Il periodo non è certo dei migliori. Due mesi senza vittorie, una squadra scarica, un campione stanco, un allenatore un po' confuso, tifosi che aggrediscono i giocatori, eroi del passato di nuovo positivi alla cocaina. Tutti i reparti sotto accusa, la difesa poca attenta, il centrocampo incapace di far girare la palla e l'attacco risparmiato, anche se non sempre, più per la paura che quei due cambino aria, piuttosto che per una reale convinzione riguardo la loro estraneità al momentaccio.
Da questa situazione, abbastanza surreale visto l'inizio di stagione, si potrebbe parlare all'infinito, contestando o magari restando in linea con la società, con la sua cultura del lavoro e del basso profilo, fondamentali per distinguersi nel calcio contemporaneo, ma non abbastanza efficaci per motivare i nostri beniamini. Dove cercare allora una consolazione, una giustificazione, una speranza che ci possa far guardare avanti con fiducia?
L'evoluzione del calcio moderno, quello dei milioni di Euro e delle TV ha portato con sé anche un nuovo tipo di gioco, veloce e potente, e un nuovo tipo di giocatore, in cui le capacità atletiche sono imprescindibili, a differenza di quelle tecniche. Il grande campione di oggi è quel giocatore in grado di unire ad una forza e una resistenza straripanti il surplus della qualità. Anche il nostro novantanove ha dimostrato più di una volta che la capacità di proteggere palla (vedi il gol contro il Palermo un paio di domeniche fa) vale tanto quanto quella di dribblare l'uomo su un fazzoletto o di agganciare un lancio di quaranta metri. Un po' tutti i calciatori fanno ormai della fisicità l'arma principale, si pensi all'Inter pluricampione d'Italia, o agli ultimi sciagurati derby di Genova.
Tutto ciò non è per forza un male, quasi tutti gli sport, anche quelli tradizionalmente più tecnici, si stanno evolvendo in questo senso. Il problema nasce quando una squadra non possiede una rosa in grado di far rifiatare i giocatori o, ancora peggio, quando “si sbaglia la preparazione”. Ma questa “preparazione” è davvero così pericolosa, in grado di rovinare un'intera stagione? O al massimo può servire ad essere in perfetta forma in un preciso momento del campionato piuttosto che in un altro, per racimolare quanti più punti possibile all'inizio, per fare un gran recupero alla fine, o per essere pronti in periodo di coppe e così via? Noi che preparazione abbiamo fatto? Puntavamo al grande inizio, e questo l'abbiamo capito tutti, ma poi?
Chiunque vada in campo ultimamente non è lucido, non importa il ruolo o il nome, manca quell'intensità che tutte le altre squadre sembrano possedere. Non si tratta di tattica, non si tratta di qualità ne di voglia, sembra più che altro un problema di fiato, di gambe, che impedisce ai nostri di competere ad armi pari per novanta minuti. Lo vediamo nella lentezza con cui vengono eseguiti i compiti più semplici come un appoggio in orizzontale o un cambio di gioco. Le ali non volano più perché non ne hanno, non perché non ci tengano, i mediani non sono lucidi semplicemente perché stanchi.
Per competere in questo campionato c'è bisogno di freschezza atletica. Sono convinto, ecco dove trovo la speranza, che entro le prossime due partite rivedremo la squadra di inizio stagione, con qualche nuovo innesto e tanta energia da spendere in campo. Non è più il calcio in cui si poteva giocare al cinquanta per cento, sopperendo con la tecnica, oggi il cento per cento è il minimo indispensabile per non sfigurare. Due mesi dovrebbero essere sufficienti ad un totale recupero atletico e magari, dato che sono stati due mesi di bastonate, potremo rimanere sorpresi vedendo quanta voglia metteranno in campo. |di Mauro Salvador - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 118 volte