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2010-03-07

Nostalgia di FantAntonio


Sull’assenza di Antonio Cassano dai terreni di gioco, iniziata il lontano 24 gennaio ad Udine, abbiamo sentito di tutto e di più. Sampdorianews.net si è limitata a riportare le dichiarazioni ufficiali dei diretti interessati, ignorando, nel modo più assoluto, le cattiverie mediatiche e le bufale, diventate per tanti prima leggende metropolitane, poi addirittura quasi certezze, circolate nei confronti del talento barese.
Non provo sinceramente meno sdegno nei confronti di chi ha diffuso lo slogan “La Samp vince, perché manca Cassano”, oppure “Era Cassano il problema della Samp” e via dicendo. A chi sostiene tale filosofia dovrebbe essere consigliato di assumere vitamine, fosforo per allungare la propria memoria, oppure acquisire la consapevolezza che la realtà non è soggettiva, ma è caratterizzata da quanto avvenuto nel presente e nel passato.
Chi magari critica comunque il fantasista blucerchiato, a prescindere che giochi e incanti, o rimanga escluso, fa parte della massa di tuttologhi calciofili che hanno sostenuto per mesi lo slogan “Antonio in Nazionale”, oppure trovavano il pelo nell’uovo anche quando, ed è capitato molto spesso, il numero 99 doriano era decisivo a suon di goal e assist.
Fossimo a Roma, o Madrid sarebbe già venuto fuori tutto da tempo, qui è diverso, non so se per l’assoluta bravura della società, se per l’incapacità della stampa, o semplicemente per la maturità di Antonio Cassano. Molto probabilmente la verità, presunta o tale, non verrà mai fuori, lasciamo spazio ai fatti, è quello che possiamo fare. La Samp ha dato spettacolo fino ai primi di novembre, ha sconfitto l’Inter, è stata prima in classifica, poi ha perso terreno, prima per incredibili torti arbitrali subiti con Parma e Lazio, poi per un clamoroso e improvviso calo psico-fisico, Antonio era sempre stato in campo, trascinatore nel bene, predicatore nel deserto quando le cose non andavano nel verso giusto.
Ad Udine Del Neri, messo al muro da buona parte dei mass – media, ha voluto dare una scossa, il risultato gli ha dato ragione, ha consolidato la propria posizione, isolando il giocatore più rappresentativo, più famoso, più dotato tecnicamente. Ha ragione anche Fascetti, le vittorie vanno anche valutate per come sono state ottenute: ad Udine la squadra ha dato una grande capacità di reazione alle avversità, ma se Sanchez non sviene davanti alla porta, Gastaldello viene espulso e dato il rigore ai friulani, sarebbe stato il definitivo crollo.
Sono andato a Siena, è vero i toscani, come dimostra la loro netta ripresa delle ultime giornate, si giocavano tutto e avevano il coltello tra i denti, ma abbiamo visto una Sampdoria nettamente al di sotto delle proprie possibilità, pochissimo gioco, fortunata negli episodi (vedi il goal di Pozzi e quello divorato da Calaiò). Con l’Atalanta tutti hanno avuto la prova che il Chevanton ammirato a Lecce è ormai un lontano parente, altrimenti non si sarebbe mangiato due goal già fatti.
Con la Fiorentina invece abbiamo assistito alla partita perfetta per compattezza di squadra, dinamismo, qualità, abnegazione e gioco, tutti in piedi. Se una persona però non è prevenuta e capisce un minimo di calcio, si renderà conto che gran parte di quelle partite le avremmo vinte anche con Cassano. Qualcuno potrebbe controbattere: a Marassi con il Catania, Cassano era in campo e abbiamo pareggiato 1-1.
Vero, ma se andiamo a vedere le gemme realizzate da Antonio a Livorno e in casa con il Palermo, si capisce che lui, anche se magari demoralizzato per l’esclusione dal giro azzurro e dall’involuzione della squadra, c’era, poi è indubbio che sono il primo a chiedergli un sufficiente lavoro in copertura al servizio della squadra, un rendimento più consono e continuo rispetto alle sue qualità. Lui ha subito un’involuzione mentale, fisica, motivazionale come il resto della squadra, ma se la difesa faceva acqua da tutte le parti, le ali non esistevano più, a centrocampo non si lottava, non poteva vincere da solo le partite.
Cosa è cambiato nel frattempo? Dato che mi rifiuto nel pensare che la squadra fosse contro Cassano, come dimostrato dall’influenza del gruppo nel convincerlo a restare a Genova e dai benefici trasmessi ai suoi compagni, basta citare gli esempi di Mannini e Pazzini abbonati al goal anche grazie alle sue giocate, bisogna cercare altrove le motivazioni di quel cambiamento. Probabilmente qualcuno si sentiva già arrivato e ha volato con i piedi troppo lontani da terra, probabilmente il gruppo ha subito un calo fisico, oppure qualcuno era privo della necessaria responsabilità e si affidava troppo alle giocate del campione, tanto, nel bene e nel male, i complimenti o le critiche erano sempre indirizzate nei confronti di quest’ultimo.
Del Neri e la squadra sono stati bravi ad uscire da un periodo di assoluta difficoltà, nel quale sono state sfornate prestazioni indegne, in primis il derby (chi afferma come Cassano sia sempre stato abulico nelle stracittadine ,gli consiglio di ammirare gli slalom in versione Tomba in occasione del derby vinto con goal di Maggio), tramite l’unità di gruppo, il ritrovato gioco sugli esterni e la smaniosa voglia di lottare, caratteristiche improvvisamente smarrite da tutti i protagonisti.
Per portare la Samp in alto c’è bisogno di tutti: ben venga il Pazzo a farci godere, ben venga Pozzi, simbolo della ritrovata cattiveria (magari un giorno qualcuno ci spiegherà perché è rimasto a scaldarsi in panchina da settembre a gennaio, anche quando vincevamo con tre, o quattro goal di scarto), ma, appena si sarà definitivamente ristabilito, c’è bisogno come il pane di FantAntonio. La sua gente ha bisogno di lui, della sua classe, dei suoi tocchi “no look”, dei suoi goal e dei suoi assist.
Se qualcosa è davvero successo, siamo dinanzi a gente super vaccinata, si può e si deve fare un passo indietro per il bene della Sampdoria, qualcuno si dimostrerà leader, come testimoniato dalla decisione di restare a Genova quando il trasferimento alla Fiorentina sembrava cosa fatta, spiazzando chi non credeva più in lui, qualcun altro, oltre che sotto il profilo tecnico-tattico, darà ampie garanzie anche in termini di gestione dei campioni dotati di estro, personalità e sregolatezza.
Non tutti sono d’accordo nel valutare Mourinho sotto il profilo essenzialmente tecnico, ma è indubbio come il portoghese sia un maestro come motivatore e gestore di un gruppo ricco di campioni e personalità difficilmente compatibili. Come ha stimolato Balotelli al momento del suo ingresso contro il Chelsea, è l’emblema: Mourinho l’ha caricato, il giocatore non lo ha tradito in campo. Nella corsa europea della Samp c’è bisogno di tutti: società, squadra, tecnico, tifoseria e quella buona dose di genio e sregolatezza tanto amata da chi vuole bene al calcio.
|di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 144 volte


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