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2010-02-05

Perchè ignorare la Francia? Inter, Milan e Juve: qui si risparmia


L'acquisto estivo da parte della Juventus di Fabio Grosso, proveniente dal Lione: è sostanzialmente questo l'ultimo affare sull'asse Francia-Italia, prima dell'arrivo, nelle ultime ore di mercato, del terzino sloveno Jokic, passato dal Sochaux al Chievo Verona. Ci aveva provato a lungo il Genoa, corteggiando il brasiliano del Bordeaux Fernando Menegazzo, a dar nuova linfa vitale ad un'arteria storicamente importante per la qualità della Serie A, ma che negli ultimi anni è stata troppo spesso trascurata: lo snobbismo tutto italiano nei confronti della Ligue 1 non fa che impoverire ulteriormente il nostro campionato da un punto di vista tecnico ma anche fisico ed anagrafico. L'origine è difficile stabilirla, ma potrebbe essere nel luogo comune del definire il massimo torneo transalpino poco competitivo o addirittura noioso, come fece Carlo Ancelotti in una conferenza stampa qualche anno fa: il danno è stato completato da un incomprensibile oscuramento a livello mediatico del torneo, visto che nessuna emittente di casa nostra ha acquistato i diritti televisivi della Ligue 1. Nessun giocatore che milita in Serie A è in odore di partire per il Sudafrica con la spedizione di Domenech, una squadra ad oggi poco cementata e che ha faticato nelle qualificazioni, ma con buoni margini futuri: in Bundesliga si godono Ribery, in Premier Anelka piuttosto che Evra, in Spagna Benzema ed Henry, in Italia al massimo Mexes e Trezeguet, entrambi con scarne possibilità di rientrare tra i convocati. Ripensare ai tempi in cui, nell'undici titolare nella finale di Saint-Denis contro il Brasile, ben sei giocatori militavano o avevano militato in Italia (Djorkaeff, Desailly, Zidane, Thuram, Karembeu e Deschamps) a cui andavano ad aggiungersi Candela, Blanc, Boghossian e Dugarry in panchina (più Trezeguet e Vieira che sarebbero arrivati anni dopo), è decisamente strano. Esemplificativo del peccato originale di molte società, il caso Gourcuff-Milan: l'ottima intuizione di Ariedo Braida ed i buoni uffici transalpini di qualche procuratore amico di via Turati portano in Serie A uno dei migliori talenti delle Nazionali giovanili francesi, che puntualmente in Italia viene bruciato per poi tornare una stella di livello internazionale con la maglia del Bordeaux, almeno ancora per poco. I Gourcuff di oggi si potrebbero chiamare Gervinho, Moussa Sissoko, Loic Remy, Jires Kembo-Ekoko, Juan Pablo Pino, Nicolas N'Koulou: nomi che poco dicono forse al tifoso medio del "Bar dello Sport", ma che migliorerebbero sensibilmente la situazione di molte squadre di casa nostra, anche tra le big, soprattutto in prospettiva. In Francia infatti non c'è il timore di far esordire e giocare i giovani: questione di cultura a partire dalla Federazione (Clairefontaine dovrebbe dire qualcosa), di politica, visto che molti giocatori africani di nascita o di origine hanno un ambientamento sociale a 360°, di strategia economica, visto che puntare sui giovani rende nel presente, tenendo basso il monte ingaggi, e soprattutto nel futuro, quando si può monetizzare il prodotto "fabbricato in casa". In altri Paesi, Inghilterra in primissima fila, gli addetti ai lavori hanno compreso da tempo le potenzialità di questa miniera di talento grezzo a buon mercato ed addirittura hanno deciso di scavare ancora più in profondità: da qui nascono i "saccheggi" (a volte onesti e legali, altre meno) dei settori giovanili da parte di squadre come Arsenal, Chelsea, Manchester United e Liverpool che hanno saputo portare Oltremanica, con pochi euro o addirittura zero, talenti come Gael Kakuta, Armand Traorè, David N'Gog, Gilles Sunu, Francois Coquelin e simili. Un fenomeno "borderline" che non ha impedito però la giusta continuità ai vivai delle squadre ed anzi ha globalizzato il calcio francese, rendendolo un efficace esportatore di talento, ma anche importatore dal Continente Nero. Ovviamente la chiave alla base di tutto resta lo scouting, l'unico strumento utilizzabile per ottimizzare il rapporto costo/talento: eppure anche società italiane come Fiorentina, Udinese, Catania e Siena, che per bravura dei loro dg o minuziosa costruzione di una rete di osservatori, lo utilizzano, stranamente tendono ad ignorare la realtà transalpina, mirando a mercati più esotici ed alcune volte più cari. L'Inter non avrebbe potuto trovare l'equivalente di Mariga (che fino a due anni fa giocava in Svezia) in Ligue 1, con il maestoso Sissoko? Il Milan, invece di riciclare Mancini e tentare l'ennesimo miracolo di MilanLab, non avrebbe potuto puntare su Gervinho piuttosto che sul sempre più strabiliante Eden Hazard? La Juventus può davvero ritenersi soddisfatta della sua difesa tanto da ignorare Sakho, N'Koulou ed altri prospetti su cui lavorare per ridare solidità futura al reparto? Insomma troppo facile poi sognare di prendere Evra, Benzema, Ribery, Gourcuff ed accorgersi di non avere la materia prima per competere con la potenza economica estera: forse basterebbe semplicemente chiedersi se giocatori simili sono nati sotto al cavolo oppure cresciuti, maturati e migliorati in un contesto in cui costavano meno di un logoro 30enne dall'ingaggio faraonico della Serie A.
|di Francesco Letizia - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 141 volte


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