| Calciomercato | Formazioni ufficiali  | PronosticiCuriosità e statisticheArea TecnicaStorie di CampioniVideo  |  Sport |
 
| Home | Serie A  | Partite di oggiDiretta delle partite | Risultati liveFantacalcio  |  Probabili formazioniCalcio in tvCalcio News |
2010-01-13

Juventus, lo spogliatoio. "Da questa situazione non se ne esce più"


Sfiduciati, e in attesa di una svolta. Magari anche di un altro allenatore, perchè con quello attuale - nonostante lo si difenda a spada tratta - non si riesce a trrovare una via d'uscita dal tunnel in cui ci si è infilati da 2 mesi a questa parte. Nello scudetto non ci crede più nessuno, come del resto detta la logica, ma la cosa peggiore è che adesso all'interno dello spogliatoio bianconero ha iniziato a serpeggiare la paura di non riuscire nemmeno a centrare il posto Champions, per non parlare di EuropaLeague e Coppa Italia. "Se non succede qualcosa - ha confidato qualcuno dall'interno di Vinovo - rischiamo di non uscirne più da questa situazione". Non spira aria di ammutinamento dentro lo spogliatoio bianconero, ma nell’equipaggio manca ormai quella fiducia, nel comandante e in se stessi, indispensabile per ogni attraversata: quella che ti fa credere di poter arrivare a destinazione, qualsiasi tempesta possa capitare. La fiducia di farcela, insomma. È così che si rimpiccioliscono le ambizioni, e nascono le paure: parti per scoprire il nuovo mondo, lo scudetto insomma, e ti ritrovi in un viaggio da piccolo cabotaggio.
L’ha detto chiaro, con la giusta dose di realismo, Giorgio Chiellini, solitamente uno degli ultimi ad arrendersi: «Lo scudetto? Già da Natale non è più un nostro obiettivo, giocando così». Anzi, da percorso di gloria, quello juventino s’è presto trasformato in viaggio di sopravvivenza: «Ora dobbiamo stare attenti a quelli che arrivano da dietro, e qualificarci per la Champions League».
Del cambio di rotta, nello spogliatoio, se n’era appunto già parlato da tempo. «Se chiudessimo la stagione con la qualificazione alla Champions e una coppa vinta - aveva detto Claudio Marchisio a inizio anno - sarebbe un risultato soddisfacente». Troppo lontano lo scudetto, per una squadra che continua a fare gli stessi errori. Da mesi, ormai. «Ci diciamo sempre, quando parliamo tra noi - continua ancora Chiellini - che basta restare più concentrati. Ma continuiamo a prendere gol stupidi: allora dev’essere una cosa più facile a dirsi che a farsi». L’ansia di non farcela è diffusa, pure tra giocatori esperti, sbucati vivi da decine di crisi: «In allenamento proviamo le cose, ma poi in partita non vengono», è un altro concetto che rimbomba nello spogliatoio. «Succede che corriamo a vuoto: non lo facciamo meno degli altri, ma lo facciamo male».
Chiaro poi che le responsabilità siano spalmate, tra chi pianifica il lavoro, Ferrara e il suo staff, e quelli che dovrebbero metterlo sul campo, i giocatori: «Non è il mister il problema - ha detto l’altra notte Chiellini, con onestà e coraggio - ma siamo noi stessi. Siamo noi che dobbiamo dare una sterzata a questa stagione. Nessuno può andarsene a dormire tranquillo: ci siamo fatti un esame di coscienza, e ce lo dovremo fare ancora». Autocritica totale, senza escludere nessuno: «Anch’io penso di poter dare di più», detto da uno che è sempre tra i migliori. C’è bisogno di tutti, insomma per uscire da questo burrone senza fine.
Senza pensieri di golpe: «Siamo tutti con l’allenatore - ricordava Chiellini - ed è sempre stato così. Solo che quando le cose vanno male, nel calcio si parla sempre di cambiare l’allenatore». Quando i risultati precipitano con questa pendenza va così ovunque, anche alla Juve. Specialmente quando, partita dopo partita, la fiducia del gruppo nell’allenatore si scioglie. Pure senza grandi rotture, contrasti, litigate. Certo, sono capitate pure quelle, come il robusto contrasto tra Ciro e Felipe Melo, o gli scambi di impressioni tecniche tra il tecnico e Diego. Ma l’erosione delle certezze in questione va oltre le divergenze personali, le incomprensioni.
Le esclusioni, anche eccellenti che pure ci sono state, ma come in tutti i gruppi. Quello che non c’è più è la certezza di sopravvivere a qualsiasi scossone, la fiducia di rialzarsi dopo ogni sconfitta, pur pesante. Al di là del dna juventino, del carattere tramandato dai decenni di non mollare mai. Un vessillo e nulla più, adesso. «Lo diciamo, ma non riusciamo a farlo». Troppe cadute si sono affollate in queste settimane. Tutte simili per non dipendere dalla stessa patologia. «Senza cambiare qualcosa, da questa situazione non ne usciamo»: e se lo confida un milite esperto, capisci che è finita davvero.
|di Massimiliano Neirozzi - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 172 volte


Calciomagazine.net© - Edizione Sportiva del Periodico L'Opinionista
n. reg. Trib. Pescara n.08/08 dell'11/04/08. Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
tutti i diritti sono riservati - vietata ogni riproduzione anche se parziale