A mente fredda è un'altra cosa.
Già, analizzare una gara poco dopo lo svolgimento o il giorno dopo è diverso, pure tanto.
Cambia tanto: la lettura di alcune scelte, la prospettiva in chiave futura, la convinzione di ciò che conviene fare o meno nei panni del tifoso.
Analizziamo queste componenti, cercando una soluzione che sia una, che sia però un pensiero da condivere o meno.
Parlando di lettura della partita di sabato bisogna farlo ovviamente in chiave tattica, di conseguenze anche sugli uomini da schierare o meno. Prendere i panni da allenatore risulta facile dall'esterno, un po' meno quando bisogna assumersi delle responsabilità. E Atzori di coraggio ne ha avuto tanto: a veder un 4-5-1 non si direbbe, ma lasciare Mascara, Martinez e Ricchiuti fuori non è da tutti. Significa soltanto essere convinto delle proprie idee, accettando già in partenza le critiche inevitabili per aver lasciato in panchina i beniamini del pubblico. Sbagliando, forse. Già, perché per pura ammissione di Atzori la gara è subito stata in salita, diversa da come il tecnico l'aveva immaginata: contenere la parola d'ordine, sfruttare le ripartenze grazie alla velocità di Morimoto la conseguenza.
Idee svanite dopo appena tredici minuti, idee cambiate in corso d'opera con l'ingresso prima di Mascara e poi di Plasmati. E, a far questo, ci vuole anche del coraggio.
Leggendo la prospettiva in chiave futura e volendosi mettere nei panni del tifoso viene da chiedersi cosa bisogna fare: criticare, stare in silenzio, sostenere.
Risposta sicuramente affidata alla coscienza di ognuno, al proprio “credo”, alla propria filosofia di vita.
I risultati provenienti dagli altri campi non aiutano la squadra, non aiutano il Catania dopo una sconfitta comunque prevedibile e prima di una partita dove la vittoria diventa fondamentale. Non tanto per la classifica, quanto per respirare più in alto, per stare più sereni, per ricomporsi.
E allora, a mente fredda, è giusto dare fiducia, è giusto esserci ancora una volta, è giusto incitare dei ragazzi che, nei propri limiti, si impegnano e tengono a questa squadra.
Perché questa convinzione? Viene da un elemento in più che questa società possiede: Nino Pulvirenti, un presidente tifoso, uno capace di diventare una furia quando il suo pubblico lo tradisce, uno che soffre quando la sua squadra è in difficoltà, uno che su questa città ha investito e lo sta cominciando a fare. Uno che non ha mai promesso senza cognizione di causa, uno che sta costruendo un progetto a medio-lungo termine. Uno che è convinto di poter restare in serie A.
E se lo è lui, possiamo esserlo anche noi. |di Fabio Alibrio - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 133 volte