di non aver chiarito pubblicamente di cosa si trattava». Il forfait di Palermo venne contrabbandato come concessione di una giornata di riposo. Perché? Perché con l’infermeria piena e sotto l’effetto dell’infortunio muscolare di Del Piero non si voleva aggiungere un altro numero alla statistica dei troppi malati. Meglio cavarsela con un improbabile «riposo» del guerriero.
Il dolore però non è passato. «Mi fa molto male», ha ammesso ieri il giocatore, comprensibilmente irritato: in due giorni non ha potuto fare neppure un allenamento e, sebbene a Coverciano l’Ufficio Insabbiamenti abbia cercato di mantenere il segreto, lo juventino è stato sottoposto a un controllo che avrebbe dato lo stesso responso del professor Quaglia. Per il momento si tratta di un dolore e non compare una lesione evidente del menisco. Tra Firenze e Torino sono intercorse molte telefonate. Alla fine ha prevalso la linea di Lippi: Marchisio rimane a disposizione della Nazionale fino a questa sera o domattina, con la speranza che il dolore si attenui e che possa andare in campo contro l’Irlanda del Trap. In questo modo consentirebbe al ct di schierare l’Italia con gli uomini e il modulo visti a Torino con la Bulgaria. Altrimenti Lippi dovrà modificare la disposizione: ieri, precauzionalmente, ha provato il 4-2-3-1 con Palombo (il potenziale sostituto dello juventino) al fianco di De Rossi, più Camoranesi-Pirlo-Iaquinta nel tridente dietro a Gilardino.
Il punto è capire fin dove può spingersi Marchisio, quanto può essere condizionato e quanto può resistere, con un calendario che metterà la Juve di fronte a settimane dense e impegnative. La strategia bianconera è quasi inevitabile. Se Lippi chiede al centrocampista torinese il sacrificio di resistere per una partita, Ferrara non può farne a meno finché non avrà la garanzia del completo recupero di Sissoko che potrebbe ripresentarsi alla ripresa del campionato per uno spezzone contro la Fiorentina ma che è fermo da un’infinità di tempo. Ovviamente ammesso che Marchisio resista al dolore e che, giocandoci su, il menisco malato non saluti la compagnia e si spezzi, costringendo il chirurgo a intervenire immediatamente e non nella sosta natalizia, come è nelle ipotesi, per ridurre il numero di partite da saltare. |di Marco Ansaldo - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 201 volte