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2009-12-14

Catania: ancora vivi


Il risultato atteso e necessario non è arrivato, no, ma nel calcio può straci che le motivazioni vengano soppiantate dal tiro della domenica ed al Massimino, di tiri della domenica , se ne son visti parecchi, come parecchi son stati tra giocatori e squadre dati per defunti, a risorgere incredibilmente. Andando di memoria, le due reti di Sampdoria e Roma , in recupero inoltrato, proseguendo con la rovesciata volante del signor nessuno contro il Cagliari , la rete da distanza kilometrica di un altro signor nessuno, contro il Chievo . Quando un avversario non riesce a costruire nemmeno un'occasione per tirare in porta, al Massimino vien fuori anche il rimpallo della domenica , ed il Livorno vince la sfida salvezza col Catania con l'unico tiro in porta della gara.
Si può parlare certamente di fortuna e sfortuna , a subire una rete all'88', su rimpallo, nell'unico tiro in porta della gara. Non è questa la colpa. Certamente non si può invocare lo stesso alibi, e qui sta la colpa, per i tanti, troppi errori commessi nel corso del primo, dove i l Catania ha dato tutto e di più per instradare la gara verso la vittoria. Tre occasioni nitide, l'assenza di un cecchino sottoporta ha fatto il resto. Aspetti tecnici sui quali, il tecnico, nonostante l'omofonia, può far davvero poco. Come poco possono fare gli stessi giocatori ai quali, come sottolineato da gran parte della stampa, poco c'è da rimproverare se non la colpa non colpa di trovarsi in una situazione di difficoltà dalla quale, loro per primi, vorrebbero uscire a tutti i costi, e tutti i mezzi usano, ed hanno usato anche contro il Livorno, per venirne fuori.
Checché se ne dica, checché se ne pensi, il Catania visto contro il Livorno è comunque riuscito in qualcosa di inedito nelle precedenti uscite, ovvero coinvolgere il pubblico , indurlo a credere profondamente alla possibilità di metter dentro un pallone almeno e tener per sè l'intera posta in gioco. Non è andata come si sperava, però è stata una squadra che non ha mollato mai, altro punto di discontinuità rispetto al passato, quando subita una rete agli sgoccioli della gara, la squadra rischiava, rischio più volte concretizzatosi, di subirne altre quattro o cinque solo per il contraccolpo psicologico e non per un giustificabile sbilanciamento offensivo alla ricerca del pareggio, mai verificatosi questo.
Il palo di Alvarez, colto al 93', assolve la squadra da colpe proprie ed è sintomatico di un gruppo profondamente legato alla causa salvezza, pronto a sputare sangue per raggiungerla. Mihajlovic , come dichiarato in settimana, non poteva far miracoli, almeno non dal punto di vista tattico; ha lavorato sull'aspetto morale, psicologico, riuscendo ad infondere al gruppo quella rinnovata voglia di lottare, fino in fondo , mai accesasi prima d'ora. Certamente da apprezzare. Lottare, se la palla non entra può anche esser sfortuna, dando in campo tutto quel che si ha in corpo non ci sono colpe imputabili, accade, per chi crede al destino e per chi no. C'è poi chi pensa che il destino possa esser ammaliato , rigirato a proprio favore anche quando prima avverso, col tempo, con strategie ardite, quelli che insomma, aspettano Gennaio.
In una settimana, anzi cinque giorni , non ci si può aspettare di tramutare la pietra in oro. Gli alchimisti in millenni non ci sono ancora riusciti, inutile anzi, controproducente, imputare simile colpa ad allenatore e squadra. Tante occasioni goal , a ben vedere, e così limpide, il Catania mai era riuscito a crearne, né davanti al pubblico amico, né distante, né forse anche nelle amichevoli in famiglia. A dar ragione di ciò l'impiego di schemi nuovi, efficaci, senza dubbio, ma anche maggiore determinazione, più lotta su ogni pallone, con i giocatori mai domi , anche davanti all'impossibile. Ci sarà spazio e tempo per bilanciare meglio il modulo , questo modulo, dove Morimoto non è più abbandonato al suo destino ma supportato da tre rifinitori, anche a costo di concedere qualcosa di più a centrocampo, con Mascara liberato da compiti difensivi , appannaggio adesso di altri compagni.
Il lavoro darà serenità, con la serenità arriverà anche la lucidità sottoporta che solo manca e che da sola rende la classifica del Catania brutta come mai nelle sue tante stagioni in A. Intanto, arrivano segnali apprezzabili, segnali di risveglio, qualche ricaduta va messa nel conto ma non bisogna mai smettere di sperare, smettere di crederci, perché siamo ancora vivi , e dovremo combattere, combattere fino in fondo, contro tutti e tutti . Siamo catanesi è nella nostra natura farci del male da soli, come lo è risorgere dalle ceneri quando per qualsiasi altro essere vivente sarebbe impossibile. La risposta, su cosa fare, su quale parte scegliere, è dentro di noi.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 125 volte


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