Una grossa mano arriva dagli altri campi e non sono assolutamente d'accordo con chi sostiene che l'Atalanta deve guardare solo a se stessa.
Pensate per un secondo a come sarebbe oggi la classifica se la Lazio avesse vinto. Ecco, staremmo qui a preparare la cerimonia funebre, i tavoli per i processi e l'invio degli avvisi di garanzia ai vari presunti responsabili.
“A Parma per la svolta” e “A Parma per vincere” si diceva in settimana e come da 6 mesi a questa parte, alle parole non sono seguiti i fatti. Una sconfitta, magari non meritata come altre, ma sarebbe disonesto star qui a parlare di Mirante miglior in campo o le due occasioni gol mancate per recriminare l’ennesimo risultato negativo.
Il problema in zona gol è allarmante, due gol in sette partite la dice lunga sulle speranze di salvezza per i nerazzurri, le altre squadre subiscono tre gol ma ne fanno altrettanti, l’Atalanta ne subisce uno ed è finita la partita indipendentemente dal minuto in cui lo subisce.
Ora sembra che dobbiamo crederci per non passare per gufi o non attaccati ai colori nerazzurri. Il tifoso fa bene a crederci e deve continuare a farlo, ma per definizione il tifo non è obiettivo e noi qui dobbiamo cercare di analizzare la situazione in maniera del tutto distaccata e professionale.
La sconfitta della Lazio fa tenere l’Atalanta attaccata ad un filo di speranza, ma la sensazione è che la Lazio la prenderanno più facilemte Livorno o Siena e non l’Atalanta, se continua su questo passo.
Vigileremo sul campionato per evitare che il responso del campo non venga inquinato dai palazzi del calcio, ma ad oggi siamo l'unica squadra che non può recriminare per un espisodio arbitrale a sfavore, tutte le partite fin qui disputate dall'Atalanta, hanno rispecchiato fedelmente il risulatato del campo.
Mancano 10 partite, le prossime due in casa, ma poi avete dato un’occhiata al calendario? Fuori casa se non vinciamo a Parma difficilmente lo faremo a Torino, Napoli, Roma e Milano.
In casa ci aspetta uno spareggio con il Livorno domenica, dove ci troveremo di fronte una squadra con il diavolo in corpo, che verrà a Bergamo con la disponibilità di due risultati utili, viceversa l’Atalanta deve solo vincere, se non lo farà, la partita interna due giorni dopo con il Cagliari potrebbe solo essere la celebrazione ufficiale del funerale. Non sarà retrocessione matematica, ma è come se a scuola, a un mese dalla fine dell'anno si avessero tutti 4 in pagella, la bocciatura è assicurata.
In casa poi avremo Siena che ha pareggiato a Torino e ci ha agganciato in classifica, poi la Fiorentina, squadra che con l'esclusione dalla Champions, ora punta dritto a riconquistare un posto utile per l'Europa. Poi arriverà il Palermo e vedremo che obiettivi avrà da raggiungere.
E’ lodevole la rincorsa dei tifosi a crederci ancora e noi ci accodiamo, non costa nulla farlo, però francamente ora devono crederci quelli che scendono in campo, perché oggi si è vista ancora una volta la squadra che gioca come se la salvezza fosse già raggiunta e con la totale assenza di cattiveria agonistica alla ricerca del gol con tutti i mezzi possibile.
Invece il gioco sulle fasce sembra l’unica via d’accesso alla parta avversaria, ma è un gioco prvedibile e per niente fruttuoso.
DONI: Non vogliamo giudicare l’utilità del gioco di Doni, poco incisivo da troppo tempo, andava trovato un sostituto all’altezza nel mercato estivo e invernale, invece Doni è e rimane (purtroppo) insostituibile, ma il suo comportamento non può più essere compreso o fatto passare come attaccamento alla maglia.
No, l’attaccamento alla maglia non lo si dimostra facendoci espellere per proteste con la squadra sotto di un gol a 20’ dal termine o prendendo a testate l'avversario di turno, facendo vergognare padri di famiglia con i propri bambini allo stadio (molte testimonianze mi sono arrivate in redazione). Vuol dire dare una doppia mazzata ai compagni e all’allenatore che gli continua, nonostante tutto, a dargli fiducia.
Se farsi espellere vuol dire attaccamento alla maglia, allora finiamo le partite in tre così usciremmo tra gli applausi.
No, non è più tollerabile, Doni stesso deve capire che non può giocare con questo nervosismo pronto ad esplodere al primo episodio sfavorevole, mettendo in difficoltà la squadra che priva del suo capitano si arrende prima ancora del termine della partita. Doni è il capitano e deve aiutare i compagni a mantenere la calma e la lucidità in campo, mentre lui è il primo a creare scompiglio.
Ora per squalifica resterà fuori e comunque dovrà restare vicino ai suoi compagni, ma in campo ci vadano altri giocatori, perseguibili per scarso rendimento, ma lodevoli per sportività e impegno in campo.
Doni prenda esempio da Manfredini, ottimo rendimento in campo e comportamento esemplare, raramente ammonito malgrado ricopra il ruolo di difensore centrale.
SILENZIO STAMPA E RITIRO: I tifosi invitano la squadra a far silenzio stampa, per evitare altre dichiarazioni irritanti, ma francamente non penso che il silenzio possa modificare qualcosa.
Mentre riteniamo più utile un ritiro lontano da Bergamo per rimanere lontano dalle inevitabili critiche e polemiche che si scateneranno fin da domani sui giornali, tv e tra i tifosi.
SOLUZIONI: Io non ne ho, il modulo di oggi (4-3-1-2) lo adoro, l’ho sempre sostenuto, ma è chiaro che non possiamo più accusare i nostri attaccanti di essere scarsi se non gli arrivano palloni giocabili. Negli ultimi 30 metri l’Atalanta sparisce, si scioglie come neve al sole e butta paloni in area come se li buttasse giù da un burrone. Acquafresca, Tiribocchi, Amoruso e Chavanton sono tutti scarsi? Non esageriamo e non gettiamogli la croce addosso, se gli attaccanti non segnano le colpe vanno cercate in tutti i reparti, siamo una squadra? bene, allora che tutti si assumano le proprie responsabilità.
Nei miei scarsi studi di psicologia sportiva, posso consigliare ad ogni singolo giocatore di guardarsi dentro, pensare quanto la dirigenza, la città e i tifosi tengano a questa squadra come un valore importante e fiore all’occhiello di Bergamo. Mettetevi una mano sulla coscienza e prima di andarvene, fate il possibile per trovare dentro di voi la rabbia e l’orgoglio per giocare le prossime 10 partite come se fossero le ultime della vostra carriera. Se siete davvero attaccati e uniti intorno al vostro capitano, regalategli una promozione per coronare una carriera stellare in maglia nerazzurra. Volete farlo smettere con una retrocessione come ultima immagine impressa nei suoi occhi? |di Luca Ronchi - Fonte: www.atalantanews.com| - articolo letto 118 volte