Kuranyi: Juve, ma che senso ha? Ranieri-Nicchi agli antipodi. Lippi si supera: Ignora Balogol
Il bello della diretta arriva, come al solito, da casa Juve. Della serie: al peggio potrebbe non esserci fine. Se la famiglia Agnelli non interviene al più presto, se non arrivano un direttore sportivo, un direttore generale, un capo degli osservatori, eventuali e varie, al peggio per la Juve potrebbe non esserci fine. Appunto. L'operazione Kuranyi, ormai ben impostata, è la sintesi dell'improvvisazione e della superficialità strisciante. Kuranyi non è il mio attaccante preferito, ma questo potrebbe non interessare. A me non piace, a te sì, soni gusti. Non è un brocco, sia chiaro, ma neanche un number one. In ogni caso è un'operazione senza logica, se non fosse perché a parametro zero. Senza logica perché hai Amauri, Iaquinta, Trezeguet, Giovinco, Diego, Del Piero e Immobile: se proprio dovessi pensare di prendere un altro attaccante, beh allora sarebbe il caso di andare su un numero uno (Dzeko), un numero due (Adriano) o un numero tre (Pazzini). Non in ordine di preferenza o di valore, ma in ordine di competitività: stiamo parlando di attaccanti da primi tre posti. Se prendi Kuranyi perché è un affare a parametro, il discorso può cambiare: di sicuro farai una plusvalenza. Ma sarebbe bello se la Juve anticipasse tutti su un difensore (esempio Bonucci), a meno che il prossimo consiglio di Lippi non comprenda un altro over trenta alla Cannavaro o alla Grosso, con tutto il rispetto per due campioni del mondo. Sarebbe il caso che la Famiglia intervenisse al più presto, è già abbastanza grave che non lo abbia fatto per evitare che non arrivi un sesto o settimo attaccante discreto ma non indispensabile, strategie che appartengono all'improvvisazione strisciante che imperversa da quelle parti. Al mio amico Zaccheroni, lo conosco da tempi non sospetti, da quando doveva risalire la corrente di una penalizzazione a Cosenza, chiedo soltanto di resistere. Tra un po', alla prossima sconfitta, sarà processato per direttissima. Nel frattempo Secco avrà acquistato l'ottavo attaccante, se non lo fermeranno in tempo utile.
Mi chiedono di aggiornare le percentuali quarto posto: non mi sembra il caso, ma di sicuro il Palermo ha messo un bel paletto con l'impresa di Torino. Delio Rossi è ben impresso nella mia mente, ci ho scritto un libro dopo la memorabile impresa con la Salernitana: poche parole, molto lavoro, andavo a trovarlo per chiedergli di raccontarmi la sua vita, gli dovevo strappare le parole con le tenaglie. Oggi Delio è tra i primi cinque allenatori italiani (non chiedetemi la classifica, ci sarà tempo e modo), ha sbagliato soltanto a perdere un po' di tempo a Roma alla corte di Lotito, si è presentato a Palermo con la solita – straordinaria - cultura del lavoro. Contrariamente al suo predecessore Walter Zenga che aveva promesso lo scudetto, bim-bum-bam. Ma quant'è bello lavorare con il profilo basso, lasciando al campo la sentenza giusta, senza riempirsi la bocca di parole a sproposito. Delio Rossi ha dato sostanza, concretezza, organizzazione e personalità: studia di notte e di giorno, respira e mastica calcio 24 ore su 24. Non so se il Palermo arriverà quarto, di sicuro ne ha i mezzi per resistere. So qual è il risultato della sfida indiretta tra i due allenatori che si sono dati il cambio su quella panchina: Delio Rossi 5-Zenga 0. Ma potrebbe essere un risultato da aggiornare molto presto. Rossi ha sganciato Hernandez, sta studiando Pastore nei dettagli, sta lavorando duro su Cavani, riempie di coccole Miccoli senza rinunciare alla sostituzione se deve proprio farla. Ma Fabrizio è un ragazzo dolcissimo, si incazza e si placa due minuti dopo: non ci sono problemi. Se poi dipinge quelle traiettorie come all'Olimpico di Torino, prima o poi gli dedicheranno una statua fuori dal "Barbera". Ormai Miccoli sente quasi quella maglia (rosanero) come una seconda pelle.
Avremo tempo e modo di parlare di mercato, senza proporre cinquecento nomi al giorno: lasciamo questo privilegio a chi in queste settimane intende divertirsi così, auguri. Ma nel frattempo non posso fare a meno di segnalare due-tre cose: Moratti riempie di elogi Mourinho, il che lascerebbe pensare che il portoghese resterà all'Inter anche nella prossima stagione. In realtà, per via di quella clausola che consente ad entrambi di liberarsi, bisognerà vedere come e quanto Mou avrà voglia di accompagnarci: si sente offeso, non condivide troppe cose, la situazione resta aperta a qualsiasi epilogo. Spero che il Napoli stia davvero pensando anche alla prossima stagione dopo gli errori commessi a gennaio: prendere Dossena dopo una lunga inattività è stato un altro passaggio abbastanza a vuoto, infatti Dossena ha bisogno di tempo per ritrovare la condizione. Fossi in De Laurentiis, andrei senza indugi su Matri, davvero un attaccante pronto per una fantastica platea come quella napoletana, ma la concorrenza non mancherà. Devo una risposta ai tantissimi lettori che mi scrivono per sapere se ho cambiato idea su Denis. La mia risposta: non l'ho cambiata, nel senso che Denis è uno straordinario ariete quando entra in corsa, cambia pelle alla partita e fa la differenza. Ma il Tanque deve dimostrare di essere competitivo quando parte da titolare, forse è condizionato dalle troppe pressioni e stecca. Il discorso vale per Huntelaar (e anche qui rispondo a tanti quesiti): io non discuto le sue qualità negli ultimi venti metri, buonissimo attaccante d'area, ma ha bucato Milan-Manchester, una partita che non avrebbe dovuto bucare. Nel frattempo, le mie congratulazioni a Claudio Ranieri per l'ineccepibile fair-play dopo Napoli-Roma: a caldo gli hanno chiesto un giudizio sul fallo da rigore di Mexes (inesistente, ma in precedenza ne avevano negati un paio alla squadra di Mazzarri), un altro istintivamente avrebbe segnalato il grave errore di Rizzoli, l'ottimo Claudio ha stemperato, ha fatto i complimenti al diretto interessato, lo ha giustificato. Abbiamo bisogno di momenti così, ma non abbiamo bisogno di vertici arbitrali così inadeguati. Domanda semplicissima da cinquanta centesimi: cos'ha fatto di buono l'esimio Nicchi da quando si è insediato alla presidenza? Risposta semplicissima da cinquanta centesimi: nulla. Ha promesso una maggiore visibilità mediatica e non ha mantenuto, ha messo il pilota automatico, dice quasi che gli arbitri sono dei santi, condanna la moviola, ma era davvero il caso di nominare Nicchi? Io mi ricordo di Nicchi per una serie di abbagli, arbitrava e sbagliava parecchio, quasi da consegna domenicale del Tapiro d'oro.
Quando parla di Balotelli il nostro amico commissario tecnico - al secolo Marcello Lippi - prende tempo, dice che arriverà il momento giusto, che non bisogna avere fretta, che il processo di maturazione, bla-bla-bla. Balotelli è l'unico attaccante non bloccato su un ruolo che può diventare il Franco Boselli della situazione in Sudafrica. Franco Boselli era il sesto uomo della squadra di basket di Milano, quando entrava metteva dentro due o tre tiri e la partita cambiava, aveva una mano caldissima. Balotelli dovrebbe come minimo partecipare alla spedizione: quando dico che è l'unico attaccante non bloccato su un ruolo, intendo specificare che può giocare in diverse zone del campo negli ultimi quaranta metri e che ha i mezzi per essere devastante. Come? Con una sgommata, con un assist, con una sberla da trenta metri, con una punizione all'incrocio dei pali. Se Balotelli fosse brasiliano o argentino, inglese o tedesco, avrebbe di diritto un posto tra gli azzurri che contano. Nel nostro caso deve farsi le ossa nell'Under 21 perché – dicono – non è pronto, ci vuole tempo, abbiate pazienza. Ma, caro Lippi, possibile che ci debba essere un problema al minuto? Possibile che le cose più semplici, figlie della meritocrazie e delle sentenze del campionato, diventino impossibile? Possibile se Ambrosini resta a casa, malgrado oggi sia – nel suo ruolo – il migliore in circolazione. Vinciamo il Mondiale in Sudafrica, tifiamo Italia sempre, ma poi per favore voltiamo pagina: Lippi vada dove vuole: alla Juve, all'estero, a Sanremo. Ma ignorare Balotelli sembra la storia di quel marito che per fare un dispetto alla moglie…
Rapidissima ricognizione in serie B per due storie davvero incredibili. Cosa propone il presidente Cestaro a Padova? Dice che se la sua squadra non vincerà contro il Gallipoli porterà i libri in tribunale, sic. Bene, ottimo sistema: se c'è una possibilità che il Padova si riprenda, dicendo così quella possibilità rischia di svanire. L'ottimo Cestaro pensa che dicendo così i giocatori avranno una reazione spettacolare ed eventualmente si prenderà i meriti dei tre punti? No, non si può ragionare così. Cestaro è un appassionato, ci ha messo la faccia e i soldi, ha sprecato milioni di euro per tanti anni senza fare i playoff in Prima Divisione, ma avrebbe potuto risparmiarsi quest'uscita senza senso. Il discorso vale per il Comandante Camilli a Grosseto che non contento degli errori della scorsa stagione (da Gustinetti ad Ezio Rossi per poi richiamare il Gus un mese dopo) continua nella sua campagna di destabilizzazione. La domanda è: Camilli pensa che il Grosseto debba vincere il campionato senza passare per i playoff? In tal caso, è giusto che decida in libertà, senza limiti. E' il padrone, non deve giustificarsi. Ma se l'anno scorso non avesse esonerato Guistinetti chi può dare per scontato che non avrebbe conquistato il terzo posto, trampolino ideale per avere qualche (enorme) privilegio in più nella famosa lotteria che ha poi premiato il Livorno (terzo)? |di Alfredo Pedullà - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 149 volte