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2009-11-08

9 novembre '89, crolla il muro di Berlino, 7 novembre '09, crolla il muro atalantino


Cari lettori, chiariamo subito che quando dico "crolla il muro Atalantino", non mi riferisco assolutamente alla difesa o in particolare ai due centrali Peluso e Talamonti. Considero il primo un grandissimo centrale, in cui ieri, se mi è permesso farlo, ho intravisto un paio di difetti che se Federico migliorerà potrà fare quel salto definitivo verso grandi successi e traguardi. Non è certo una partita giocata da Clark Kent a far dimenticare il Superman che c'è in lui.
Talamonti è stato per anni un baluardo difensivo di tutto rispetto, ma ieri è scivolato più volte in forti disattenzioni e imprecisioni che sono costati i gol bianconeri. Quando parlo dunque di crollo, mi riferisco a tutta la squadra, partendo da Doni (capitano) che non riesce mai a tenere e coprire un pallone per permettere alla squadra di salire, che con un ennesimo atto di nervosismo da un pestone insignificante ed inutile a Diego che gli costa un ammonizione e la conseguente squalifica per Siena. Ora almeno avrà quattro settimane di tempo per recuperare la forma migliore mai vista quest'anno e chissà che ritrovi anche un pò di serenità psicologica per farlo giocare più lucidamente. Tiribocchi, troppo isolato davanti, da solo deve rincorrere 3-4 difensori e alla fine è costretto ad uscire esausto dal campo.
Attendiamo a braccia aperte Robert Acquafresca, siamo certi che tornerà a fare grandissime prestazioni a fianco del "Tir", con un Doni pronto ad entrare a partita in corso a dare il suo supporto che oggi ha un autonomia di 45'-60' al massimo Il centrocampo è spesso un colabrodo, con Guarente che viaggia a velocità di crociera e gioca con il pilota automatico, senza mai accelerare e rincorrere un avversario che gli ruba (quasi sempre) il pallone tra i piedi. E' poca roba, per Guarente, un paio di lanci illuminanti, da lui pretendiamo molto di più e può dare molto di più. Bellini e Padoin, non li giudico perchè sono dei leoni, guerrieri che gettano sempre il cuore oltre l'ostacolo, sono l'esempio del giocatore che vuole Antonio Conte.
Mister Conte, di colpe ne ha ben poche, i suoi uomini commettono errori individuali che gli costano i risultati, riteniamo Antonio Conte un grandissimo allenatore che se avesse una squadra formata da lui fin dal mese d'agosto frarebbe grandissime cose. La lezione di Cagliari è servita a ben poco, ancora una volta nel giro di una manciata di secondi la squadra subisce un uno-due da mettere in ginocchio chiunque. Aggiungiamoci il fatto che stavolta di fronte non avevamo il Cagliari, ma la Juventus, dopo 45' l'impresa poteva rimanere solo nel libro dei sogni. Invece l'impensabile diventa realtà quando Valdes (nota lieta della serata), segna il gol del momentaneo 1-2. In questi casi, come in una corsa ciclistica, quando un corridore comincia a vedere le ruote dell'avversario in fuga, fa di tutto per pedalare ancora più forte e mettersi in scia, per giocarsi poi nel finale il successo.
Invece l'Atalanta che fa? Smette di correre e crederci, così il distacco, non solo rimane invariato, ma diventa nuovamente incolmabile. Ora è importante cominciare a pensare seriamente che la serie B non è un discorso che riguarda solo ad altre squadre. Smettiamola di guardarci allo specchio e cantarci e suonarci le lodi, ritorniamo a giocare da provinciale, con il coltello tra i denti e conquistandoci con le unghie punto dopo punto.
Con questo non dico che andremo in B, non scherziamo, è un segnale d'allarme che mi preme lanciare perchè proprio quando si pensa che certe cose possono capitare solo ad altri, ci si trova inguaiati fino al collo. Da tutte le parti sento dire che con questa squadra è impossibile andare in serie B. Continuare a pensarla in questo modo non fa tirare fuori la grinta e la mentalità giusta alla squadra, che continuerà a giocare sul velluto nella speranza che prima o poi la provvidenza metta le cose a posto, facendo retrocedere le squadre che da inizio campionato sono destinate a scendere (Siena, Livorno, Catania e Bologna).
Alt, alt, andiamoci piano, sulla carta non si è mai deciso nulla, tutto si deve giocare sul campo domenica dopo domenica, che oggi più che mai devono diventare "maledette domeniche" in cui ognuno di noi deve contribuire a spingere l'Atalanta a conquistarsi, centimetro dopo centimetro quel terreno che alla fine vorrà dire slavezza. La salvezza la si conquista con circa 40 punti e in una partita al massimo di punti ne prendi 3, è per questo che la somma di tutte le domeniche, giocate con la voglia di conquistare anche solo un punticino insignificante,alla fine faranno la differenza tra chi avrà raggiunto la meta e chi per pochi centimetri, o punti, tornerà indietro, nel baratro della serie B. Siamo come un pugile alle corde e da qui ci sono due soluzioni, o si esce immediatamente con un paio di colpi ben assestati (Siena e Roma in casa), oppure dalle corde si va in ginocchio e inevitabilmente a K.O. I voli pindarici lasciamoli fare ad altri, noi "giornalai" amiamo l'Atalanta ne più ne meno come i tifosi e se a volte ci permettiamo delle critiche, vogliono essere critiche costruttive e non distruttive.
|di Luca Ronchi - Fonte: www.atalantanews.com| - articolo letto 152 volte


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