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2010-01-18

Samp in letargo da 2 mesi: 1-1 con il Catania, suona la sveglia


Pazzini che lotta senza palle giocabili, Cassano senza mordente e voglia di rincorrere gli avversari, quasi come se fosse un lusso, Palombo incapace di dettare i tempi della manovra, le ali che non volano più e non hanno la personalità per puntare e saltare l’uomo (vero Semioli?), difesa in costante apprensione, Del Neri ancora alla ricerca della pozione magica per sanare una crisi ai suoi occhi irreversibile, d’accordo non sarà Mago Zurlì, ma, fino a prova contraria, è lui il tecnico della Sampdoria, dovrebbe essere il primo a capire cosa sta succedendo. Non si vince da 2 mesi, 13 partite senza successi, gioco scadente, si fatica perfino a rimontare il goal avversario, cosa avvenuta soltanto contro Palermo grazie ad un gioiello di Cassano e oggi dal dischetto. Si fa dannatamente fatica a creare occasioni da rete, scarso movimento senza palla, di gioco nemmeno l’ombra, tutto viene lasciato all’improvvisazione e alle giocate dei singoli, quando sono in vena.
È lecito domandarsi: se non si conquista l’intera posta in palio contro compagini in lotta per non retrocedere, dove si faranno i punti per uscire dalla crisi? L’organico è altamente competitivo, almeno da centrocampo in su, ma qualcosa si è rotto e non si riesce a porre rimedio. I fischi al triplice fischio finale sono giustificati e doverosi, non si tratta di mangiare nutella o melma, in ogni altra piazza d’Italia il tecnico sarebbe già stato esonerato e sarebbero già partite dure contestazioni verso la squadra, quindi i diretti interessati possono ritenersi fortunati di lavorare alla Sampdoria, ma, anche da noi, ad un certo punto non se ne può più. Ogni tanto basterebbe mettere mano al portafoglio e dare una scossa, perché non esiste l’obiettivo di “arrivare alla parte sinistra del campionato”: se leggo i giornali, o il televideo, non esiste parte sinistra, o parte destra, la classifica è intera e si continua a scendere senza sosta.
Andiamo alla cronaca, anche se c’è poco da dire. Con Stankevicius in Spagna, Zauri squalificato e Cacciatore out, non c’è ancora spazio per Accardi in questa difesa da cinque stelle: in centro è Rossi a far coppia con Gastaldello, Lucchini viene adeguato a sinistra. A centrocampo è Mannini il sacrificato, subito fiducia a Guberti, all’esordio come Storari in porta. Sull’altro fronte lo squalificato Mihajlovic si affida a Martinez, appoggiato dai vari Llama, Mascara e Ricchiuti. L’inizio blucerchiato è ottimo, e, già dopo 20 secondi, sfioriamo il vantaggio con Poli, servito in profondità da Cassano, ma il suo tiro-cross viene neutralizzato da Andujar e Silvestre. Gli etnei si chiudono a riccio e si affidano alle ripartenze, noi sfruttiamo poco e male le corsie esterne, ci affidiamo ai lanci lunghi e alle conclusioni da fuori, ma prima Cassano sbaglia il controllo su lancio di Gastaldello, poi Guberti non inquadra lo specchio della porta.
Al 13’ il match cambia binario: Rossi stende Mascara al limite, sulla palla va Llama che estrae dal cilindro una perfetta traiettoria a giro, la sfera s’insacca nel set, nulla da fare per Storari, il quale tocca inutilmente la sfera, ma si fa trovare impreparato; al momento della battuta dell’argentino, stava ancora mettendo a posto la barriera. Subiamo psicologicamente il colpo, entra in scena la paura e la confusione, attacchiamo in maniera improvvisata e generosa, ma costantemente sbattiamo contro il muro alzato dal Catania, in quanto si preferisce i fraseggi centrali e alle verticalizzazioni sugli esterni. Sono gli ospiti a sfiorare il raddoppio al 29’, quando, su errato disimpegno di testa da parte di Rossi, Martinez scaglia una sassata dal limite, la sfera sorvola di poco la traversa.
Collezioniamo un paio di corner e calci piazzati dal limite, ma la mira di Palombo e Ziegler non è quella dei giorni migliori, ma, fortunatamente, riusciamo a terminare la prima frazione in parità, grazie al penalty procurato e realizzato da Pazzini al 44’, strattonato da Silvestre su traversone di Lucchini dalla destra. Terminato il break, ritornano in campo le medesime compagini dei primi 45’, ma ben presto Del Neri cambia le carte in tavola, vedendo nessun cambiamento rispetto al recente canovaccio: fuori Semioli e Guberti, dentro Padalino e Mannini, cambiano i protagonisti sugli esterni al 56’. Lo svizzero si danna l’anima, ma finisce spesso per dare fumo agli occhi, Mannini si dà da fare, ma non incide. La manovra blucerchiata è lenta, prevedibile e imprecisa, il Catania regge senza grossi patemi e si affaccia dalle parti di Storari con una conclusione di Capuano nel corso di un calcio piazzato.
Andujar trascorre una giornata di discreta tranquillità, deve allungarsi su un tentativo da fuori operato da Ziegler al 72’ e su un’incursione di Mannini servito in profondità da Palombo. Per il resto nulla da segnalare, a parte un timido e confusionario forcing nel recupero, nel quale Pazzini tenta l’acrobazia in rovesciata, ma conquista soltanto un corner e Rossi, su punizione a giro di Cassano diretta al secondo palo, incredibilmente non inquadra da due passi lo specchio della porta. Per il Catania termina bene la settimana trascorsa a Genova, mentre la Samp è ancora alla ricerca della propria identità, ma il tempo passa e passa inesorabilmente.
SAMPDORIA – CATANIA 1-1
RETI: 13’ Llama (C), 44’ Pazzini rig. (S)
SAMPDORIA [4-4-2]: Storari; Ziegler, Rossi, Gastaldello, Lucchini (72’ Accardi); Semioli (56’Padalino), Palombo, Poli, Guberti (56’ Mannini); Cassano, Pazzini. (A disp: Guardalben, Tissone, Pozzi, Bellucci). All. Del Neri.
CATANIA [4-2-3-1]: Andujar; Capuano, Spolli, Silvestre, Alvarez; Izco, Biagianti; Llama (81’ Plasmati), Ricchiuti, Mascara (62’ Ledesma); Martinez (A disp: Campagnolo, Potenza, Morimoto, Moretti, Augustyn). All. Mihajlovic (in panchina Marcolin).
ARBITRO: Morganti di Ascoli Piceno.
AMMONITI: Rossi, Poli (S); Silvestre, Ledesma, Plasmati (C)
NOTE: spettatori presenti 23.000 circa, con 150 ospiti al seguito. Terreno in pessime condizioni. Pomeriggio freddo.
|di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 128 volte


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