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2010-01-16

Superato il Novara, ora sotto con l'Inter


Il Milan delle “seconde linee” batte il Novara per 2-1 e accede ai quarti di Coppa Italia. Non è stata una partita semplice. Avevamo tutto da perdere e nulla da guadagnare. Il Novara ha giocato la partita della “vita”. Si è battuto bene, con ordine, con attenzione. Ha cercato di imbrigliarci a centrocampo operando un pressing feroce e oculati raddoppi di marcatura sui nostri portatori di palla. Una partita dalla lettura non facile. Le buone nuove sono giunte dagli esordienti. Abbiamo potuto ammirare alcuni giovani davvero in gamba. Campioni in prospettiva. De Vito, ad esempio. Un esterno sinistro dalla buona tecnica e dal grande dinamismo. Davvero bravo. Di Gennaro, efficace trequartista in grado di ricoprire parecchi ruoli del centrocampo. Verdi, un elemento su cui Leonardo è pronto a scommettere. Simone studia da Seedorf. Abile nel dribbling, buona visione di gioco, tecnica sopraffina. Sono giovani sui quali si può e si deve lavorare. Leonardo ha avuto le risposte che si aspettava. Non soltanto dai giovani, ma anche da Inzaghi, da Flamini autore di un gol stupendo, e dai recuperati Bonera e Jankulovsky. Huntelaar non ha segnato, ma ha lavorato moltissimo. Una citazione particolare per Storari: felicissimi per il suo ritorno in porta. E’ un signor portiere e l’auspicio sincero è che non lasci il Milan. Avrà tante occasioni per mettersi in mostra e per far vedere di che pasta è fatto. Più in generale possiamo dire che stiamo crescendo. Il gruppo c’è. La partita contro il Novara di Tesser è servita per tranquillizzare tutti sulla bontà delle nostre “seconde linee”. Tranquilli. Si tratta di giocatori in grado di rientrare a pieno titolo nel progetto Milan. Giovani e meno giovani capaci di far rifiatare i titolari e di alternarsi con loro. Non è la prima volta che il Milan si comporta così. All’inizio subisce. A volte esageratamente. Poi vien fuori la grande caparbietà di questa squadra che fa dell’equilibrio in campo e del corretto raccordo tra tutti i reparti la sua vera, inossidabile forza. Il suo marchio di fabbrica. Il 4-2 e fantasia non è altro che il “cavallo di Troia” con cui Leonardo, abilissimo stratega, valuta, disegna e affronta le partite. Il Milan talvolta tarda a raggiungere il giusto equilibrio. La giusta concentrazione. Patisce il pressing degli avversari nelle zone nevralgiche. Soffre in difesa. Studia minuziosamente la gara. Poi però viene fuori alla distanza e in maniera repentina . La Juve ne sa qualcosa. Ma non solo la Juve. Ormai gli avversari ci conoscono. E ci temono. Perché il Milan è ora una squadra forte, omogenea, imprevedibile. Convinta delle proprie capacità. E non è vero che è poco equilibrata in campo. Diremmo che è vero l’esatto contrario. O che è stato vero nelle primissime partite, quando il gruppo, comprensibilmente, non era né poteva essere coeso, amalgamato, compatto. Nesta, Pirlo e Ambrosini sono i perni attorno ai quali la squadra sta crescendo e va armonizzandosi gara dopo gara. Quando gli esterni stanno bene, collaborano con i centrocampisti e assicurano copertura e spinta; quando Ronaldinho fa il Ronaldinho e mette gli avanti in condizioni di tener palla, impadronirsi del nostro centrocampo diventa, per tutti, impresa parecchio ardua. Difficile. Oggi tutti sono migliorati. Stanno bene. Sono più maturi. Consapevoli. Recitano il proprio spartito a memoria. Giocano nel proprio ruolo, secondo le loro reali caratteristiche. Secondo le effettive versatilità. Non solo per se stessi, ma anche per il gruppo. Per la squadra. “Passo” fondamentale nel progetto leonardiano. In campo i giocatori dialogano, si cercano, si aiutano. Collaborano. Sono entusiasti delle idee e dei metodi dell’allenatore. Ronaldinho è l’emblema di questo nuovo Milan. Non salta una partita, non ne sbaglia una. Gioca anche per i compagni. Lotta su ogni pallone. Fornisce assist meravigliosi. Rincorre gli avversari. Si allena con serietà. E’ contento. Fa i gol. Un altro giocatore rispetto al Ronnie spento e svogliato dell’era Ancelotti. Così come oggi è un altro giocatore anche Luca Antonini. Un terzino sinistro con i fiocchi. Rigenerato. Duttile, determinato. Volenteroso. Utilissimo. Spinge come un forsennato e si è integrato alla perfezione con Abate, l’altro stantuffo della corsia opposta, la destra. Ribadiamo un concetto a noi caro: questa squadra potrà migliorare solo giocando. Più i giocatori si conosceranno e si impadroniranno dei loro ruoli e delle loro rispettive fette di campo, più certi meccanismi saranno assimilati e tradotti in trame di gioco. In spettacolo. In bel calcio. Siamo sulla buona strada. Anche se questo ha tutta l’aria d’essere soltanto un anno di transizione. Un anno importante.
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.dnamilan.com| - articolo letto 122 volte


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