Riflettiamo sull’andamento della squadra nelle ultime tre gare. Tutte e tre vittorie con il minimo scarto, tutte e tre ottenute nel secondo tempo e tutte tre ricche di luci e di ombre. In tutte e tre le partite si sono distinte delle costanti positive, come la condizione di Pato e Nesta e la voglia di crederci fino in fondo, mentre sempre in tutte e tre sono apparsi come preoccupanti i ritmi tenuti, le prestazioni di Huntelaar e la tendenza di cedere il primo tempo all’avversario.
L’ultimo avversario, il Chievo Verona, ha dimostrato maggiore solidità e incisività tattica delle altre due blasonate rivali, ma complessivamente, se dovessimo dare un voto al meglio delle tre gare possiamo dire che questo è un sei. Né più né meno. Perché infatti, non neghiamocelo, nessuno di noi è abituato ad un Milan che soffra così tanto a creare gioco, ad avere idee ficcanti in avanti a dare insomma un certo tono di sicurezza alla propria manovra che, al di là del punteggio, ci ha sempre caratterizzato nelle nostre annate migliori,mentre è sempre stato latente nelle cosiddette annate di transizione; perché in via Turati fa più chic chiamarle così.
Quindi ora, per carità, facciamo fruttare al massimo le risorse, soprattutto di comunicatore, del nostro mister, ma diamogli anche un compito inderogabile. Quello di trasformare la facies della squadra di qui a fine stagione, altrimenti, risultati a parte, non credo giovi a nessuna componente del mondo Milan proseguire con questa gestione tecnica, oltre che ovviamente con questa stessa scarna rosa di nomi validi… Non scordiamo mai, infatti, che proprio in questa annata il dato degli abbonamenti, per la prima volta sotto la presidenza Berlusconi, ha decretato il sorpasso dei cugini ai nostri danni. Come dire, alle vittorie rocambolesche, capaci talvolta anche di far vincere qualche trofeo, il Milan non è abituato. Il Milan deve “sacchianamente” vincere e convincere. |di Sebastiano Molinelli - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 191 volte