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2009-12-11

E adesso ci provano pure con le sedute "personalizzate"


Allora: Ferrara, per ora, "non si tocca" (lo dicevano pure di Ranieri, ricordate?). Lo ha ribadito John Elkann, nonostante con l'attuale Juventus si stia davvero divertendo pochino (per non dire, per nulla) pur avendolo preteso a chiare lettere l'ultima estate. E dopo aver marcato visita a Vinovo il day-after l'uscita dalla Champions, le president-amministrator-directeur JCBlanc adesso se n'è inventata un'altra: gli incontri "personalizzati" con ogni singolo giocatore. Per spronarli. Dicono sia un metodo già utilizzato da Lippi in Nazionale. Già, ma un conto è avere un colloquio a 4occhi con Lippi, un altro con Blanc. O no? Negli ultimi anni la parola “progetto” è entrata nel lessico del calcio in maniera dirompente perché riempie la bocca e lascia immaginare un lavorio di architetti del pallone capaci di impostare non soltanto il presente ma anche il futuro di una squadra. Esattamente come faceva Boniperti che però evitava di definirsi “progettista” benché avesse, almeno lui, il diploma da geometra. Anche la Juve in estate ha annunciato un “progetto” fondato sull’innesto di giovani talenti comprati a cifre notevoli e sul lancio di Ciro Ferrara in panchina. Non siamo ancora a Natale e le fondamenta traballano come se fosse stata impastata troppa sabbia.
In campionato il conto è uguale all’anno scorso (30 punti in 15 partite, anche se la Juve allora era seconda dietro all’Inter e adesso è terza) mentre il disastro della Champions League rende il bilancio notevolmente peggiore rispetto alla gestione molto discussa di Ranieri: anche in Borsa il titolo ieri ha perso oltre il 6 per cento. Tuttavia più che i risultati negativi è il modo inglorioso in cui sono maturate le sconfitte e la loro ripetitività che fanno riflettere. Non si era mai vista a Torino una sconfitta più avvilente di quella in mondovisione contro il Bayern. Ma vogliamo parlare del naufragio di Palermo? O degli schiaffi in casa con il Napoli? O della prestazione da operetta di Bordeaux? Un rosario di malefatte calcistiche concentrate in 2 mesi e mezzo, per sorvolare sui pareggi o le vittorie ottenuti con il fiatone contro il Bologna, il Siena o il Maccabi, mica contro il Barcellona.
La Juve di Ferrara non ha infilato due buone prestazioni consecutive se non all’inizio con la doppia trasferta a Roma. Evidentemente non ha le energie fisiche nè mentali per reggere gli impegni ravvicinati: è bastato spremersi per affrontare l’Inter e già si è andati in riserva con il Bayern. A chi gioca per conquistare un traguardo non deve succedere. Secondo dato preoccupante: il Milan di Leonardo è partito malissimo ma è cresciuto nel tempo come è normale che sia. La Juve ha fatto il contrario. Qualunque avversaria (tranne l’Inter sabato scorso) sembra correre più dei bianconeri, non c’è un assetto tattico definito, la posizione di Diego è un equivoco, Felipe Melo sembra cresciuto alle Mauritius e non in Brasile, la difesa subisce gol sorprendenti sebbene abbia 4 componenti della Nazionale, Amauri si è eclissato: siamo ai lavori in corso e in ritardo, inoltre in pochi mesi gli infortuni hanno quasi raggiunto la media europea di una intera stagione.
A fronte di questa situazione la Juve però ha deciso di insistere. «Ferrara non si tocca, sarà il nostro allenatore fino a fine stagione», ha dichiarato ieri sera John Elkann. Non si vuole smantellare tutto e affidarsi a un quarto tecnico in quattro stagioni, in stile Zamparini. In più Ferrara sarebbe il ponte che conduce al ritorno di Lippi come direttore tecnico la prossima estate: tra loro c’è simbiosi mentre un altro allenatore accetterebbe con difficoltà la supervisione ingombrante del ct azzurro. A meno che Lippi non si autoescluda dalla scena come si sussurra da qualche giorno: vista la situazione dei bianconeri, potrebbe chiedere ad Abete di restare in Federcalcio come direttore tecnico di tutte le Nazionali e in questo caso Blanc avrebbe un panorama più vasto di allenatori cui rivolgersi se Ferrara diventasse un nocchiero insostenibile per il futuro.
Intanto c’è da cercare una rinascita difficile ma non impossibile. «Non c’è un solo colpevole e non c’è neppure chi è più colpevole e chi meno - ha dichiarato sul proprio sito l’ecumenico Del Piero - È giusto fissare alcuni punti per ripartire dopo una sconfitta così. Lotteremo insieme per venirne fuori e lavoreremo ancora più duramente». Il dubbio in effetti è che finora si sia lavorato poco. In attesa che i buoni propositi prendano il sopravvento, Ferrara ha tenuto un sermoncino di 10’ alla squadra sul campo di Vinovo. Nelle prossime ore il tecnico, Blanc e Secco avranno un colloquio con ogni giocatore per scuoterne l’orgoglio. Dicono che sia il metodo di Lippi prima del Mondiale. La riuscita però dipende da chi lo adotta e tra i dirigenti di oggi non immaginiamo chi sappia incutere un tremore a gente con il pelo sullo stomaco. Almeno nello spogliatoio.
|di Marco Ansaldo - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 117 volte


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