Non ho certamente la presunzione di essere portavoce di tutte le tifose doriane, ne sono viste moltissime in lacrime sabato sera, né posticipare troppo i commenti a una partita che ragionevolmente tutti vorremmo in fretta dimenticare. Se c'è una cosa che detestiamo profondamente è la violenza, e l'aver visto una partita di calcio trasformata in un incontro di rugby, ci ha profondamente amareggiate. In questo siamo sicuramente in contrasto con il mondo maschile che spesso apprezza moltissimo la filosofia del gioco “maschio” e della grinta ad ogni costo. Certo, il calcio è uno sport di contatto, di “cattiveria” sportiva, ma ieri sera, esattamente come l'anno scorso è stata una battaglia indegna, e che poi non si parli di fair-play o cose simili perchè è utopia pura. Si era detto che la maggior prerogativa degli avversari era la grinta ed un' aggressività senza limiti, avevamo già vissuto sulla nostra pelle il significato di misurarsi contro avversari sulla carta inferiori in qualità ma nettamente superiori dal punto di vista agonistico.
Questo non vuol essere un alibi ma sapevamo che dovevamo presentarci senza paura e con una grinta pazzesca, quel film lo avevamo già visto. Dopo quindici minuti di gioco e una cinquantina di falli subiti, il nostro modo di giocare doveva cambiare, essere un po' leziosi diventa potenzialmente devastante se chi hai davanti ha gli occhi iniettati di sangue e anticipa sempre approfittando della lentezza. Non abbiamo visto né il coraggio né la sicurezza nei propri mezzi, e lì è nato il fallimento. Se volevamo dare una lezione di calcio, ora ne abbiamo ricevuto una di vita. Bisogna crederci sempre! Dobbiamo veramente ritrovare il cuore e forgiarci l'animo con i nostri colori, una partita per quanto importante, non è l'unica difficoltà che incontreremo.
Sono d'accordo con tutti coloro che hanno fatto una disamina tecnica ineccepibile sull'esito della partita, ma non lo sono affatto con alcuni commenti letti durante la notte passata, ahimè, quasi in bianco, e in giornata. Noi tifosi non abbiamo proprio nulla di cui vergognarci, siamo stati un'arma in più purtroppo non utilizzata; instancabili nell'incitare e meravigliosi, anche se (da genovese), mi sfugge l'utilità di fischiare il ”ma se ghe pensu”, usare l'idrante o lanciare un razzo; semmai dispiace il non essere quasi scesi in campo, si poteva perdere ugualmente ma uscire a testa alta, non aggiungerci anche il dispiacere di aver perso il nostro Capitano, blucerchiato anche nell'anima, per squalifica a causa della provocazione di un buon calciatore ma, in quanto a sportività, sicuramente un mezzo uomo. Basta piangerci addosso e ritroviamo quel mix di attributi e buon gioco che abbiamo sotterrato, speravo temporaneamente, dalla partita contro la Juve.
Non eravamo fenomeni prima, ma l'etichetta di “grammi” noi non la vogliamo proprio sentire.
Forza Samp, facile parlare quando va tutto bene, è nei momenti difficili che si vede l'amore..e noi ti amiamo. |di Laura Ferrari - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 129 volte