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2009-10-29

Juventus - Sampdoria: commento ed analisi


L’esordio alla presidenza della società di Jean Claude Blanc, è stato salutato nel migliore dei modi, con una Juve letteralmente mostruosa, che ha annientato la Sampdoria ieri sera all’Olimpico, in quella che si presentava come la gara fondamentale, che avrebbe dovuto dirci il vero valore della squadra, e che poteva anche segnare il momento di crisi cronica e compromissione della stagione bianconera.
E peraltro i segnali non erano dei migliori, ancora nuovi infortuni, Iaquinta operato al menisco, buon ultimo anche Caceres indisponibile e operato al setto nasale, insomma uomini contati e qualcuno, Felipe Melo, dato con la caviglia non ancora a posto.
La reazione è stata invece “da Juve”, da grande squadra che reagisce sempre alle avversità e proprio in questi momenti dà il meglio di sé: la cinquina rifilata a quella che fino a domenica scorsa veniva giustamente ritenuta da tutti come la squadra più in salute e che esprimeva il migliore calcio del campionato, è di quelle che lasciano il segno nel campionato, che dicono a tutti chiaramente che si dovranno fare i conti con questa Juve per il successo finale.
A patto, naturalmente, che i bianconeri mantengano questa cattiveria agonistica e questa fame di vittoria, non abbassando mai la guardia e mantenendo costante la pressione sugli avversari per tutta la gara, senza abbassamento di tensioni.
Come dire, se si giocherà così in avvenire, sarà dura per tutti. LA TATTICA - Come si diceva sopra, la Juventus era davvero con organico ridotto all’osso, basti pensare che, a cominciare da ora e per un altro mesetto circa, potrà contare su due soli attaccanti di ruolo: per cui le soluzioni a disposizione di Ferrara non è che fossero tante, e dunque con possibilità di molta scelta.
Quindi una formula direi identica a quella utilizzata in CL contro il Maccabi, 4 – 2 – 3 – 1, con la coppia Felipe Melo – Sissoko a centrocampo, a copertura della difesa, una linea più alta tutta fantasia e dinamismo, Camoranesi – Diego – Giovinco, e Amauri unica punta; dall’altro lato Samp con il canonico 4 – 4 – 2 di Del Neri, con Mannini e Ziegler esterni di centrocampo, Poli e Tissone centrali, Cassano di punta in appoggio a Pazzini.
Dai primi minuti di gioco, si percepisce che in campo c’è una Juve molto diversa da quella vista nelle gare recenti, soprattutto come mentalità e intensità di gioco, pressing alto ed asfissiante sui portatori di palla avversari, azioni di prima e molto movimento sulle fasce, con Camoranesi e Giovinco a fungere da ali pure, e Diego di fatto attaccante o più precisamente, come si diceva una volta, in posizione di “centravanti arretrato”, e Amauri quasi da “centroboa” di waterpolo, o da pivot di basket; in questo modo i doriani erano costretti a mantenere bassi i loro esterni, e dunque in condizione di non poter sostenere la manovra, a supporto degli attaccanti, mentre i due centrali di centrocampo di fatto erano costretti a giostrare sulla linea dei difensori, per evitare di essere presi negli spazi tra le linee dai movimenti di Diego o di Giovinco.
Risultante, Juventus quasi sempre nella metà campo avversaria, Sampdoria praticamente assente nel gioco d’attacco, tanto che la prima sortita, più velleitaria che altro, avveniva dopo il ventesimo minuto, mentre la Juve aveva già costruito almeno due occasioni nitide da rete, in una delle quali Castellazzi aveva fatto il miracolo su Chiellini.
Quindi gol già nell’aria, quando arrivava, su azione d’angolo, con Amauri che prima provava di testa, colpendo fortuitamente Sissoko, e poi riprendendo la palla vagante in area e tirando a botta sicura.
Del Neri provava a correre ai ripari, inserendo Bellucci per Zauri, ossia un attaccante per un difensore esterno, per provare ad alzare la linea della squadra, ma con scarsissimi frutti, ed anzi arrivava il raddoppio bianconero, con una azione da manuale: Chiellini recupera palla a centrocampo, lancia sulla sinistra verso Amauri e si catapulta in area di rigore per ricevere il passaggio di ritorno del compagno, che, anche grazie ad una deviazione di un difensore doriano, gli arriva in posizione ideale per battere da solitario a porta praticamente sguarnita.
Nella ripresa la situazione non cambia, anzi saliva in cattedra anche Giovinco, e a secondo tentativo, ben lanciato da Diego, si liberava bene in area, servendo con rasoterra a rientrare l’accorrente Camoranesi, che di prima intenzione batteva Castellazzi, con una marcatura che, per certi aspetti, ricalcava quella di Rivera nel famoso Italia – Germania di Messico ’70.
Da qual momento in avanti la gara si metteva decisamente in discesa per i bianconeri, ci provavano anche Grosso, Giovinco, nuovamente Amauri, ad arrotondare il punteggio, con i doriani praticamente frastornati.
Era anzi Amauri a siglare la sua doppietta personale, di testa, su preciso spiovente di Diego.
Solo in questo momento i doriani si scuotevano, e con una reazione d’orgoglio trovavano il gol della bandiera, ma le sorti della gara, ormai segnate, venivano ulteriormente segnate dalla quinta realizzazione bianconera, ad opera di Trezeguet, entrato al posto di Amauri.
IL FATTO - Dovrei riprendere pari pari la celebre frase di Fulvio Bernardini, allenatore del Bologna 1963 – 64 (ultimo scudetto della squadra emiliana), quando al termine di una gara stravinta e dominata, ebbe a dire “così si gioca solo in Paradiso”: effettivamente la prestazione dei bianconeri è di quelle che si possono vedere solo nell’Olimpo del calcio, quale prestazione da mostrare ai posteri, come si deve neutralizzare l’avversario, non farlo giocare, e viceversa controllare la gara a proprio piacimento, stazionando costantemente nella metà campo avversaria, mantenendo un pressing alto e asfissiante per tutti i 90’, giocando sempre di prima e in velocità.
Prestazione che viene ingigantita dal fatto che si incontrava non certo una squadra di secondo piano, ma proprio la squadra più in salute, quella che aveva battuto l’Inter e che, se non avesse avuto la sfortuna di qualche direzione di gara non proprio favorevole, poteva trovarsi in testa alla classifica o almeno a pari punti dalla capolista nerazzurra.
Insomma non certo una squadra di secondo piano.
Ferrara ha trovato stavolta la giusta formula per equilibrare la squadra, e come ben noto ad ogni intenditore di calcio, ogni squadra deve avere il necessario equilibrio di gioco nel proprio centrocampo, che deve coniugare al meglio la “doppia I” Interdizione – Impostazione, ossia capacità di spezzare la manovra avversaria, di neutralizzare le fonti di gioco avversarie, ma anche capacità di fare ripartire la manovra, di costruirla al meglio, sfruttando gli spazi e le debolezze nello schieramento tattico degli avversari.
Bene, questo equilibrio, da ultimo, era mancato ai bianconeri, o perché quando si interdiceva al meglio, non c’era chi costruiva gioco e ispirazioni sul come costruirlo, o, al contrario, per garantirsi una manovra valida d’attacco, veniva a mancare la copertura a centrocampo, con la difesa facilmente vulnerabile.
Rinunciando ad una punta, ma schierando tre mezze punte tutte in grado di essere contemporaneamente capaci di dare fantasia ed imprevedibilità alle azioni d’attacco, di poterle anche finalizzare inserendosi a turno negli spazi e pervenendo al tiro, e anche in grado di ripiegare e fare pressing alto, con la copertura di una cerniera di centrocampo fisicamente forte, ma anche tecnicamente capace di far ripartire al meglio la squadra, Ferrara ha trovato un modulo certamente più equilibrato, e non a caso la difesa è rimasta ben coperta, mai validamente insidiata, se non a risultato abbondantemente acquisito, mentre in attacco si è superata la temuta sterilità e il sostanziale isolamento degli attaccanti, spesso poco serviti nelle gare precedenti.
Diego sembra esaltarsi meglio in un modulo del genere, anche perché avere gente come Camoranesi e Giovinco con cui poter dialogare, gli consente di trovare riferimenti costanti per le sue avanzate e compagni con cui dialogare di fino.
E, altra nota positiva, Felipe Melo, unitamente a Sissoko, sembra acquisire maggiore sicurezza e tranquillità di gioco, perdendo, e speriamo una volta per tutte, anche quella presunzione in fase di disimpegno, che metteva a rischio ripartenze veloci la nostra retroguardia.
Si potrebbe obiettare che i doriani erano in serata no, e può anche essere vero, ma ritengo che sia vero anche l’altro aspetto, che questa serata no, sia anche il frutto di una perfetta lettura tattica della gara da parte di Ferrara.
Ad ogni modo, la controprova se questa gara è l’inizio della svolta, l’avremo praticamente subito: sabato pomeriggio la Juventus riceverà quel Napoli che sta risalendo grazie alla cura Mazzarri, e che ieri sera, ha raddrizzato nei minuti di recupero una gara che ormai sembrava irrimediabilmente perduta, contro il Milan.
|di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 212 volte


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