A San Siro arriva i giallorossi di Ranieri. Chissà se il temporale che si è abbattuto in settimana su Trigoria ha spazzato via tutti i problemi dell’ultima Roma di Luciano Spalletti, prevedibile, impalpabile e ben diversa dalla compagine spettacolare degli ultimi anni. Chissà se il filotto di risultati positivi ottenuto da Claudio Ranieri è solamente una conseguenza della scossa ambientale provocata dal cambio di allenatore o se, realmente, il tecnico romano (e romanista) ha apportato quei cambiamenti necessari alla Roma per tornare ad essere competitiva e pericolosa per chiunque. La trasferta contro il Milan, molto cara ai giallorossi che da ben tre anni consecutivi fanno bottino pieno, cade giusta a puntino per misurare le reali ambiziosi di questa squadra. Ottava in classifica con undici punti (due più del Milan, cinque meno delle capoliste Inter e Sampdoria) la squadra di Ranieri si trova ad un importante bivio stagionale: sbancare nuovamente San Siro vorrebbe dire rilanciarsi e dimostrare di aver lasciato la crisi di inizio stagione definitivamente alle spalle; una brutta sconfitta, al contrario, farebbe nuovamente incupire un ambiente dagli umori estremi ed altalenanti come quello romanista. MENO BELLA, PIU’ CINICA - Il cambio di guida tecnica ha prodotto diversi cambiamenti dal punto di vista tattico e di approccio alla gara. Rispetto alla Roma delle ultime stagioni, capace di imprese come quella del Santiago Bernabeu ma anche di clamorose battute d’arresto con squadre decisamente inferiori, quella di Claudio Ranieri sembra una squadra più pratica e meno fantasiosa, più votata al cinismo che ai ghirigori di calcio champagne. Fin dal giorno del suo insediamento, l’ex mister della Juventus ha lavorato moltissimo sulla fase difensiva, puntando su un 4-4-2 solido e ordinato molto simile a quello improntato alla sua Juventus nelle ultime due stagioni. Rispetto al 4-2-3-1 di Luciano Spalletti siamo agli antipodi, ma fino ad oggi l’imbattibilità in campionato ed Europa League sta dando ragione a Claudio Ranieri. Con tale paragone non voglio dire che il sistema di gioco del nuovo allenatore sia più efficiente di quello spettacolare adottato dalla Roma nell’ultimo lustro, ma probabilmente ormai i giocatori giallorossi necessitavano di una scossa e di nuovi stimoli, puntualmente arrivati da un “martello” (così si è auto-definito) come il tecnico di Testaccio. Si potrebbe dire, dunque, che il ciclo della Roma di Luciano Spalletti fosse finito già l’anno scorso, come quello rossonero di mister Ancelotti. Se Ranieri ha potuto cambiare rotta dal punto di vista tattico mentre il soldato Leo si è trovato costretto a riproporre lo stesso canovaccio del passato, è grazie alla polivalenza dei centrocampisti giallorossi, bravi ad adattarsi a ruoli e mansioni tattiche differenti in base alle necessità.
Ci sarà da soffrire, ma ormai scriverlo ogni settimana appare superfluo perché sembra proprio che questo sarà il trend di tutta la stagione. Ovviamente sarò ben lieto di essere smentito. |di Gabriele Pipia - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 159 volte