Diceva Pirandello ... (Commento dalla gelida Torino)
Non tutti i problemi sono stati risolti, assurdo anche solo crederlo. Il Catania che vince a Torino ha poco da invidiare a quello che riesce a perdere in casa contro il Livorno. Ed in questo c'è davvero poco di rimprovero e tanto più di sprone a che giocatori, anche loro, e pubblico, a priori, possano comprendere come risultati e classifica non rispondano sempre a tono della consistenza effettiva dell'undici che scende in campo per affrontare l'avversario. Senza che poi questo n'abbia tutta o nessuna colpa.
Ciò non significa, tuttavia, che non siano stati compiuti importanti passi avanti sotto il profilo anzitutto della convinzione del gruppo, tornato alla vittoria fuori casa o più semplicemente alla vittoria nonostante i brividi non di freddo, ma di paura, corsi anche a Torino. Battere la Juventus, a domicilio, siano i bianconeri in crisi o meno, rappresenta comunque un trampolino di lancio ben più ripido di quel che raccontino i tre punti aggiunti alla classifica, e che giustifica, animandolo appunto, l'entusiasmo coinvolgente esploso in città, singolare, strano, comunque si voglia definirlo, ormai insperato quanto prezioso.
A Torino, contro la Juventus, la differenza, l'ha fatta in larga parte quel briciolo di fortuna in più in grado, nelle ultime uscite, di affossare i rossazzurri anziché innalzarli, come poi avvenuto domenica scorsa a Torino valutando semplicemente con eguale misura meriti e demeriti. Senza poi dimenticare l'essere riusciti, in due occasioni, a mantenere assoluta freddezza nei momenti chiave della gara, sottoporta, quando Martinez ha calciato per la seconda volta un rigore già mandato in rete e quando poi, all'87', Izco ha “freddato” Manninger per la rete del definitivo 1-2. Il gelo di Torino, in questo, deve avere senza dubbio contribuito.
Non s'era brocchi prima, non s'è campioni adesso; lo sconforto o la troppa esaltazione si prendono spesso gioco degli animi più volubili onde poi impartigli lezioni dure, che a Catania restano comunque più dure da imparare che da incassare. La speranza di svoltare da simili atteggiamenti non manca e non mancherà in futuro ed in fondo, se è riuscita l'impresa di vincere a Torino contro la Juventus, perché mai dovremmo demordere da quest'altro intendimento? Magari con un po' di buona volontà in più, e con qualche parola in meno piuttosto che “di troppo”.
Un venirsi incontro a metà strada, come succede ad amici un tempo vicini, allontanati dal tempo e dalle circostanze, che non dimenticano mai quel legame forte ed emozionante; lo dicevano anche “gli antici”: <> non certo riferendosi al dito medio, utilizzato in abbondanza sugli spalti quando c'è aria di contestazione. La pensa così anche Mihajlovic, che predica l'equilibrio, l'equo contemperamento tra fase offensiva e difensiva. La pensa così anche la dirigenza, che esprime fiducia al gruppo costituito in estate ma non manca di ammettere alcuni errori commessi, certo, seppur in buonafede.
Né campioni né brocchi, ma allora, cos'è, chi è il Catania?
Beh, avrebbe detto così anche Pirandello:
“Il Catania è quel che ognuno di noi crede che sia”. |di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 140 volte