Eh sì, non ci sono più le retroguardie di una volta, per intenderci quelle degli anni ’70, quando una squadra come il Cagliari poteva concludere il Campionato di A del 1970 (Scudetto ai tempi di Riva) con soli 11 gol sul groppone. Adesso un team in grado di laurearsi Campione raccoglie 30/40 palloni dalla rete. Segno dei tempi che cambiano, è ovvio, di una scarsa predisposizione a difendere, o di una inclinazione esagerata a violare le retroguardie altrui. Fatto vuole che ormai, vedendo le statistiche, pare non vi siano più i difensori rocciosi di una volta, né tantomeno ci si chiude a mo’ di catenaccio come insegnavano gli allenatori guru di epoche andate. Così accade che l’Inter capolista (in Italia pressoché imbattibile) per prevalere sul modesto Palermo ne debba fare 5, di gol; o che la Juventus in mezz’ora ne prenda 3 dal Napoli. Gli 1-0 sono merce rara, e pare che le big subiscano più gol dalle provinciali che dalle altre big. Intanto se prima un certo Maradona per laurearsi capocannoniere ne faceva 15 (sì avete letto bene) adesso con la stessa cifra sei una specie di "pippa", visto che per vincere tale classifica bisogna varcare almeno quota 20/24 gol, come si verifica regolarmente negli ultimi 10/15 anni. Ma tuffiamoci in questa 12^ giornata, che esprime fra l’altro il ripristino delle antiche gerarchie, con la Sampdoria risucchiata nei ranghi, a vantaggio dell’irrefrenabile Milan e della ridestata Fiorentina. A vele nuovamente spiegate è la navigazione della Juventus, 5-2 a Bergamo, palesando la convivenza di una contraddizione, ovvero esplosivo attacco e imbarazzante difesa (Buffon in bambola, di nuovo…; Caceres immaturo, Grosso in declino): da segnalare comunque lo stato di grazia di Camoranesi (che io stesso davo per "brocco") ed il ritorno al gol dei brasiliani Melo e Diego, sin qui insufficienti all ambizioni della Zebra; storico traguardo per David Trezeguet, 167° gol (6° quest’anno) come il mitico Omar Sivori, a conferma di come il francese sia tutt’altro che sul viale del tramonto. La Juventus con questo exploit accorcia il divario dall’Inter (1-1 con la spavalda Roma, priva ancora di Totti), portandolo da -7 a -5, ridestando speranze tricolori. Tornano a giocare decentemente Genoa (doppietta di nonno Crespo!) e Bologna (riecco Zalayeta-gol), mentre si attestano ancora sulla mediocrità Siena ed Udinese (Di Natale ha smarrito il senso del gol?). In ambito estero, segnatamente brasiliano, non possiamo esimerci dal fare cenno sui due “nativi” che hanno ritrovato definitivamente la condizione eccellente che più gli si addice, Adriano (18 gol in A) e Ronaldo (11, per ora…), due fuoriclasse che probabilmente convinceranno Dunga a dargli la chance della Selecao, specie l’Imperatore che, a differenza del Fenomeno, rientra decisamente nei favori del CT. Tornando a casa Italia, in senso lato, parliamo brevemente della Coppa Uefa, giusto per dare il risalto che merita al Genoa che rimane in lizza per il passaggio del turno grazie ad una splendida affermazione sul Lille, 3-2 all’ultimo istante con gol di Sculli, dopo le altrettanto provvidenziali reti di Palacio e Crespo; vittoria vitale anche per la Roma, 2-1 col Fulham con gol decisivo di Okaka; scacco matto subito dalla Lazio ad opera del Villareal, 4-1 impietoso. |di Albertosig - Fonte: www.calciomagazine.net| - articolo letto 142 volte