Dopo due lunghe settimane senza Milan, ecco che i tifosi rossoneri sono tornati a rivedere il Diavolo proprio come l’avevano lasciato: vincente. Il 4-3 contro il Cagliari vede una squadra andare in rete, per la prima volta dall’inizio della stagione, con quattro realizzatori differenti. Fantastico! Se da una parte l’attacco sorride, dall’altra la difesa è apparsa in serio pericolo in numerose circostanze, tra cui ovviamente le tre occasioni da gol trasformate da Matri, Lazzari e Nené. Kaladze è parso impacciato al suo ritorno da titolare e i due terzini di fascia, Oddo e Zambrotta non hanno brillato per concentrazione.
Ora però, e qui viene a mio parere, la nota positiva più importante, si è finalmente consolidata un’identità di squadra, da un punto di vista non soltanto tattico, ma anche filosofico, se mi si passa il termine. Il Milan di Leonardo è cioè quella squadra che attualmente gioca in velocità, perlopiù in ripartenza dopo una prima fase di attesa nei confronti di un avversario invitato a scoprirsi, e che ha inoltre numerose armi per far male davanti. Non solo la palla a terra, ma anche il gioco aereo (Borriello), il tiro da fuori area (Zambrotta e Pirlo), l’azione personale (Ronaldinho e Pato). A livello fisico la squadra ha in Ambrosini il 50% del suo potenziale; il capitano è un giocatore strepitoso, che quest’anno sta giocando con una maturità ed un’intelligenza mai viste. Come vado ripetendo da qualche settimana, con buona pace di Gattuso un Ambro così non può cedere il posto a nessuno. Proprio perché il Milan non è una squadra di grande dinamismo e fisicità, bene fa a dosare le energie nel primo tempo, concedendo terreno all’avversario, così da poter entrare nella seconda metà in campo e far valere la propria superiorità tecnica, quando gli avversari hanno già esaurito il fiato. Finora questa strategia ha funzionato sempre con tutte le cosiddette “provinciali”, un po’ meno con squadre di maggior spessore e le tristi sfide contro Inter e Napoli ci fanno appunto ricordare che fortunatamente per il calcio esistono ancora squadre capaci di profondere un grande sforzo fisico per 90 minuti; con queste soffriamo in modo inequivocabile.
Concludo il mio articolo tirando le orecchie allo Spice Boy. Grande campione, per carità e probabilmente capace di fare la differenza nella seconda metà della nostra stagione (ce lo auguriamo tutti!). Però...come possiamo noi tifosi appassionati di Milan accettare che questo giocatore decida per due anni di fila di passare dal Milan per una semplice parentesi? Francamente, se avessi saputo dall’inizio di questa seconda trattativa-Beckham che il giocatore avrebbe poi avuto l’intenzione di tornare comunque a Los Angeles a fine stagione, come già successo l’anno scorso, questa volta avrei detto un secco no. Questo Milan non è un albergo. |di Sebastiano Molinelli - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 133 volte