Non funziona neanche la danza della pioggia: anche il Milan espugna l'Olimpico
La giornata a Roma era iniziata così, in maniera pazza. Nuvole, poi il sole che fa capolino, quindi la pioggia ed infine la pioggia e il sole contemporaneamente. Stati d’animo convulsi, e non solo per chi è metereopatico. La Lazio esce ancora una volta sconfitta dall’Olimpico in una partita che all’inizio appare insignificante, quindi sembra ribaltarsi, per poi decretare una volta di più che la Lazio è fortunata ad avere quattro squadre più “deboli” alle spalle.
Entrambi gli allenatori confermano gli schieramenti di partenza che, ad essere sinceri, non sono mai stati uguali in due partite consecutive. Ballardini con il rombo (e finalmente torna Matuzalem), Leonardo con Borriello supportato da Pato e Ronaldinho.
La Nord sciopera nei primi 5 minuti in onore da Gabriele (mercoledì ricorre l’anniversario dalla morte), come d’accordo con le altre curve italiane, tranne quella milanista evidentemente.
Rocchi inizia come a Vila-Real e al 2’ ha un’occasione d’oro per portare in vantaggio la Lazio. Il pallone però si spegne sull’esterno della rete. I primi dieci minuti di gara scorrono via senza grandi sussulti da una parte e dall’altra: la partita la fa il Milan e il gioco dei rossoneri passa spesso per i piedi di Pirlo che detta i tempi di gioco. La Lazio prova piuttosto a ripartire in contropiede e difficilmente ha l’occasione per tenere il bandolo della matassa. Zarate prova spesso a tagliare in mezzo partendo sia da destra che da sinistra e va anche alla conclusione per più di una volta nei primi 15 minuti. Ma i suoi tiri sono sempre sporcati o intercettati dai difensori milanisti. Al 20’ Brocchi arriva in corsa e, servito da Rocchi, ci prova da fuori area, colpendo però male il pallone. È il preludio al gol…del Milan. Al 21’ Pirlo si incarica di una punizione dal vertice dell’area di rigore, la difesa biancazzurra si perde Borriello e Thiago Silva con quest’ultimo che comodamente appoggia di testa in rete ad un metro da Muslera. Tempo quattro minuti e si scatena il putiferio a livello atmosferico: qualcuno forse tenta di propiziare la pioggia con qualche danza per interrompere la sfida. Sembra l’unica via d'uscita. Al 30’ però Damato e Nesta aiutano la Lazio ad ottenere un calcio di punizione: l’arbitro blocca un’azione di rimessa del Milan, mentre l’ex difensore laziale stende Zarate lanciato a rete. L’argentino batte una bella punizione indirizzata all’incrocio dei pali, ma Dida devia in angolo. L’acquazzone intanto si placa, ma il Milan no. Ronaldinho calibra un gran pallone sul secondo palo e dalla stessa posizione della punizione di Pirlo, Pato insacca di testa. Ma i guai non vengono mai da soli: la grandine incalza, i tifosi rossoneri cantano “Serie B”, Lichtsteiner in scivolata tenta di fermare Pato alla disperata, ma il suo è un vero retropassaggio per Muslera che ferma il pallone con le mani e concede la punizione a due in area di rigore. Zarate si fa ammonire per proteste, tuoni e fulmini imperversano e fortuna che Seedorf spedisce fuori il pallone. L’unica nota positiva del primo tempo è il coro goliardico della Nord che invita Lotito a pagare la luce, a cui fa eco anche il settore ospiti.
Nel secondo tempo Cruz rileva Mauri, ma l’argentino si divora quasi subito un’occasione d’oro servitagli da Kolarov. Il copione si rovescia rispetto al primo tempo: è la Lazio a fare la partita, con il Milan pronto a ripartire in contropiede per cercare il colpo del KO. La Lazio però cincischia troppo e finisce sempre per perdere male il pallone, anche in situazioni estremamente favorevoli come quella che capita a Rocchi al 56’: il capitano sbaglia lo stop e la difesa rossonera ripiega tempestivamente in angolo. Così come fa al 58’ su Cruz che perde il tempo per concludere a rete da distanza ravvicinata. Così è solo un rocambolesco autogol di Thiago Silva che al 64’ riesce a ridare qualche speranza alla Lazio: il difensore brasiliano colpisce in corsa un innocuo tiro di Zarate e la sua deviazione prende in contro tempo Dida. Passano 4 minuti ed è ancora Zarate ad innescare Lichtsteiner sulla destra: lo svizzero sventaglia in mezzo, ma Dida arriva sul pallone prima di Cruz. La partita sembra cambiare ritmo: la sensazione è che, se la Lazio volesse, potrebbe riuscire di nuovo nell’impresa del 1993, quando sotto di due, riuscì a pareggiare i conti a 4’ dalla fine grazie a Bergodi. Invece alla fine si rivelerà soltanto l'ennesima illusione. L'ennesimo tentativo di appendersi al passato per cercare di cambiare il presente. Gli spazi si aprono e la Lazio potrebbe anche tentare l’affondo. Al 70’ Siviglia è costretto ad uscire per infortunio e gli subentra Cribari. Ma il cambio pesante lo effettua Leonardo quando fa uscire Borriello e mette Inzaghi. L’attaccante piacentino ci mette poco ad entrare in partita e si fa ammonire quando Matuzalem se ne va con un numero ai suoi danni. Al minuto 77 Meghni si libera con un paio di finte sull’out di sinistra e va al cross: Rocchi però non riesce ad indirizzare il pallone verso la porta. Il Milan è chiaramente in affanno e manca in lucidità nei minuti finali. Leonardo decide così di inserire un nuovo motore a centrocampo e fa uscire Seedorf, inserendo Flamini. Il francese ha un gran impatto sulla partita perché all’83’ prova la botta al volo su cui si esalta Muslera. La Lazio non si arrende e continua a spingere. Nel Milan entra Abate al posto di Ronaldinho: segno che Leonardo vuole ancora un Milan arrembante sulla fascia destra, dove è più probabile che Kolarov lasci dei buchi in fase di spinta. L’idea del mister brasiliano non si concretizza. La sconfitta della Lazio, sì. Il Milan finisce in avanti, la gara finisce tra i fischi. Ma stavolta almeno la Lazio non ha mollato fino alla fine. Benedetta pausa. |di Federico Farcomeni - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 195 volte