Ero tentato di lasciare la pagina del commento in bianco, in segno di protesta e di civile contestazione verso dirigenza, allenatore e giocatori scesi in campo (si fa per dire) a disonorare la maglia della Juventus contro un Milan che, a mia memoria, è uno di quelli meno forti e convincenti dell’ultimo decennio.
Ma forse il non scrivere nulla è probabilmente un atto di generosità che questi signori non meritano.
Ed allora ritengo necessario scrivere che la figuraccia di ieri sera è di quelle che impone il punto e basta di un periodo ormai troppo lungo, nel quale, a tutti i livelli, ha prevalso l’inettitudine, l’improvvisazione, l’assenza di idee forti e di autorevolezza di proprietà dirigenza e di allenatore, con la conseguenza che chi va in campo, dimentica di indossare la maglia della squadra più gloriosa d’Italia, con la più ampia tifoseria, che ama talmente quella maglia da avere atteso anche troppo il ritorno di una Juve vincente, e che nonostante tutto si limita a contestazioni tutto sommato ancora civili, ben diverse da quelle di altre tifoserie che fanno temere per l’ordine pubblico.
Per cui, d’ora in avanti il vero programma societario deve essere quello di salvare il salvabile di una stagione fallimentare, per non farla diventare disastrosa. LA TATTICA - Juventus con lo stesso modulo e la stessa formazione di Parma, eccettuato Cannavaro al posto di Legrottaglie, Milan con un finto tridente, ma modulo tutto sommato identico al famoso “albero di Natale” ancelottiano, Borriello unica punta vera, supportato da Beckam a destra e Ronaldinho a sinistra, che punte non sono.
L’inizio dei bianconeri è incoraggiante, la squadra pressa bene e a tutto campo, ma mostra gli stessi difetti evidenziati a Parma, non sa costruire, non sviluppa gioco convincente sulle fasce, anche se Diego sembra ispirato e crea alcune situazioni insidiose, in una delle quali un suo tiro sfiora il palo.
Con il passare dei minuti la gara si riequilibra, il Milan riesce a manovrare con maggiore eleganza ma tutto sommato senza creare insidie alla porta di Manninger, fino a quando, su azione d’angolo, un liscio di Felipe Melo, consente che la palla arrivi a Nesta che tutto solo a due metri dalla porta non può fallire la segnatura.
Il gol stordisce i bianconeri e mette le ali al Milan che, nel finale di tempo, sfiora per due volte il raddoppio dapprima con Ronaldinho, sempre su azione d’angolo, e successivamente con Thiago Silva, tiraccio da fuori, deviato in angolo da Manninger.
Nella ripresa la Juventus sembra volere accelerare i tempi per arrivare al pareggio, attacca con maggiore convinzione, ma creando solo delle mischie in area e vere conclusioni a rete non se ne vedono.
Né l’ingresso di Del Piero serve a dare una svolta alla gara, anzi il successivo infortunio di Poulsen, sostituito con De Ceglie, scombina definitivamente l’assetto di centrocampo, e praticamente la gara passa saldamente nelle mani dei rossoneri, che raddoppiano ancora su azione d’angolo, con Ronaldinho di testa, appostato sul primo palo, traiettoria corretta da De Ceglie.
La gara praticamente si esaurisce qui, il finale è una sorta di torello del Milan, con i bianconeri letteralmente in barca, e ovviamente non poteva che arrivare anche la terza segnatura, a sigillare la prestazione vergognosa della squadra.
IL FATTO -Il tempo è scaduto, il cosiddetto progetto della nuova Juve è fallito, ed ora bisogna soltanto prenderne atto prima che sia troppo tardi, dato che una stagione apertasi con grande entusiasmo ed enfasi forse eccessiva fin dall’inizio, adesso sta diventando una agonia, e minaccia di finire in tragicomica dilapidazione di tutto quello che è il patrimonio storico e calcistico della società più gloriosa d’Italia.
Ad inizio campionato avevo scritto che era questa la stagione della verità, e delle risposte inappellabili sulle capacità di questa dirigenza di far tornare grande la Juventus: bene, a metà stagione siamo fuori dalla CL e dalla lotta scudetto, siamo sostanzialmente quarti (il Napoli ha il vantaggio dello scontro diretto vinto), un punto sopra la Roma di Ranieri, e tre sopra la Fiorentina (con una gara in meno, anche se si tratta di quella contro il Milan) ed il Palermo, ossia squadre contro cui abbiamo pareggiato e perduto.
Solo per una questione di orgoglio da tifoso juventino, non metto in conto che la squadra ha cinque punti in più del Parma e sei in più di Cagliari, Bari e Genoa, squadre le prime due contro cui abbiamo perduto, e che hanno una gara da recuperare.
Come dire, siamo a rischio di rimanere fuori dall’Europa, anche quella di seconda fascia, cosa che non accadeva dalla stagione 1990 – 91.
E se una squadra presentata come possibile candidata allo scudetto e competitiva in Europa, al termine del girone d’andata è a rischio addirittura di finire nella cosiddetta “side B” della classifica, a lottare con le “provinciali” per un piazzamento di rincalzo, mi pare ovvio che chi l’ha costruita e progettata, non possa non prenderne atto e trarne le conseguenze.
Conseguenze di errori a ripetizione, dalla costituzione del primo C.d’A. della nuova Juventus del dopo calciopoli, formato più da nomi di facciata (Tardelli, Montali) che da persone competenti e appassionate; dalla scelta di ripiego del Direttore Sportivo, Secco assunto perché altri non sono voluti venire; alle scelte di mercato (la cessione di Ibra proprio all’Inter, in cambio di un piatto di lenticchie e di una lucrosa sponsorizzazione della Ferrari da parte di Telecom, grida ancora vendetta!); alla scelta di Deschamps, poi fatto andare via; agli erroracci del 2007, di strategia complessiva, come ho avuto modo di dire più volte da queste pagine del sito.
Per arrivare alla pavidità di non avere preso Stankovic la scorsa estate, nel maldestro tentativo di imbonirsi la tifoseria (dopo averla lasciata allo sbando nell’estate 2006), o di non avere insistito fino alla fine per portare Spalletti in bianconero, quando si capisce bene che questa era la squadra da lui voluta, per poi prendere Ferrara solo perché, mancando un vero progetto, non si sapeva più a chi rivolgersi.
La gara contro il Milan dunque è l’epilogo di una lunga serie di errori e di incapacità della proprietà e della dirigenza, ed a questo punto bisogna che si fermi questa sequela di errori e di scelte scriteriate e sostanzialmente dannose.
Perché la cosa che più fa male della sconfitta di ieri sera, è che si è persa la faccia, contro una avversaria che praticamente ha solo sfruttato i nostri errori, che non ha dovuto faticare per vincere nettamente, che addirittura non ha neppure avuto bisogno del sostegno arbitrale che il pavido D’Amato aveva mostrato di volere loro dare già nel primo tempo, graziando Ronaldinho da un cartellino che poteva anche essere rosso diretto, fischiando ogni contrasto a centrocampo a favore dei rossoneri, ammonendo il fallosissimo Ambrosini solo sul 2 – 0 per il Milan, dopo avere ammonito invece Poulsen al primo fallo, e concedendo qualche calcio di punizione vicino l’area rossonera solo nel finale di gara, dopo averne negato un paio nel primo tempo per netti interventi fallosi su Diego e Amauri.
Non c’è stato bisogno, il Milan potrà avere bisogno in altri momenti di aiuti e aiutini, dato che il maggior aiuto a vincere glielo ha dato Ferrara, ripresentando una squadra che come vistosi a Parma, non è in grado di costruire gioco e azioni d’attacco, mettendo fuori ruolo diversi giocatori, non mostrando il coraggio di volersela giocare davvero, inserendo Del Piero dal primo minuto.
E dunque questa è una squadra che ha fatto vergognare di essere juventini, punto.
Adesso occorre davvero aprire una nuova pagina, prima che sia troppo tardi.
Ripartendosi intanto da Bettega, a cui debbono essere dati poteri operativi effettivi e non di facciata, e rivoluzionandosi l’organigramma societario, con Blanc che deve avere solo un incarico e non i tre attuali, insomma che faccia solo il presidente, lasciando le cariche di Amministratore Delegato e Direttore Generale.
E soprattutto scegliendosi immediatamente il nuovo allenatore, anche se dovesse arrivare a giugno, con qualcuno da traghettatore nel frattempo, che cerchi almeno di recuperare i cocci e portare al termine nel migliore dei modi la stagione, ossia non perdendo almeno il posto in CL.
Anche perché Ferrara temo abbia davvero perso la bussola, come dimostra lo squallido diverbio televisivo con Maifredi, e dunque temo non abbia più la serenità per guidare la squadra d’ora in avanti.
Del resto i risultati sono questi, sei sconfitte nelle ultime otto gare, di cui quattro in campionato su sei turni, ed una vittoria, quella di Parma, più casuale che voluta.
Potrà litigare pure, il nostro Ciro, con Maifredi, ma rischia di farci fare la stessa fine, fuori da tutto e con uno spogliatoio disintegrato. |di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 152 volte