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2009-12-16

Milan: competitivi ma incompiuti


Questo non può che essere un anno di transizione. Sciocco illudersi. Ma il secondo posto è raggiungibile.
Si torna coi piedi per terra. La sconfitta contro il Palermo fa scattare più di un campanello d’allarme. Inevitabile. Scontato. Già contro lo Zurigo ci si doveva lasciare andare a più di una riflessione benefica. Chiarificatrice. Anche allora la squadra ci è parsa in palese difficoltà. Quel pareggio non è stato per nulla casuale. Bensì sintomo evidente di un malessere. Di un problema. E si è visto. Contro il Palermo il Milan non ha giocato male, ma ha patito la migliore organizzazione di gioco dei siciliani. La loro brillantezza. Il Milan è parso poco lucido. Come se l’effetto sorpresa fosse già terminato. Consegnato alla storia. Adesso bisognerà pedalare forte. Farsi coraggio. Reagire. Altrimenti faremo la fine della Juventus. Non siamo da scudetto e neppure da finale di Champions League. Lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo e lo ribadiamo anche adesso. Questo non può che essere un anno di transizione. Sciocco illudersi. Ma il secondo posto è raggiungibile. Fa per noi. Un progetto come il nostro necessiterebbe almeno di tre anni di duro lavoro per cominciare a dare qualche frutto. Qualche risultato. Si vedrà. Oggi il Milan è una buonissima squadra cui è giusto accreditare parecchi margini di miglioramento. Una squadra giovane, competitiva, già abbastanza rodata. Ma non ancora compiuta. Non ancora completamente assemblata. Il nostro percorso è appena iniziato.
Galliani si è sbilanciato. Si torna sul mercato. Obiettivi dichiarati due giovani di sicuro rendimento: un difensore affidabile in linea con i programmi della Società e un esterno sinistro avanzato in grado di alternarsi sia con Ronaldinho che con Pato. Una mezzapunta di fascia. I nomi: Astori per la difesa, Drenthe per le corsie esterne. Nel calcio può accadere di tutto. Pure che l’Inter butti via un Campionato, a nostro avviso, già (purtroppo) vinto. I sogni lasciamoli ad altri. Ma ove ciò dovesse accadere, dovremo farci trovare pronti. Sarebbe folle non approfittarne. La realtà è che soffriamo troppo quando ci imbavagliano a centrocampo. Quando ci pressano e ci costringono in inferiorità numerica proprio in quella zona nevralgica del rettangolo di gioco. Soffocando, di fatto, le nostre idee. Impedendoci di creare calcio. Di riflettere. La nostra rosa non è ricca come quella dell’Inter. O del Real Madrid. O del Barcellona. Bisognerà intervenire. Manca Thiago Silva e non riusciamo a sostituirlo. Soffriamo. E lo stesso dicasi per giocatori importanti come Pato che pure ci sembra, tra tutti, quello maggiormente in debito d’ossigeno. Quello più appannato. Contro il Palermo si è mangiato un gol incredibile. Un gol già fatto. Non è da lui. A gennaio si compra. Animo, dunque. E’ già qualcosa. Il 4-2-1-3 è un modulo spregiudicato e divertente sul quale vale la pena insistere. Ci piace. Ma occorrerà coprirsi meglio e più proficuamente. Rischiamo troppo. Vedremmo bene un 4-3-3. Contro il Palermo, a centrocampo, qualcosa non ha funzionato. Gli uomini di fascia non hanno assistito come avrebbero dovuto i nostri centrocampisti. Pirlo e Ambrosini, da soli, hanno arrancato. Seedorf pure. Palesemente. La nota positiva è stato, come sempre, Ronaldinho. Dinho deve a Leonardo e al suo “credo” calcistico la sua rinascita. La sua affermazione. Ha giocato benissimo. Da vero Campione. Il problema è il turn over che Leonardo si ostina a non considerare. Sbagliando due volte. Primo perché spreme a dismisura i giocatori della prima squadra. Soprattutto i “senatori”. E poi perché non responsabilizza abbastanza i così detti panchinari. Le seconde linee. Non giocano quasi mai. Non si sentono parti del progetto. Non si sentono importanti.
Il Palermo ha vinto meritatamente. Ci ha battuti utilizzando le nostre idee tattiche. Il nostro calcio. Possesso palla, pressing feroce, gioco sulle fasce. A noi basta una giornata storta di Pirlo e Ambrosini per andare in bambola. Per consegnare armi e bagagli agli avversari. Questo non è concepibile. Seedorf ha fatto quello che ha potuto. Quelli del Palermo pressavano ovunque e chiunque. Ragionare non era facile. Complimenti a Delio Rossi, davvero un bel Palermo. Sabato ci aspetta la Fiorentina di Gilardino. Le batterie vanno ricaricate subito. Prima possibile. Il recupero di Thiago Silva appare indispensabile. Urgente. Favalli ci sembra alla frutta. Bonera è tornato ai box. Kaladze ci lascia perplessi. Si ipotizza una sua cessione già a gennaio. Albertazzi, per Leonardo, non sarebbe ancora pronto per la prima squadra. Come Verdi, come Merkel, come Pasini. Come lo stesso Zigoni. Ottimi giovani da far crescere con calma. Gradualmente. Senza affanni. Intanto Gattuso ha rinnovato fino al 2012. Immaginare un Milan senza Ringhio sarebbe stato oltremodo difficile. Doloroso. Non vogliamo stravolgimenti tattici. Ma ci sono distanze tra reparti che vanno accorciate per consentire alla squadra di muoversi meglio. Più omogeneamente. Più armoniosamente. Per fare questo occorrerebbero giocatori in forma. Freschi. Determinati. Ma se giocano sempre gli stessi ciò non è né sarà possibile. Leonardo si sta dimostrando un ottimo tecnico. Serio, preparato, coraggioso. Ma deve capire che ogni squadra non può non poter contare su un minimo di 22 giocatori affidabili e di sicuro rendimento. Immaginare, ad esempio, che Pirlo, Ambrosini e Seedorf possano tirare la carretta ininterrottamente fino a maggio, sarebbe pura utopia. Ai posteri l’ardua sentenza.
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 138 volte


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