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2010-01-11

Milan abbatte la Juve


Va in scena all’Olimpico di Torino il 75esimo Juve-Milan e ultimamente non è che si sia andata benissimo, da loro. Leonardo è costretto a confermare in blocco l’undici che ha surclassato il Grifone con i soliti noti che sapete, 4-3-3 puro dunque. Ciro Ferrara o sarebbe meglio dire Bettega insistono col 4-4-1-1 dove rispetto alla formazione iniziale vista nell’immeritata vittoria di Parma hanno Grygera al posto dello squalificato Caceres, il ritorno di Cannavaro per Legrottaglie ed Amauri al posto dell’infortunato Trezeguet.
Primo tempo decisamente tattico e veloce ma anche zeppo di errori che denotano la pochezza tecnica di molti degli elementi in campo, specialmente nella squadra di casa. La Juve ci aggredisce mantenendosi corta e compatta coi due mediani Poulsen e Felipe Melo a togliere tempo per la giocata ai nostri portatori di palla. Loro devono aggredirci e pressarci per recuperare palla sulla nostra trequarti in modo da sviluppare le proprie azioni offensive subito con Diego, l’unico costruttore di gioco che hanno. Infatti sono pericolosi solo in queste situazioni e non quando cominciano un’azione dalla propria area di rigore mancando di quel regista che la scorsa estate alla fine non hanno preso. La posizione esterna di Marchisio ci favorisce perché non ha il passo per andare sul fondo ed allo stesso tempo è fuori dal gioco pur essendo quello dotato dei piedi migliori fra i centrocampisti bianconeri. Da notare che in questo settore, destro nostro e sinistro loro, mentre i nostri raddoppiano sempre grazie ai continui aiuti che Beckham fornisce ad Abate, i loro viaggiano distanti e collaborano poco, con un Grosso molto statico e fermo sulle sue. Sulla sinistra d’attacco rossonera Ronaldinho punge poco ma tiene in apprensione due con la sua posizione molto alta alternata ai venire incontro alla palla fino alla linea di centrocampo per guadagnare preziosi calci di punizione sugli interventi da dietro di Salihamidzic, molto bravo il Gaucho nella protezione della sfera. Fondamentale per la nostra manovra offensiva, tanto per cambiare, il lavoro di Borriello che umilia Amauri nel confronto diretto. Il centravanti napoletano è un vero trascinatore che si sbatte su tutto il fronte d’attacco ma in particolare si allarga a sinistra nelle ripartenze, molto intelligentemente perché sa che il lato opposto è sempre coperto e presidiato dall’onnipresente ed instancabile Beckham. Altro “eroe” di questa frazione di gioco è senza dubbio Thiago Silva che come sempre quando si tratta di sostituire un Pirlo mai in zona di luce e quindi libero dal pressing, si trasforma in regista aggiunto sfornando dei cambi di gioco decisivi per mettere in difficoltà la difesa a quattro dei padroni di casa, poco pronta nel coprire il lato debole dell’azione. La rete del vantaggio non nasce da un preciso contesto tattico ma da uno svarione in tandem di Melo-Poulsen che su angolo di Pirlo lisciano un pallone che per Nesta è un gioco da ragazzi infilare alle spalle di Manninger. Da lì in poi legittimiamo questo provvisorio uno a zero.
Nel secondo tempo con una Juve costretta alla rimonta ed a sbilanciarsi si fa sentire la mancanza di Pato nelle ripartenze. Il primo cambio è proprio della squadra bianconera che con Del Piero per Salihamidzic passa al 4-3-2-1. A ritmi più bassi causa Juve stanca il Milan dà la sensazione di poter controllare ancora più agevolmente la partita grazie all’indiscussa superiorità tecnica. Amauri stretto nella morsa Nesta-Silva non si vede mai e Diego gli è troppo lontano. Gli ingressi di De Ceglie per l’infortunato Poulsen e di Flamini per l’affaticato Gattuso non cambiano nulla. Puntuale arriva il raddoppio dei rossoneri sempre sugli sviluppi di un angolo di Pirlo deviato in rete da Ronaldinho, era nell’aria vista l’imbarazzante impotenza dei padroni di casa, irretiti e umiliati dalla nostra tranquillità. La Juve è parsa nulla più che una squadretta di provincia che ci ha dato filo da torcere – si fa per dire - solo finché ha avuto polmoni per pressarci, punita però alle minime disattenzioni come una grande squadra cinica punisce una piccola volenterosa. Ed il tre a zero finale è la meritata punizione per chi ha passato tutta l’estate a fare proclami da Tricolore tronfio di 50 milioni di euro che ora possiamo dire buttati via.
|di Giuseppe Aramini - Fonte: www.dnamilan.com| - articolo letto 144 volte


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