Chi conosce Zaccheroni lo stima per come persona e professionista, ma francamente non lo si invidia. Come si potrebbe desiderare la panchina più in bilico d'Italia? Guardando il volto di Zac si trasfette un profondo senzo di solitudine, come quella che gironzolava intorno a Ciro Ferrara, responsabile di parecchi pasticci. Per capire veramente la crisi dovremo partire dalla scollatura fra lui e la società, incapace di licenziarlo prima, rimediando con l'arrivo di Bettega, ma fu solo una cura inutile, come le numerose visite di Jonh Elkann e Jean Claude Blanc a Vinovo. Non hanno prodotto benefici, perchè i calciatori non volevano sentire le loro buffe voci. La presenza, infatti, non si misura nella presenza fisica, ma nella linea seguita. Ad esempio affidarsi ad un allenatore interno invece di appaltare all'esterno l'intera guida tecnica di una società. Ancora più clamoroso il licenziamento precoce di Ranieri. Un autogol clamoroso, vedendo i risultati che il CT romano sigla con la Roma. I tempi, la modalità, l'eccessivo spazio lasciato alla critica: tutto sbagliato. E ancora peggiore l'estate, con la decisione di affidare a Ciro il compito di anti-Inter. In quella situazione sarebbe stato difficile anche per Capello, figuriamoci per un allenatore inesperto. Disastro che continua con gli acquasti di Grosso, Melo, Diego, il ritorno di Cannavaro fino all'innesto di Candreva. Ormai si sa, questo non ha funzionato. Sbagliare è illecito, ma un grande manager non se lo può permettere. |di Loollo - Fonte: www.calciomagazine.net| - articolo letto 138 volte