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2009-12-15

Catania, commento tattico: errori dettati dalll'inesperienza


Pochi giorni per approntare una gara difficoltosa, più dal punto di vista morale che tattico. Mihajlovic ha lavorato molto e bene sul Catania lasciatogli da Atzori, comprensibilmente però ha commesso, più che sulla formazione iniziale nei cambi in corsa, dei peccati di inesperienza che col senno di poi, certamente già maturato, non avrebbe commesso. Serviva un Catania spregiudicato e tutto quello che era fattibile partendo da uno schieramento difensivo a quattro è stato provato, con risultati confortanti, non soddisfacenti. Esito fisiologico per un gruppo ancora intriso dei dettami tattici del vecchio tecnico, abituati a determinati meccanismi che dovranno scricchiolare e poi infrangersi prima di dar spazio ai nuovi. E' lo scotto d'un avvicendamento in panchina, che si paga sempre, o prima o poi. Visto che al Catania nessuno regala né “rateizza” niente, si paga tutto (speriamo sia tutto, ndr) e subito.
Nonostante gli schemi riusciti a metà, la difficoltà a far girar palla dovuta già alle mutate posizioni sul campo degli undici quanto poi alla disposizione a cinque, degli avversari, in mediana, il Catania riesce comunque a creare occasioni clamorose davanti alla porta di De Lucia, monopolizzando per tutto il primo tempo le telecamere delle Tv collegate, dirette sempre e solo verso la metà campo livornese. Carboni e Biagianti fungono da scudo davanti la difesa, con l'argentino molto più bloccato che in passato mentre l'altro, Biagianti, libero e chiamato, all'occorrenza, a staccarsi dalla linea per dar manforte alla manovra offensiva, allargandosi spesso a sinistra, così da dettare scambi e sovrapposizioni a Capuano e Llama.
Nelle intenzioni di Mihajlovic, concretate sul campo, vi era anzitutto quella di metter Morimoto nelle condizioni di non agire in mezzo al nulla; per far ciò bisogna comunque confrontarsi con una rosa che non vede, a disposizione del tecnico, alcun attaccante complementare al giovane giapponese, nessuno da affiancargli insomma. L'unica via percorribile era confermare il giapponese unico riferimento offensivo, sostenuto però dalle retrovie dal trittico di trequartisti composto da Llama, Mascara e Martinez, dove spesso l'argentino arretrava a centrocampo per tener corta la squadra e raccordare il gioco verso l'attacco. Improponibile e sbagliato, immaginare Martinez ulteriormente avanzato. Così facendo Moriomoto avrebbe potuto, magari, sfruttare le spizzicate dell'uruguayano, ma al prezzo di render orfana, la linea di treqaurtisti, dell'unico interprete in grado di seminare avversari, creando superiorità numerica e spazi per l'inserimento proprio del giapponese.
Giusto così quindi, anche a costo di lasciar fin troppo libero Candreva, unica scialuppa di salvataggio per il Livorno che gioca solo e soltanto sul gioco stesso di questo centrocampista, impressionanti le sue aperture da dietro la metà campo. Non poteva essere una gara di contenimento, Mihajlovic ha preferito giocare a viso aperto, secondo proclami della vigilia, ed alla fine gli avrebbe anche detto bene se i suoi attaccanti fossero rimasti freddi, sottoporta, e se all'88' quel retropassaggio di Danilevicius non si fosse trasformato nell'assist perfetto alla rete del vantaggio livornese; unico tiro in porta degno di tal nome effettuato dagli ospiti.
Dire beffa non è assolvere dai peccati, ma in altra maniera sarebbe difficile etichettare questa partita se non proprio così. Per assurdo, un Livorno con Lucarelli e Tavano in più, al Massimino, sarebbe stata formazione più abbordabile di quella presentatasi poi effettivamente al fischio d'inizio di Orsato. Con Candreva più avanzato, Tavano largo, Lucarelli al centro dell'attacco, i rossazzurri avrebbero trovato più spazi a centrocampo e, anche dovendo difendere una zona di campo più ampia che non sulla sola figura di Danilevicius, avrebbero potuto sfruttare meglio la velocità del proprio quartetto offensivo. Certo, altre quattro occasioni da rete, finalizzate allo stesso modo di quelle capitate a Morimoto (2), Martinez (1), Mascara (1) e Llama (1) nel solo primo tempo, poco avrebbero cambiato del risultato finale.
Venendo alle magagne, i pochi minuti concessi a Plasmati avranno convinto Mihajlovic della necessità di parlare con la società ben prima delle due settimane date come attesa prima della convocazione del “tavolo del mercato”. Opinabile, controproducente, la sostituzione di Morimoto con Plasmati rientra sempre nella ragionevolezza di cambiare una punta con un'altra, con l'intenzione di percorrere una nuova via d'attacco, non più basata sui movimenti senza palla, in velocità, quanto sul gioco aereo e sulle sponde che da un colosso come Plasmati ci s'aspetterebbero. Non avviene esattamente quanto auspicato. L'uscita di Llama completa l'opera, facendo venir meno l'unica pedina in grado di metter dentro l'area traiettorie alte e pericolose. Di tutto l'assetto offensivo, Llama, era probabilmente l'unico elemento da non mandar fuori. Meglio estromettere Mascara, visibilmente stanco nonché provato anche psicologicamente dai continui mugugni del pubblico che, forse come MIhajlovic, s'aspetterebbe dal calatino la zampata del leader. Resta in campo per questa ragione, forse non per altre, una scelta plausibile, che però ha effetti deleteri almeno quanto impalpabile è l'apporto di Ledesma (al posto di Llama) a rimpolpare il centrocampo in un momento in cui (ancora sullo 0-0), i rossazzurri avrebbero potuto e dovuto attaccare con ancor più uomini che prima. Sarebbe stato interessanti vedere la risposta di Ricchiuti nel nuovo modulo.
Spolli al 90' è una mossa già vista, come quando Terlizzi, a Reggio Calabria, venne lanciato come prima punta a tempo ormai quasi scaduto; tutti i problemi di quel tempo, tutta la disperazione di un tecnico senza alternative valide da proporre in un momento così delicato. Mani legate, e sarà così fino a Gennaio.
Ed al 93' il palo di Alvarez, non bastasse tutta questa amarezza.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 168 volte


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