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2009-11-30

Lazio-Bologna: un solo punto che fa tremare


Il 29 novembre di 15 anni fa, la Curva Nord si presentava al gran completo in una gara serale di Coppa Italia (quando ancora non era snobbata neanche a dicembre). La Lazio era appena uscita con le ossa rotte da un derby e l’umore era sotto le scarpe. Soprattutto, c’era tanta rabbia. Ma uno striscione campeggiava al centro della Curva: “La nostra fede sconfitta non vede” che, con due virgole in più, sarebbe potuto essere interpretato nel modo opposto: “la nostra fede, sconfitta, non vede”. Nel primo caso la “fede” è complemento oggetto, nel secondo "sconfitta" è aggettivo. Scegliete voi quale sia la versione migliore in una gara terminata in pareggio che però sa di sconfitta. Ballardini conferma la Lazio annunciata: 3-4-2-1 con Brocchi e Kolarov cursori di fascia, e il duo Foggia-Zarate a sostegno di Rocchi. Colomba invece opera due cambi in difesa: Moras preferito a Britos al centro, e Zenoni sulla fascia destra al posto di Raggi. Per il resto, lo schieramento è quello annunciato. Annunciato sarebbe pure l’andamento della partita che però nei primi minuti appare tutt’altro che bloccata. Al 3' Rocchi si defila fino all’altezza della bandierina e mette in mezzo per Zarate che di poco non arriva alla deviazione con la testa. Un minuto dopo è il capitano che con la testa prova ad inserirsi su suggerimento di Brocchi. Sessanta secondi ed è Kolarov che ci prova con la solita sventola da fuori. Non c’è tregua: la Lazio spinge insistentemente e trova anche una bella azione corale con Rocchi che fa da sponda per il bell’inserimento e la conclusione di Matuzalem, deviata da Viviano. La Lazio dà l’impressione netta di giocare molto più di squadra, come mai era accaduto dall’inizio della stagione: partecipano tutti alla costruzione del gioco e tutti si aiutano anche quando devono raddoppiare le marcature in avanti (Kolarov-Matuzalem). E Zarate? Eccolo che arriva: al 12’, con una discesa in stile sciistico dalla metà campo, salta gli avversari come porte disposte su una discesa innevata e piazza un bel pallone su cui Viviano però è bravo ad opporsi. Break del Bologna al 18’ con Di Vaio che di poco non approfitta di un appoggio sbagliato di Stendardo per Radu. L’attaccante romano si accentra, supera Muslera, ma poi manca di un soffio il bersaglio con un diagonale. Sul capovolgimento di fronte, Foggia ispira Rocchi che in spaccata devia di poco alto. Pochi secondi e Zarate semina Portanova sulla destra, scodellando in mezzo per Brocchi: il centrocampista di testa sporca la traiettoria del pallone e neanche Kolarov, che riceve sulla respinta, riesce a spingere il pallone in rete. Al 34’ è Baronio a provarci con una gran botta su punizione che finisce di poco alta. Quattro minuti e Zarate ci prova con un altro calcio piazzato che però si spegne alla destra di Viviano. “Noi Lotito non lo vogliamo, canta lo stadio” e subito dopo un “Forza Lazio alé” sottolinea l’attaccamento alla maglia. Le squadre si allungano e il Bologna si rende più pericoloso: prima con Zalayeta, poi con una ripartenza che, non fosse stato per lo sbandieramento di Giachero, avrebbe visto la squadra di Colomba andare in vantaggio come ad inizio mese contro la Roma.
Il secondo tempo inizia con un ritmo molto più compassato e sarà così fino al 90'. Le due squadre sembrano già stanche, il pubblico è scoraggiato e sia Matuzalem che Foggia si fanno ammonire. La prima vera occasione della ripresa capita sui piedi di Pasquale Foggia che al 53’ di poco non centra la porta dopo uno stop di petto al limite dell’area. Il Bologna guadagna sempre più metri e al 65’ per poco non va in vantaggio dopo un buono spunto di Bombardini sulla sinistra e con la difesa della Lazio che cincischia (Stendardo cade, Diakité non controlla bene). Cambio inspiegabile al minuto 66 quando Ballardini toglie Foggia e inserisce Meghni. “Sveglia, domenica c’è il derby!” è l’imperativo della Nord. Ma con questa Lazio non conterebbe neanche più vincerlo per motivi di campanilismo se non unicamente per la classifica, ora sempre più pericolante. Al 71’ affondo sulla sinistra di Kolarov, gran botta e deviazione di Viviano con il piede. Un minuto dopo entra Lichtsteiner, e Ballardini ridisegna lo schieramento della difesa, tornando così a quattro. I cambi parlano chiaro: Colomba inserisce un attaccante, mentre Ballardini inserisce un play (Meghni) e un difensore. La Lazio però continua a spingere appena trova le forze per imporre il suo gioco: grottesco quando Zarate al 79’ se ne va a una serie di giocatori del Bologna e il pallone rimbalza sui glutei di Rocchi che tentava l’incrocio. Eliseu sembra pronto ad entrare in campo, ma alla fine deve rimettersi la pettorina (ma perché?), nonostante gli evidenti problemi fisici di Matuzalem. All’85’ è Meghni a sfiorare il gol del vantaggio con una rasoiata da fuori indirizzata all’angolino. Pochi secondi e finalmente entra Eliseu, ma esce Baronio. Zarate fa prendere un bello spavento a tutti quando si accascia all’88’, ma in poco tempo si rialza e sulla punizione seguente Kolarov accarezza la rete alla sinistra di Viviano. Gli unici modi con cui può accendersi la gara sono i calci piazzati o i falli: un’evidente simulazione di Osvaldo porta all’ammonizione di Radu e nel recupero ci provano sia Lichtsteiner di testa che Zarate. Una “buona notizia”: il rumeno non salterà il derby. Di questi tempi perfino un cartellino giallo può fare "bene"...
|di Federico Farcomeni - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 178 volte


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